"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 1/5 - 1974/1975
Fra
il dicembre del 1974 e il novembre del 1983 venne pubblicata a
Firenze da Marco Tarchi una fanzine
politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce
della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento
polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che
recitava, cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao, Fascisti,
carogne, tornate nelle fogne.
In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con
foliazione varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica
(che facevano
riferimento alla
corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni
librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle
rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale
italiana, a tanta satira di costume e politica.
Copertina del n. 1, dicembre 1974. Disegno di Marchal con il celeberrimo Ratto Nero che esce dalle fogne |
Manifesto politico del 1972, con lo slogan antagonista |
Sul
giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (2014) sulla strage di Acca Larentia (gennaio 1978) e lo
stesso ideatore è ritornato più volte sull'argomento, in
interviste, filmati e soprattutto nelle introduzioni e nelle note
alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa) e
la seconda datata 2019 (copertina nera); l'omnibus del 2019 è quello su cui ci siamo
basati per stilare questa "cronologia ragionata" in sei puntate e per trarre le illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole); una
“cronologia ragionata” che si occupa però solo dell'aspetto
fumettistico del mensile, quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”,
lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla
striscia) umoristica di stampo “classico”.
N. 1 – Dicembre
1974 (“Tempo di golpe”)
In
copertina appare per la prima volta il Ratto Nero di Jack Marchal, che diventa fin dall'inizio
la mascotte della rivista; esce da una fogna urbana alzando un tombino e
dice: 30
anni sotto terra... per ritrovarmeli fra i piedi adesso!!
Il topo viene usato, da questo fascicolo in poi, anche per illustrare
la seconda pagina, quella dedicata alle recensioni, che si intitola
“Quando sento parlare di kultura” (il riferimento è alla frase
Quando
sento parlare di cultura metto mano alla pistola,
talvolta attribuita a Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda
durante il III Reich, talaltra a Baldur Von Schirach, capo della
Hitlerjugend): il film Il
giustiziere della notte,
il disco I
can stand a little rain
di Joe Cocker, il libro La
casa delle streghe
di Lovecraft (uno dei miti letterari di sempre della destra antagonista e radicale), la trasmissione Stasera
G7,
etc.
Anthracite di Macherot |
Il
Rat Noir di Marchal era ispirato al personaggio di Anthracite, il
topaccio nero e cattivo della serie a fumetti “Chlorophylle”,
capolavoro della scuola franco-belga realizzato a partire dal 1954 da
Raymond Macherot (1924 – 2008); questa versione “fascista”
nacque nella striscia “Les Rats Maudits” pubblicata dal 1973 sul
magazine giovanile della nuova destra francese “Alternative”, da
dove proveniva molto altro materiale per “La Voce della Fogna”. La rivista di Tarchi era infatti filiazione diretta della pubblicazione d'Oltralpe; questo fu spiegato a
chiare lettere nel 1975 in un annuncio pubblicitario (Ebbene
sì, lo ammettiamo. Inutile che le malelingue si accaniscano. La Voce
della Fogna, pur essendo scaturita dalla mente geniale di un cast di
topi di fogna made in Florence, è figlia naturale di madre
francese).
Marchal, classe 1947, giornalista, disegnatore, attivista e politico
francese (militante nello studentesco GUD, Groupe Union Défense, di
cui fu uno dei fondatori), in campo artistico non si è occupato solo
di fumetti, ma anche di musica “di area”, come cantante,
compositore, bassista e via dicendo, esibendosi tra l'altro sul palco degli
italianissimi “Campi Hobbit” e incidendo dischi nello Stivale,
una sorta di sua “seconda patria”, dove spesso partoriva le sue tavole.
Jack Marchal musicista su un manifesto spagnolo del 2016 |
La
“fogna” non fa venire in mente soltanto l'opposizione politica
tra “fascisti” e “antifascisti”, ma pure il gusto underground
di molti dei fumetti pubblicati da Tarchi sul suo foglio (a partire
dal ratto di Marchal), intendendo per underground
la corrente di fumetti alternativi e della contestazione che andò
per la maggiore negli Stati Uniti fra gli anni Sessanta e gli
Ottanta, Robert Crumb in testa, con Fritz the Cat, Mr. Natural e altro ancora. I
fumettisti underground
americani ricorrevano infatti molto spesso all'animale antropomorfo
per raccontare le loro storie “adulte”, in contrapposizione al
funny
animal
“per tutti” di stampo disneyano; l'ultimo grande nome di questa
scuola artistica è stato sicuramente Art Spiegelman con il suo Maus,
pietra miliare del comic
internazionale e parto di un maestro indiscusso nell'uso dei codici
del fumetto; come vedremo Marchal anticipa di un decennio abbondante il
modo in cui Spiegelman avrebbe sfruttato le potenzialità grafiche
del linguaggio-fumetto ai fini narrativi.
Manifestazione di Lotta Continua del 1971 dove viene inalberato un cartello col celebre slogan fognario |
Tornando
nelle cloache, ecco come veniva spiegato il nome della testata
nell'editoriale intitolato Oggi
le catacombe si chiamano fogne,
non firmato, ma probabilmente dello stesso Tarchi: Non
è retorica, dunque. È fiducia nel vero, nel vivo. È speranza che
da queste nuove catacombe salga una nuova voce, che parla di verità,
che infrange i vecchi dogmi, che dice a chiare lettere che
l'egalitarismo, il collettivismo, il materialismo, in natura, non
esistono e non potranno mai esistere. Che la viltà, l'intrallazzo,
il mercanteggiamento, l'egoismo non sono doti. Che solo il coraggio
di essere se stessi, la forza di respingere i falsi miti di
quest'epoca, la santa violenza della fede contro il dubbio, sono
concetti che vale la pena di vivere, fuori dalle astrazioni di un
mondo di carta stampata. La voce, dalle fogne dov'era stata
ricacciata, sale. E cresce: e presto sarà tanto forte da spezzarvi
le orecchie, servi del regno del denaro o dei formicai rossi. E non
vi basteranno le mani per turarvele, e non sentire. La voce della
verità farà giustizia di voi, definitivamente.
Nella
stessa pagina appare la prima striscia (anzi, la prima colonna, vista l'impaginazione delle vignette, una sull'altra) autoconclusiva della serie
“Agenti” di Enrico Tomaselli (quando ancora non era entrato nella
fase più attiva del suo impegno politico, con Terza Posizione): le vignette sono tutte
vuote e una voce dice: Vi
abbiamo illustrato il programma del nuovo governo di centro-sinistra.
In
realtà la striscia, che nelle prossime puntate rivelerà in parte
ispirarsi alla grafica di Alfredo Chiappori (agli antipodi
ideologici, matita di punta di “Linus”), non ha titolo e qui
viene indicata con la dicitura “Agenti” perché i protagonisti
sono spesso infiltrati, celerini, commissari, uomini dei servizi
segreti, etc., che agiscono in nome dello Stato per stanare il
“pericolo nero”, montando false piste e falsi attentati.
La prima striscia-colonna della serie "Agenti" di Tomaselli. Le tre corone sono la firma di Susanna Tre Re, autrice del lettering. |
Qua
e là, a indicare la stesura del lettering dei balloon e/o la traduzione dal francese all'italiano,
compaiono tre piccole corone disegnate a mano. Si tratta della “firma pittorica” di Susanna Tre Re (che più
avanti avrebbe scritto sul foglio che aveva contribuito a fondare vari articoli con lo pseudonimo germanico di Susanne Drei Könige).
Susanna era una giovane attivista "di destra" del Liceo Classico
Michelangelo di Firenze, la scuola che in città tutti chiamano “il
Miche”; nel 2010, diventata da tempo fortunata imprenditrice nel settore
delle slot machine, rimase uccisa durante una misteriosissima rapina,
a soli 55 anni. Così la descrisse in Rete una sua compagna di classe
e avversaria politica: Susanna
era una biondissima bella compagna del liceo ma era fascista, tanto
fascista, di quelle cattive che picchiavano duro,
mi
ricordo che a volte portava il pugno di ferro e lo usava.
Ogni
volta che arrivavo a scuola per fare volantinaggio lei chiamava i
suoi e io i compagni di Lotta Continua che avevano la sede proprio li
in via Ghibellina.
Ci
siamo combattute quasi ogni mattina a suon di spinte, grida, offese.
Però
c’era una sorta di “quasi rispetto” tra noi, in quella scuola
in poche facevamo politica, e questo è stato forse l’unico motivo
che ci ha impedito di farci veramente male.
Quando
ho saputo che è stata uccisa così freddamente per dei soldi
maledetti sono rimasta sconcertata disorientata e mi è dispiaciuto
tanto.
Questo fosco ritratto fu smentito dal nipote della Tre Re, e quella stessa "compagna" in parte ritrattò quanto affermato.
Splash panel di "Le trame nere" di Marchal, con traduzione dal francese all'italiano, e lettering, della Tre Re (vedi le tre corone in basso a destra) |
Un
altro signore, stavolta della stessa parte politica della Tre Re, ne
parlò invece così: Ho
conosciuto Susanna, parecchi anni fa, ai tempi del liceo e delle
“battaglie” politiche. Io ero “dalla sua parte”, allora, e ho
avuto modo di condividere con lei alcuni “scontri con il nemico”,
che a dire il vero oggi non amo molto ricordare, perché molte cose
sono cambiate profondamente, me compreso. Di lei ho comunque un bel
ricordo; non direi che fosse “cattiva”, nemmeno all'epoca, come
forse alcuni avversari potevano (e potrebbero, tutt'oggi, pensare);
era una “tosta”, quello si; la sua durezza, così insolita,
soprattutto in quei tempi, in una donna, era certamente oggetto di
ammirazione da parte di molti ragazzi che, come me, schierandosi
politicamente cercavano un’identità, e forse anche qualcos'altro.
Molti, come è stato detto, non sapevano bene perché erano
schierati, alcuni (e io ero tra questi) si preoccupavano invece di
capire le ragioni per cui “era giusto contrapporsi al nemico”, e
lo facevano con grande fede ed entusiasmo giovanile. Susanna era una
specie di “faro”; un punto di riferimento molto motivante per i
giovani che condividevano le sue idee. Ripeto, anche ricordandomela
ora, con i “filtri” che derivano dall'età, non credo proprio
che fosse cattiva. Direi anzi che sotto quella durezza nascondeva una
specie di luce.
La
Tre Re firma con le sue tre coroncine regali la traduzione dal francese all'italiano e il lettering dei balloon del fumetto Le
trame nere…,
disegnato da Jack Marchal. Alla sede
del S.I.D. cercano nuovi agenti segreti per seguire le piste nere
(che devono essere sempre, necessariamente nere); tra le referenze
necessarie per essere assunti, particolarmente apprezzate sono quelle
che dimostrano una parentela con i capoccioni della D.C.; un altro
aspirante spione viene immediatamente accolto nell'organizzazione una
volta appurato che ha fatto la resistenza con Don Lucky Luciano.
Nell'ultima
pagina una caricatura non firmata (di Saragat?) afferma: E
io vi garantisco che con i soldi dei tedeschi, le armi degli
americani e la benevolenza dei russi, il nostro paese sarà libero ed
indipendente!
Copertina del n. 2, gennaio 1975. Disegno di Marchal |
N.2
– Gennaio 1975 (“1975: L'Anno Santo”)
Copertina
di Jack Marchal, con le caricature di Gheddafi, dei signori del
petrolio e delle banche. Più avanti la prima striscia-colonna autoconclusiva
vera e propria della serie “Agenti” di Tomaselli: uno spione,
infiltrato dalla Questura fra i “neofascisti” (con l'incarico di
tirare anche qualche bomba a mano qua e là), una volta che è
diventato un pericolo per i mandanti, perché sa troppe cose, viene
ucciso con una pugnalata alla schiena.
La prima, vera colonna della serie "Agenti" di Tomaselli |
Da
un punto di vista fumettistico il secondo numero della “Voce” è
molto importante perché ospita la prima puntata della saga “Le
eroiche imprese di Re Pubica, sovrano democratico e molto
costituzionale”, in
tavola unica. Si tratta di un fumetto inedito e tutto italiano
firmato dal Gamotta; dietro questo pseudonimo si celava Gilberto
Oneto (1946 – 2015), giornalista, scrittore, disegnatore,
architetto, uomo politico; a
partire dalla metà degli anni Novanta fu
vicino alla Lega, a Gianfranco Miglio e agli ambienti
dell'indipendentismo padano; nel 2016 venne fondata, sotto il simbolo
del drago rosso, l'Associazione Gilberto Oneto. In calce alla tavola
appare la seguente nota: Il
Comitato di Redazione della “Voce della Fogna”, visto il
carattere reazionario, antidemocratico e chiaramente razzista delle
vignette qui pubblicate, ha deciso in segno di protesta di occupare
la Redazione (cioè la casa del Direttore, porca!…) e di iniziare
uno sciopero della fame quotidiano dalle 8 alle 8:05 del mattino.
Siate solidali! Accettiamo vaglia, pacchi-dono e panini. Per i
telegrammi rivolgersi a Saragat!
Il riferimento è alla "mania" che aveva quel presidente della repubblica per i
telegrammi: ne mandava ogni giorno una dozzina a gente dello
spettacolo, politici, sportivi, etc., tanto che i napoletani lo
soprannominarono “Don Peppino o'telegramma”.
La testata e le prime due strisce della prima puntata di "Re Pubica" del Gamotta |
Re Pubica è figlio di Re Sistenza, morto prematuramente dopo che l'Impero (ovvero l'Italia) era stato invaso (1943/1945 e oltre) dalle orde barbariche al comando di Re Dollaro (Roosevelt, per gli USA), Re Loggia (Churchill, per il Regno Unito) e Re Sangue (Stalin, per l'URSS). La capitale del regno di Re Pubica (che ha il naso a forma di fallo e regge un bastone regale con un fondoschiena sulla sommità) è Casinolercio; il suo regno è però insidiato da una piccola comunità di “controrivoluzionari”, guidati dal buon Re Azione, asserragliati nel paese di Borgosano al centro della Foresta Nera. Re Pubica ha come animale da compagnia un corvaccio che ripete continuamente il tormentone Tu l'hai fatta la resistenza?, ed è perennemente afflitto dall'incubo dei Fasci (fasci maledetti… sono dappertutto… con la loro propaganda… dicono che la città sia piena delle loro sordide scritte… turbano la felicità del mio regno democratico…). Una soluzione al problema la offre al sovrano il suo parente Zio Nista (che non a caso è sionista di nome, di fatto e di aspetto!), presentandogli il giudice Tom Burino, di chiara coscienza antifascista. La smaccata allusione è al magistrato Giovanni Tamburino, che nella prima metà degli anni Settanta, giovanissimo, fu chiamato a indagare a Padova sulla cosiddetta Rosa dei Venti, gruppo eversivo nero, e sul SID di Miceli. Fu uno dei fondatori della corrente Movimento per la Giustizia all'interno dell'ANM. Intervistato in Rete nel 2019, alla domanda su quali consigli darebbe ai giovani magistrati, Tamburino così rispose: Essere rigorosi, ma prudenti, seguire la coscienza, applicare le norme senza forzature, andare avanti nella ricerca della verità senza cedere a nessun timore né ad altro, dirsi ogni mattina: posso sbagliare e non devo sbagliare. In una parola: credere alla forza della verità della quale siamo semplice strumento.
In chiusura la fondamentale prima puntata delle avventure del Ratto Nero di Jack Marchal, “Sarà capitato anche a voi!”, che reca la dicitura “Made in Florence”, ovvero “fatta a Firenze”, la città dove veniva confezionata “La Voce della Fogna”. Un giovane diventa “fascista” (o quantomeno “di destra”) e suscita panico, sgomento e rammarico a casa e a scuola. I genitori, di fede democristiana fin dal '48, vorrebbero mandarlo in un collegio gesuita per rieducarlo; il preside lo caccia via perché sta provocando “la coscienza democratica e antifascista dell'istituto”.
Le prime due strisce della prima tavola della serie "Sarà capitato anche a voi!.." di Marchal: il ragazzo diventa "fascista" e dunque "topo nero di fogna". |
Interessante
vedere come Marchal usasse già nel 1975 tutte le potenzialità del
fumetto come avrebbe fatto nel decennio successivo il già citato Art
Spiegelman con il suo Maus.
In quell'opera, ambientata fra gli anni '30 e '40, gli ebrei
polacchi sono rappresentati come topi, i tedeschi come gatti, gli
americani come cani, i francesi come rane e i polacchi non ebrei come
maiali; in un importante passaggio vediamo che a Varsavia alcuni
ebrei polacchi, per sfuggire ai rastrellamenti, fingono di essere
polacchi non ebrei indossando maschere da maiali, maschere dotate persino di elastico per essere fissate dietro la testa; in realtà quegli ebrei non indossano
niente, ma, fingendo di essere quello che non sono, si calano in un
ruolo diverso, si comportano diversamente, facendo finta di essere di
un'altra cultura (o etnia), si travestono da qualcun altro come
farebbe un attore a teatro; Spiegelman, per farlo capire al lettore,
usa il mirabolante artificio grafico-narrativo della maschera,
raffigurata come reale, ma in realtà metaforica. Allo stesso modo il
ragazzo del fumetto di Marchal non è diventato un ratto nero, è
diventato “fascista”, e dunque si è idealmente trasformato in un “topo di fogna”, secondo l'iconografia cara agli esponenti della parte avversa; per comunicare
graficamente ed efficacemente questo fatto ai suoi lettori Marchal
“traveste” metaforicamente il giovane da ratto nero. Le comunanze
fra Spiegelman e Marchal saranno ancora più evidenti nella quarta
puntata della serie, di cui parleremo più avanti.
N.3
– Febbraio 1975 (“Obiettività dell'informazione”)
La
copertina di Jack Marchal (a fumetti) è dedicata al programma della
RAI “Stasera G7”: appare Paolo Frajese (1939 - 2000), volto fisso
del settimanale d'informazione, ricattato dalle Brigate Rosse (la
trasmissione, alla
fine
del 1974, si occupò di neofascismo, dipingendo tutto a tinte fosche, ed era già stata negativamente
recensita sul n. 1 della rivista).
La copertina del n. 3, febbraio 1975. Disegno di Marchal |
All'interno,
nella rubrica “Quando sento parlare di kultura”, troviamo un'illustrazione e un
trafiletto al vetriolo firmati entrambi da Marchal contro i Peanuts di Schulz,
all'epoca ospitati dalla progressista “Linus” e in alcuni
celeberrimi “Oscar” della Mondadori: Ne
abbiamo le scatole piene di Lucy, di Schröder,
di Charlie Brown, di Snoopy Nose! Sbarazzateci di questa sporca banda
di stupidi mocciosi! Le strisce di Charles M. Schulz hanno costituito
l'oggetto, da un quarto di secolo, di centinaia di tesi
universitarie, e non soltanto negli USA. Reputati critici hanno
urlato al genio di fronte a una simile mostra di cretinismo
contagioso! I babbei! A nostra volta, e una buona volta per tutte,
cimentiamoci nella nostra analisi strutturale del contenuto
ideologico dei Penauts: apologia dello statu-quo sociale (marmocchi
tipici dell'America-media, middle-class, Middle-West), familiare
(Lucy il Terrore, incarnazione del matriarcato in una società
stravaccata, svirilizzata, simbolizzata da complessato Charlie
Brown), morale (Snoopy Nose, questo orrore di bòtolo, l'anti-eroe
esemplare – cacasotto, pigro, stupido, mitomane) ed infine
statu-quo ideologico (i Peanuts sono il microcosmo democratico al di
fuori di ogni tradizione, di ogni ordine superiore, di ogni
disciplina. Di genitori non si trova mai traccia!). Chi rifilerà
dunque una buone dose di sculaccioni a questi squallidi ragazzini,
perché la facciano finita, una buona volta per tutte, colle loro
cavolate?
Marchal all'attacco dei Penauts |
Una
divertente “n.d.r.” posta in calce all'infuocato intervento
spiega: La
redazione pubblica il nome dell'autore del pezzo per evitare di
attirarci l'ira funesta dei “Linus-maniaci”, magari sotto forma
di attentati o devastazioni! Rivolgersi a Parigi, prego!
Difficile,
del resto,
scordare la “crocefissione” e la conseguente espulsione di
Jacovitti da “Linus”, matita “stonata” del periodico negli
anni 1973/74, come abbiamo raccontato nei volumi Maledetti
quegli anni
(Tarab, 1999) e Fumetto
a ferro e fuoco
(Amazon Publishing, 2020)
A
pag. 3 la consueta colonnina degli “Agenti” di Tomaselli fa riferimento
alle cosiddette S.A.M., Squadre d'Azione Mussolini, alle quali furono
attribuiti numerosi attentati tra la fine degli anni Sessanta e il
1974. Chi metteva le bombe? Tomaselli non ha dubbi: lo Stato stesso!
Seconda puntata di "Re Pubica", con il giudice Tom Burino che vede solo le trame nere, indossando gli "occhiali Taviani". |
Vanno
avanti “Le eroiche imprese di Re Pubica” del Gamotta. Con la 2a
puntata vediamo il giudice Burino seguire la pista nera – l'unica
pista che poteva imboccare, visto che indossa gli “occhiali Taviani”,
che
ingrandiscono a destra e non fanno vedere a sinistra.
Paolo Emilio Taviani (1912 - 2001), esponente della sinistra
democristiana, fu Ministro dell'Interno nel 1973/74. Finalmente Re
Pubica riesce a catturare un "neonazista"
(un ragazzino che aveva scritto su un muro Né
Lenin, né Coca Cola),
grazie alle forze della M.E.R.D.A. (Milizia Extraparlamentare
Repubblicana Difesa Antifascista) e allo Zio Nista; il giovincello sbaraglia tutti con la sua ascia bipenne e Re Pubica, terrorizzato
dai “Fasci Hobbit di Lemuria”, si rifugia dietro il trono insieme
ai suoi sgherri armati, che gridano: Voglio
Don Mazzi!
Il ben
noto prete,
classe 1929, in quel periodo si fece infatti notare per il suo
impegno a favore dell'obiezione di coscienza al servizio militare.
Il "compagno" con la Rolls Royce nella serie del Ratto Nero di Marchal |
Chiude
la dimensione fumettistica del n. 3 la seconda parte della serie “Sarà
capitato anche a voi!” di Marchal: l'autore ci avverte che stavolta la “paginata” è stata “fatta in Francia”, sua terra
natale. Ancora protagonista il Ratto Nero, ovvero il liceale che è
diventato topo, e dunque “fascista” o “di destra”. Con la sua nuova
“maschera ideologica” da fuoriuscito dalle fogne viene respinto
anche dalla fidanzata; la ragazza gli preferisce il progressista
Riki, amante di Brecht e di Pasolini, che veste da hippy ma che gira
in Rolls Royce con il “compagno autista”, uno che durante lo
sciopero generale, visti arrivare da lontano i fascisti, aveva
salvato
la vita a molti compagni… scattando ad avvertire l'ospedale!
N.4
– Aprile 1975 (“Quest'anno, niente golpe”)
Consueta
copertina di Jack Marchal, con i militari che ridono per il pesce
d'aprile golpistico che hanno fatto all'Italia.
Copertina del n. 4, aprile 1975. Disegno di Marchal |
A pag. 2, nello
spazio delle recensioni, si parla di un fondamentale volume, ancora
oggi riferimento letterario e culturale per l'area "di destra": Gratta
la grana a papà, rivendi ai robivecchi l'edizione rilegata del
“Capitale” del ragazzo di tua sorella, vendi un servizio-bomba
sulle trame nere a “Panorama” (senza però incartare i candelotti
con “La Voce della Fogna”!), ma trova comunque il modo di
procurati il superbo Tolkien. E poi sotto: succhia, divora, buttati.
Scoprirai che Gandalf NON ha fatto la resistenza, e chi diavolo sono
quegli Hobbit di cui parla il Gamotta. Ma non è tutto qui. Dietro
Frodo e Sam, Aragorn e Legolas, ti incontrerai sicuro e silenzioso,
sbalordito e vivente in un mondo di sogno, dove la falsità è utopia
e il Bene è la lotta, la fedeltà, l'orgoglio di un animo nobile. E
se ti perderai nel Bosco Atro, coraggio! Mancini non c'è!
(il riferimento è a Giacomo Mancini, socialista).
La
striscia di Tomaselli ironizza stavolta sulle Brigate Rosse, quasi
fossero un'attrazione turistica milanese: per pochi soldi ci si può
fare una foto-ricordo mettendo la testa nel buco di un cartellone che
rappresenta il tipico scatto per i giornali del tipico rapito dalle B.R.
Souvenir brigatista da Milano secondo Tomaselli |
“Le
eroiche imprese di Re Pubica” presentano un nuovo personaggio, il
SID Campeador, ircocervo orrendo posto a cavallo tra il S.I.D. (il Servizio
Informazioni Difesa, nato nel 1966 e sciolto nel 1977) e il Cid
Campeador, storico condottiero ed eroe spagnolo, protagonista di poemi, ballate, romanzi e fumetti. Il losco figuro, che indossa
un vaso da notte a mo' di elmetto, confeziona atti
terroristici
truccando carte e testimonianze in modo da far ricadere la colpa sui
“fascisti”: Sire…
bisogna scatenare una ondata popolare di spontaneo sdegno
antifascista… Occorre isolare quei sorci dalle masse popolari…
che l'odio di classe li travolga… potremmo organizzare un altro
vile attentato fascista ad un treno!
L'azione gli si ritorce contro e viene messo alla gogna perché aveva
scritto
i volantini fascisti su carta intesta della segreteria particolare di
Re Pubica!
Il sovrano non sa più che pesci prendere… Arriva così la
brillante idea dello Zio Nista: Finalmente
le sorti della lotta antifascista non sono più affidate ad un nugolo
di inetti e di vili… L'assemblea rivoluzionaria permanente ed il
partito hanno approntato un nuovo corpo di truppe scelte… il meglio
delle energie del popolo lavoratore… Gli Sgherri Socialisti,
ovvero: le $$!
Terza
puntata del “Sarà capitato anche a voi!” di Marchal, con un
vistoso “Made in Italy”. La ragazza del Ratto Nero, stancatasi
del falso proletario e falso contestatore Riki, intellettualoide di
sinistra che gira in Rolls con tanto di autista, si trasforma in un
Ratto Biondo femmina; Riki all'inizio fugge dal pericolo ma poi, con
il sogno di diventare “un eroe dell'antifascismo”, cerca di
combattere la donna trasformata, ottenendo solo di finire
defenestrato; frecciatina finale ai cosiddetti “nazi-maoisti” e a
Lotta di Popolo, che si riuniscono nel locale “Da Adolf –
specialità cinesi”.
Il Ratto Nero di Marchal incontra i ratti nazi-maoisti |
La "lista nera" del Ratto Nero |
Divertente
la vignetta autoconclusiva sull'ultima pagina del fascicolo: il Ratto
Nero di Marchal è davanti a un cartello, una specie di lista di
personaggi ai quali lui augura la morte (o così pare); l'unico che
viene cassato con la vernice nera è Chang Kai Schek (il capo della
Cina nazionalista, filo-occidentale e anticomunista, fondatore di
Taiwan, morto appunto nell'aprile 1975, prima dell'uscita del n. 4 del giornale); gli altri, all'epoca ancora viventi, sono Pietro Nenni
(leader del PSI, morto nel 1980), Ferruccio Parri (primo presidente
del consiglio della repubblica, morto nel 1981), Paolo VI (Papa
Montini, morto nel 1978), Josip Broz Tito (il sanguinario maresciallo infoibatore e dittatore iugoslavo, schiattato nel 1980), Leonida Breznev (segretario del PCUS
e capo dell'URSS dal 1964 al 1982, anno della sua morte) e Herbert
Marcuse (filosofo, il guru ideale del '68, morto nel 1979).
N.5
– Maggio 1975 (“Le squadre speciali non esistono!”)
Per la prima volta una copertina non di Marchal, bensì di Crunch incentrata sugli infiltrati della polizia fra i
dimostranti nelle manifestazioni di piazza. Crunch è un ottimo artista che nello stile e nel nome si rifà al mago del fumetto underground americano Robert Crumb: come ci ha rivelato lo stesso Tarchi si tratta di un disegnatore fiammingo che pubblicava i suoi fumetti su "Nouvel Europa Magazine", una rivista mensile che usciva in Belgio regolarmente negli anni '70, sotto la direzione di Emile Lecerf; la rivista di Lecerf che nel sottotitolo si autodefiniva "La voix de la majorité silencieuse", era una pubblicazione dell'estrema destra tradizionalista che si faceva portavoce anche del Front de la Jeunesse belga.
Copertina del n. 5, maggio 1975. Disegno di Crunch |
All'interno
consueta striscia (in colonna) di Tomaselli: si parla di un
fantomatico attentato al giornale del PCI “L'Unità” fallito e in
realtà orchestrato dai servizi segreti o comunque dalle forze
dell'ordine; per rimediare il commissario chiede all'agente se ha portato la bomba! La battuta finale pronunciata dal contestatore di destra con il casco (“provaci ancora S.A.M.”) fa un chiaro riferimento al celebre
film di Woody Allen Play
it again, Sam
(1972), che a sua volta rende omaggio al capolavoro Casablanca
(Curtiz,
1942) nel quale, sul finale, Humphrey Bogart pronuncia la frase play
it once, Sam
riferendosi alla canzone As
time goes by.
Ma il Sam di Tomaselli è un acronimo, e rimanda
alle già citate Squadre d'Azione Mussolini.
Il gioco di parole fra Sam e S.A.M. nella colonnina di Tomaselli |
Nella
quarta puntata delle “Eroiche imprese di Re Pubica” del Gamotta
sta per scoppiare una guerra fra l'Italia con capitale Casinolercio e
la Foresta Nera, dove Re Azione ha il suo trono a Borgosano. Alle
armate di Re Pubica si uniscono i “volontari di C.L.”, una sigla che prende in giro Comunione e Liberazione (il movimento fondato da Don Giussani), ma che significa Castrazione e Libagione, il cui capo è una sorta di enorme eunuco
ubriaco di vino. Una curiosità: l'armata di Re Pubica presta
giuramento davanti al palco delle autorità, identico al Mausoleo di
Lenin che sorge a Mosca sulla Piazza Rossa; però sulla versione del
Gamotta c'è scritto ΛΕΗͶΗ PͶRΛA (“Lenin pirla”, in
cirillico).
Castrazione e Libagione e il "mausoleo" di LENIN PIRLA nella quarta puntata di "Re Pubica" |
Scene
di caccia
è una tavola autoconclusiva firmata Crunch, prima di una serie che tornerà sul n. 8: un terzetto di moderni
cannibali subsahariani dà la caccia a scopo alimentare a due bianchi, vecchi e vestiti di stracci; sembrerebbe una sorta di futuro
distopico nel quale il Continente Nero ha conquistato l'Europa (uno dei
protagonisti dichiara infatti che nel passato il Vecchio Continente
aveva avuto verso
le pretese dell'Africa un atteggiamento un po' troppo liberale).
Segue
un vignettone satirico firmato SBC, dove un'efficace caricatura del
presidente USA Gerald Ford (1913 – 2006, il successore di Nixon)
dona un'ultima caramella (sulla quale c'è scritto “Sud Vietnam”)
a un vietcong. Nella pagina successiva ecco invece un ritratto
irriverente del presidente cinese Mao Tse Tung (1893 – 1976)
disegnato dal Gamotta con un sedere al posto della faccia e con lo
slogan Viva
la Grande Rivoluzione Culoturale.
Il distopico Scene di caccia di Crunch |
Nella
quarta parte della saga “Sarà capitato anche a voi!” di Jack
Marchal, indicata come “Made in Italy”, vediamo che il Ratto
Nero, nel tentativo di distinguere
i veri camerati dal groviglio dei mitomani e dei provocatori,
incontra certi finti ratti, scambiandoli per gente “di destra”.
Queste persone della destra hanno infatti solo la facciata, indossando una maschera dalle
fattezze di ratto (che nel fumetto di Marchal è quello “di
destra”, il “fascista”, il "topo di fogna" dell'immaginario
sinistrorso), legata dietro la testa; si tratta, come avevamo
anticipato, dello stesso, preciso, identico meccanismo narrativo che
sarebbe stato usato da Spiegelman in Maus a partire da una decina di anni più tardi, dal 1986 al 1991.
Il Rat Noir nella versione originale francese, mascotte del GUD: l'idea della maschera metaforica indossata dagli infiltrati |
La metafora grafico-narrativa della maschera nel Ratto Nero Marchal negli anni '70... |
...e la stessa identica metafora nel mirabile Maus di Spiegelman degli anni '80. |
Loro si definiscono i veri
anticomunisti. Il Ratto Nero chiede loro cosa abbiano fatto sinora
contro il comunismo. E il loro capo risponde: Beh,
vediamo… Per cominciare, la resistenza... la legge Scelba,… poi
il centrosinistra e… le regioni, l'arco costituzionale…
Il topo è perplesso: Mah,
sarò un po' duro, ma l'efficacia di questi provvedimenti mi sfugge…
E il capo dei falsi ratti replica: Vedi… per difenderci dal
comunismo non c'è di meglio dell'ordine democratico… e chi sono i
nemici della democrazia? Ma i fascisti, no?! ...e dunque, per
salvarci dal comunismo, dobbiamo schiacciare il comunismo, capisci?
Tale compito è affidato al C.P.D.D.R. (Comitato Permanente per la
Difesa del Disordine Repubblicano). Questi loschi e viscidi
personaggi sono in realtà emissari dei partiti politici governativi
(D.C., P.S.I. e P.R.I.): mettono una bomba alla sede del quotidiano
“L'Indietro” (ovvero “L'Avanti”, lo storico organo del
Partito Socialista Italiano) facendo in modo che la colpa ricada
sull'Ordine Nero. Nel frattempo, al Circolo del Golpe, un generale
dell'esercito addestra il nipotino di Amintore Fanfani (ritratto da
Marchal come Tintin, il celeberrimo eroe di Hergé, campione dei
fumetti della Linea Chiara franco-belga) al colpo di stato facendogli
sparare a casaccio con un AKMS, una versione del fucile automatico
d'assalto Kalashnikov che aveva al posto del calcio in legno uno
ripiegabile in metallo.
Francesco
Manetti
(fine
1a
parte)
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Francesco Manetti