di Francesco Manetti
Dopo la prima e la seconda avventura di Lapo & Baldo, due ragazzini che risolvono misteri nella Firenze medievali, eccovi ora il terzo - e per ora ultimo - episodio (che sembra quasi uno scarto di soggetto per Scooby-Doo)! Scrissi questi tre raccontini nella prima metà degli anni Novanta, per una serie di libriccini illustrati per bambini dai 9 agli 11 anni - serie che purtroppo non partì mai... Il primo lo pubblicai sulle note di Facebook; il secondo e il terzo sono rimasti assolutamente inediti, fino all'apparizione sul mio blog Ultimo Istante. Buona lettura. (F. M.)
Le avventure di Lapo & Baldo, ragazzi medievali - 3a parte
IL FANTASMA DELL'ANFITEATRO
"Quando Firenze
si chiamava ancora Florentia", spiega il maestro Brunetto
Cavalcanti alla scolaresca di cui fanno parte anche Lapo e Baldo,
"esistevano molti edifici oggi scomparsi. Tra questi lo stupendo
anfiteatro romano capace di ventimila posti: se ne può fare ancora
il giro percorrendo quelle viuzze curve subito dietro Porta della
Pera. La leggenda vuole che il fantasma dell'ignoto architetto che lo
progettò circa 1200 anni fa vaghi ancora nei sotterranei delle case
che oggi coprono la sua opera. Da qualche mese molti degli abitanti
della zona sono fuggiti spaventati da grida disumane e terrificanti
che vengono dal sottosuolo soprattutto di notte. Bene, anche per oggi
la lezione è finita. Ci vediamo domani".
Per strada Lapo e
Baldo commentano quanto udito in classe.
"Che ne dici,
Lapo: ci andiamo oggi pomeriggio a vedere dalle parti di Via Torta?
Forse abbiamo la fortuna d'incontrare lo spettro!"
"Sì, sarebbe
emozionante, ma dobbiamo stare attenti a non farci sorprendere dal
buio, non tanto per il fantasma, quanto per la ronda delle guardie.
Lo sai cosa capita a chi non rispetta il coprifuoco..."
"Non ti
preoccupare, non faremo tardi. Ci vediamo dopo pranzo a casa mia".
"A più tardi,
allora".
Qualche ora dopo i
due amici sono già a osservare le curve pareti delle case edificate
sull'antico perimetro dell'anfiteatro. Le abitazioni abbandonate conferiscono al posto un'aria tetra. Il silenzio è palpabile e solo
degli occasionali rumori di stoviglie confermano che qualcuno più
coraggioso degli altri non se ne è ancora andato.
"Brrr... da
quando siamo arrivati mi si è accapponata la pelle. Eppure non fa
freddo", dice Lapo.
"Ho i brividi
anch'io, ma mi consolo pensando a come ci invidieranno i nostri
compagni quando sapranno che siamo stati qui. Cominciamo da là!"
Baldo indica quello
che fino a pochi mesi prima era stato l'ingresso di un fiorente
negozio di fabbro. I due entrano in punta di piedi in quei locali
anneriti dal fumo camminando sui pavimenti coperti di fuliggine.
"Che tristezza,
Lapo. Quel pover'uomo se ne è andato così in fretta che non si è
potuto portar dietro tutti i suoi attrezzi. Guarda qua: un martello,
due pinze, un attizzatoio... E non ha nemmeno chiuso a chiave la
bottega".
"Sarà meglio
farlo noi. Non vorrei che qualcuno, passando, ci vedesse e ci
scambiasse per ladruncoli.", dice Lapo chiudendo il portone.
"OOOOOOOOOOOOOOUUUUUUUUUUUUUUU!",
un grido che sembra provenire dall'Inferno fa sobbalzare i ragazzi.
"C-cosa è
s-stato?"
"N-non lo so,
L-Lapo. V-veniva da s-sottoterra!"
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAUUUUUUUUUU!"
"San Giovanni
aiutami tu! E' il fantasma! E stavolta il grido era più vicino. Sta
venendo quassù!"
"Presto!
Diamocela a gambe!"
"Accidenti! La
serratura si è bloccata! Che facciamo?"
"Non c'è un
secondo da perdere! Infiliamoci là!"
E in men che non si
dica Lapo e Baldo trovano rifugio in un pesante armadio di noce.
Sbirciando dagli interstizi delle assi che compongono il mobile i due
vedono apparire un essere ammantato di bianco che porta un calderone.
Lo spettro aggancia la pentola nella fornace del fabbro e accende il
fuoco.
"Che sta
facendo?" si domanda sottovoce Lapo "da quando in qua i
fantasmi hanno bisogno di cucinarsi la cena?"
"Ma che dici...
quell'attrezzatura serve per fondere i metalli... ma è la prima
volta che sento parlare di un spirito con il passatempo del fabbro."
"Ehi, ora che è
tutto intento nel suo lavoro, che ne diresti di provare di nuovo ad
aprire quella porta? Mica possiamo star qui dentro tutta la vita."
"Vabbè,
usciamo."
Quatti quatti i
ragazzi scivolano fuori dall'armadio e si dirigono verso la porta. I
loro sforzi sono inutili: nemmeno tirando in due riescono ad aver
ragione del chiavistello. Lo spettro, intanto, sembra aver finito di
preparare la fornace. Proprio in quel momento i ragazzi notano una
botola aperta e delle scale che scendono nei sotterranei. Senza
esitare si lanciano giù e si trovano di fronte a uno spettacolo
incredibile. Una decina di torce illuminano degli ampi soffitti a
volta e delle gradinate.
"Guarda, Lapo!
L'anfiteatro romano esiste ancora sotto le case moderne. Vedi quelle
colonne? Reggono il peso delle nuove costruzioni."
"Davvero
stupendo! E qua cosa c'è?"
In un angolo tre
barili pieni di soldi brillano alla luce tremolante delle torce.
"Santo cielo!
Sono fiorini d'oro! Saranno centinaia di migliaia! Ci potresti
comprare tutta Firenze!"
"Non credo,
Lapo", dice Baldo avvicinandosi a un tavolo di legno, "vedi
queste barre di metallo vile accanto ai lingotti d'oro? Servono per
fabbricare una lega pesante come l'oro e con lo stesso aspetto ma di
valore molto inferiore. E questi stampi...? Siamo capitati nel covo
di un falsario, altro che spettro! Con quella mascherata teneva
lontani i curiosi dai suoi loschi affari."
"OOOOOOOOOOOOOOUUUUUUUUUUUUUU!
CHI OSAAAAAAAAA?"
"Presto, appena
scende tiriamogli addosso un paio di questi!" dice Baldo,
lanciando a Lapo uno dei pesanti lingotti d'oro."
Il finto fantasma non
fa in tempo ad accorgersi di cosa succede che due mattoni dorati
lo centrano in fronte.
"Bene! Mi sembra
sistemato! Vieni, Baldo: leghiamolo a una colonna con questa corda e
poi andiamo a chiamare i bargellini. Sapranno loro come trattarlo".
Poco dopo il furfante
viene portato via in catene dai poliziotti del Bargello. Il capitano
si congratula con Lapo e Baldo.
"Bravi ragazzi!
Da tempo avevamo notato che circolavano dei fiorini contraffatti, ma
non ci immaginavamo certo che il falsario era lo spettro
dell'anfiteatro! Come ricompensa vi spettano cinque monete d'oro a
testa".
"Vere, vogliamo
sperare", dice Lapo.
"Appena sfornate
dalla zecca", dice il capitano, consegnando ai giovani
investigatori un tintinnante borsello di cuoio ciascuno.
Ecco cosa c'è di
vero nell'avventura che avete appena letto: il perimetro
dell'anfiteatro romano si nota ancora a Firenze, nelle vie presso
Santa Croce; i falsari esistevano anche allora e venivano puniti col
rogo. Il resto è tutta fantasia.
Francesco Manetti
Stamani mi son letto i tre racconti.
RispondiEliminaIl primo è quello che più mi ha affascinato: sarebbe bello se, con un taglio per "grandi", lo riprendessi.
Il secondo, è piacevole, come'è piacevole l'atmosfera delle Firenze del Medioevo, che sembra proprio nelle tu corde.
Il terzo, è simpaticamente ironico...
Anche questo racconto è molto piacevole. Secondo me hai inventato dei bei personaggi con un'ambientazione storica e geografica azzeccate. Vedrei bene anche un fumetto, magari disegnato tipo la sigla di Ballaro'
RispondiEliminaRingrazio Giampiero e Giovanni per l'interesse!
RispondiEliminaA distanza di anni mi accorgo anch'io che il primo raccontino è più strutturato degli altri due. Chissà perché...
Terrò di conto dei vostri suggerimenti.
Grazie di cuore,
Francesco