di Francesco Manetti
"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 6/10 - 1975/1976
Fra
il dicembre del 1974 e il novembre del 1983 venne pubblicata a
Firenze da Marco Tarchi una fanzine politico-goliardica
che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna –
giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan
antagonista che andava di moda allora e che recitava, cantilenato
nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e
tazebao, Fascisti,
carogne, tornate nelle fogne.
In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con
foliazione varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica
(che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova
Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche,
televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici
sulla situazione sociale italiana, a tanta satira di costume e
politica.
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In una sequenza del film "Sangue sparso" del 2014 appaiono alcune copie della "Voce della Fogna" |
Sul
giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune
copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una
sequenza del film Sangue
sparso (Emma Moriconi, 2014)
sulla strage di Acca Larentia (gennaio 1978) e lo stesso ideatore è
ritornato più volte sull'argomento, in interviste, filmati e
soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe
complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa) e
la seconda datata 2019 (copertina nera); l'omnibus del 2019 è quello
su cui ci siamo basati per stilare questa "cronologia ragionata"
in sei puntate (questa è la seconda) e per trarre le illustrazioni del corredo iconografico
(qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far
meglio comprendere le nostre parole); una “cronologia ragionata”
che si occupa però quasi esclusivamente dell'aspetto fumettistico del mensile,
quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il
“piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla
vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”.
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La copertina con Fanfani servo di Berlinguer |
N.
6 – Ottobre 1975 (senza titolo)
Nella
copertina firmata Square vediamo le caricature di Enrico Berlinguer
(1922 – 1984; l'ultimo vero segretario generale del PCI, prima
della meteora Natta e di Occhetto, che sciolse il partito nel 1991,
avendo deciso di farlo già nel novembre del 1989 alla Bolognina,
sepolto dai calcinacci del Muro di Berlino) e di Amintore Fanfani
(1908 – 1999; uno degli inossidabili politici della DC; deputato o
senatore, eletto e poi a vita, in tutte le legislature della
Repubblica, dalla I alla XIII, per oltre mezzo secolo; più volte
Presidente del Consiglio; più volte Presidente del Senato; più
volte segretario della Democrazia
Cristiana);
all'epoca del n. 6 della “Voce della
Fogna”
Fanfani era “soltanto” senatore perché si era dimesso alla fine
di luglio da segretario della DC, dopo che le elezioni regionali del
giugno 1975 era andate male per il partito papista;
la copertina fu eseguita il 10 luglio 1975 e dunque appare un po'
datata, visto che Fanfani non era più da mesi capo del partito
“antagonista” (ah, ah, ah!) del PCI; l'ambiente disegnato da
Square è una lussuosa villa, con scintillante salone delle feste; il
maggiordomo Fanfani chiede al padrone della magione Don Enrico se può
far passare l'idraulico dal portone principale; Berlinguer risponde:
“Sei diventato pazzo, mio buon Amintore? Per la classe operaia c'è
la porta di servizio!”.
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PCI-DC, nemici-amici |
La
figura di Enrico Berlinguer ritratto come snob (o
come nobile o alto-borghese)
nei confronti di coloro che più lo votavano fu ripresa con grande
successo da Forattini nel 1977, quando lo disegnò
seduto in poltrona
in salotto, con vestaglia e pantofole, a bere tè mentre fuori gli
operai metalmeccanici in sciopero sfilavano in corteo.
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Il Berlinguer snob di Forattini |
Nella
rubrica “Quando sento parlare di kultura…” appare la recensione
di “Histoire de la civilisation” (1a
parte) di Jack Marchal, volumetto di 16 pagine uscito nel 1975 come
supplemento della rivista francese “Alternative”. Il testo è
davvero esilarante:
Konrad
Lorenz, o Ardrey, a fumetti. Una weltanschauung a strisce. E non
stiamo affatto esagerando. Se conoscete qualche parola di francese,
non lasciatevela scappare: la prima tiratura è andata esaurita in
pochi mesi (…). In ogni modo, diecimila volte meglio del trotzkysta
Crepax, un milione di volte più graffiante del berlingueriano
Chiappori, ispirato metafisicamente dalla lettura del Gamotta, in
questa Storia della Civiltà parte prima, il maledetto e contagioso
pop-fascista, dà il meglio di sé. Dall'uomo-scimmia sino alla
rovina di Babilonia. In mezzo a un crepitare di trovate geniali, una
lettura della storia controcorrente che promette, dato il successo,
di spingersi fino ai giorni nostri (…).
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Guido Crepax nel suo studio |
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Alfredo Chiappori |
Inutile
sottolineare i riferimenti a Guido Crepax (1933 – 2003, il celebre
creatore di Valentina e di mille altri personaggi, soprattutto per
“Linus”) e ad Alfredo Choappori (classe 1943, una delle più
celebri firme umoristiche di “Linus”, con Up il Sovversivo e
altro ancora; al suo stile si rifà in parte il Tomaselli della
“VDF”).
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Una classica striscia di Chiappori, al cui stile si rifà in parte il Tomaselli della "VDF" (notare, per esempio, l'uso della silhouette) |
Accanto
alla recensione c'è la nuova “striscia in colonna” del
già citato
Enrico Tomaselli. Interessante la sequenza temporale “retrograda”:
il lacrimogeno sparato dal poliziotto nell'ultima vignetta sale in
alto (ovvero nel passato), rompendo la gabbia della terza vignetta e
piombando nella seconda per sciogliere una “adunata sediziosa” di
“contestatori” di destra (con il casco), che in realtà stavano
solo parlando di calcio.
Ecco
poi la quinta puntata delle avventure di Re Pubica di Gilberto
“Gamotta” Oneto: gli eserciti rossi dell'erede del sacro trono di
Re Sistenza partono per combattere, lasciando però sguarnita la
difesa del Regno “democratico e molto costituzionale”. Lo stesso
autore firma anche il paginone satirico centrale, ispirato
sicuramente all'arte di Jacovitti, che a sua volta si rifece ai
grandi fumettisti dei giornali di trincea della Prima Guerra
Mondiale, come Antonio
Rubino;
intorno al monumento eretto alla memoria di Gemisto (ovvero il
partigiano Francesco Moranino, 1920
– 1971, deputato
comunista alla Costituente, condannato nel dopoguerra per strage e
fuggito in Cecoslovacchia per evitare
il
carcere), immortalato
con mitra e in
piedi su una piramide di teschi, si svolge il Festival de L'Unità;
ecco dunque il Circo a 3 Piste Pajetta (una pista rossa insabbiata,
una pista nera inventata e la pista di Ho Chi Min; Gian
Carlo Pajetta, 1911 – 1990, fu partigiano, dirigente del PCI e
parlamentare comunista dal 1946 fino alla morte),
l'Ufficio Turistico Breznev (successore
di Krusciov, Leonid Breznev,
1906
– 1982, fu dopo Stalin colui che guidò più a lungo il PCUS e
l'intera URSS), che
offre Vacanze Soggiorni in Manicomi Criminali, visite alla Lubianka
by Night (il
palazzo moscovita della Lubjanka, un
tempo sede di una compagnia di assicurazioni,
è dal 1918 quartier
generale
dei servizi segreti russi – dalla
Čeka
alla
GPU,
dalla
NKVD al KGB, fino all'attuale FSB),
Campi di Lavoro Volontario a Cuba; etc.
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Moranino "Gemisto" con il "Che" Guevara |
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Il paginone jacovittesco del Gamotta |
Quinto
appuntamento anche per la saga del Ratto
Nero
di Marchal, “Sarà capitato anche a voi!”. Siamo sotto le
elezioni e le fogne sono talmente piene di rifiuti (manifesti
elettorali) che il topo è costretto a uscire fuori per colpa dei
miasmi; per le strade sembrano sfilare elementi della “destra
d'ordine” che gridano slogan infuocati contro il terrorismo; si
tratta invece di un corto del PCI i cui esponenti si sono del tutto
imborghesiti.
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La manifestazione del PCI sembra quasi una manifestazione di conservatori |
n.
7 – dicembre 1975 (Antifascismo cieco, pronto, assoluto)
Ottima
copertina del fumettista fiammingo underground Crunch che
si ispira in parte all'americano Crumb:
una coppia sta facendo sesso e l'uomo chiede un minuto di
raccoglimento mentre la radio urla: “Edizione straordinaria! Il
boia Franco fucila 5 patrioti!” Si tratta di un riferimento alle
ultime sentenze di pena di morte eseguite in Spagna, il 27 settembre
1975, quando furono fucilati in località diverse
due membri dell'organizzazione terroristica separatista basca ETA
(Euskadi Ta Askatasuna, Terra Basca e Libertà, sciolta nel 2018) e
tre attivisti dell'organizzazione armata di estrema sinistra FRAP
(Frente Revolucionario Antifascista y Patriota, sciolta nel 1978); ci
furono proteste di tutti i governi “democratici” e la stampa
“democratica” italiana si distinse per la condanna del gesto di
Franco, che
respinse persino l'appello del Papa
(“Il Messaggero”: Assassinio a Madrid; “L'Unità”: Fascismo
infame).
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La prima pagina del "Messaggero" con la notizia della fucilazione dei 5 oppositori |
La
consueta “striscia in colonna” di Tomaselli vede come
protagonista il contestatore “di destra”, riconoscibile perché
indossa sempre il casco ed è in silhouette nera;
il personaggio dice che il
casco non
è in linea con il “volto moderno e perbenista del mio partito”
(il Movimento Sociale Italiano), ma che la protezione è
indispensabile (contro le manganellate della polizia).
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L'attivista di Tomaselli indossa il casco (o elmetto che dir si voglia) per un motivo ben preciso... |
Nella
sesta puntata di “Sarà capitato anche a voi!” Jack Marchal manda
il suo Ratto
Nero,
che vorrebbe ritornare il ragazzo normale di un tempo, da Santa
Democrazia - una sorta di divinità vudu sinistrorsa
(nella
mano destra regge un piccolo Mussolini a testa in giù) che riesce a
trasformare i “porci” comunisti in borghesi e viceversa; ma per
il nostro
nero topo di fogna,
per quanti ceri accenda alla santa, non c'è verso: rimane
sempre uguale.
Tocca
alla
sua ragazza spiegargli che “fra Democrazia e noi ci deve essere
incompatibilità biologica”.
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Il ratto Nero e la Santa Democrazia |
Chiude
il numero Re Pubica del Gamotta, che rimugina sui fallimenti delle
sue codarde truppe, inviate contro il nemico (il fascista Regno di
Borgosano, patria di Re Azione), ma incapaci di attaccare, riuscendo
solo a “cacarsi sotto”, quando invece “sono talmente tanti che
basterebbe che pisciassero tutti insieme che riuscirebbero ad
annegare tutti i fascisti”.
N.8
– Febbraio 1976 (Angola: i bianchi se ne vanno…)
La
copertina, dove in Angola un cimitero di croci bianche grida
“finalmente liberi”, fa riferimento alla guerra civile iniziata
nel 1975 che portò alla fine del colonialismo portoghese e
alla presa del potere da
parte
di un
movimento insurrezionale marxista eterodiretto da Cuba e URSS, il
MPLA (ne vediamo sventolare la bandiera), vittorioso sull'UNITA,
raggruppamento sostenuto dal Sudafrica bianco e dagli USA e guidato dal maoista Jonas Savimbi, e sul FNLA, il partito delle tribù del nord; il MPLA
(Movimento
Popular de Libertação de Angola) è ancora oggi in
auge
e la bandiera dell'Angola è praticamente quella del partito al
comando.
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Jonas Savimbi |
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L'Angola finalmente libera! |
Nella
settima parte delle “Eroiche imprese di Re Pubica, sovrano
democratico e molto costituzionale” firmate dal Gamotta, il nostro,
aizzato dal consigliere Zio Nista, cerca di far cadere in un
trappolone il nemico Re Azione, proponendogli per telefono un'offerta
di pace, per
poter attirarlo
a Casinolercio e massacrarlo a colpi di chiave inglese; il problema
sono i dipendenti pubblici della SIP locale; quando Re Pubica cerca
di mettersi in contatto con Borgosano si sente rispondere
dall'operatore: “Impossibile: c'è in corso uno sciopero articolato
a gatto selvaggio dei dipendenti della Società Repubblicana
dei Telefoni in congiunzione con quello dei castratori di cammelli
per solidarietà con i compagni raddrizzatori di banane che
scioperano per sostenere la lotta delle meretrici democratiche che
occupano in permanenza il posto di lavoro per appoggiare lo sciopero
ad oltranza dei seminatori di rododendri che si agitano sulla
piattaforma rivendicativa del porkogiuda a difesa dei salari degli
strangolatori di topi che scioperano per solidarietà con la
federazione dei…”
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La compagnia telefonica di Casinolercio è in sciopero |
Il
Gamotta è autore anche della divertente storia autoconclusiva in due
tavole intitolata “Il problema dell'aborto”, con riferimento al
dibattito sul tema nel Paese (e ai continui cortei e lamenti
degli
abortisti) e alle
discussioni in Parlamento per una legge sull'interruzione volontaria
della gravidanza che proprio nel 1976 erano entrate nel vivo e che
avrebbero portato alla Legge 194 del 1978; dissacranti alcuni
affermazioni: “se legalizzano l'aborto Aldo Moro potrà finalmente
avere la carta d'identità” oppure “se tutte le larve democratiche
hanno deciso di evitare di riprodursi ci farebbero una cortesia,
l'unica cosa positiva che possono fare: scomparire!”.
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Adele Faccio ed Emma Bonino durante una manifestazione a favore della legalizzazione dell'aborto |
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Il dibattito sull'aborto secondo il Gamotta |
Ecco
poi Tomaselli con la sua “colonna a striscia”: il pennello di
regime traccia su tutte le vignette la “pista nera” (degli
attentati),
l'unica che può essere seguita dalla magistratura.
Dopo
l'exploit sul n. 5 ecco la seconda puntata
di “Scene di caccia” del fumettista fiammingo Crunch: un
cacciatore cileno, il signor Pedro, e il suo assistente Ramòn
abbattono a fucilate un intellettuale francese che stava migrando
dall'Ande carico di “volantini firmati Sezione Cilena della Quarta
Internazionale”.
N.9
– Aprile 1976 (Per la città pulita, no all'aborto!)
Continua,
fin dalla copertina di Marchal, la polemica contro l'orientamento
della maggioranza delle forze politiche verso la legalizzazione
dell'aborto; in questo caso l'aborto non
è la pratica abortiva, ma
un orrido feto nero che viene preso a calci in una discarica dal
Ratto Nero; si notano di sfuggita, in quell'immondezzaio, alcuni
elementi grafici che potrebbero essere d'ispirazione jacovittesca –
il salame (soprattutto) e una lisca di pesce!
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Il problema dell'aborto secondo Jack Marchal! |
L'ottava
puntata delle imprese di Re Pubica del Gamotta vede il sovrano di
Casinolercio elaborare un falso piano di pace per
incastrare
il nemico Re Azione di Borgosano; chiamato per telefono il paese
avversario, la testa coronata dal volto impaurito, da cui penzola un
naso a forma fallica, chiede di “parlare con una personalità del
suo rango”… e gli passano alla cornetta un bel maiale (fascista)!
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A Re Pubica che chiede di parlare con una personalità del suo rango i militanti di Borgosano passano al telefono un grasso porcello! |
Il
contestatore in casco e silhouette nera di Tomaselli ha stavolta a
che fare con la “libertà d'espressione”, che nel caso dei
camerati coincide con “libertà di persecuzione” nel nome della
Legge Scelba (entrata in vigore nel 1952, allo scopo di contrastare
qualsiasi tentativo di apologia
e di riorganizzazione
del disciolto Partito
Nazionale
Fascista,
ai
sensi della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione
repubblicana).
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Mario Scelba nel 1955 |
Chiude
la parte fumettistica del n. 9 una doppia puntata (7 e 8) della saga
del Ratto Nero di Jack Marchal, “Sarà capitato anche a voi”, che
va così
a pareggiare i “conti editoriali”, visto che questa fortunata
serie sul n. 8 della “Voce della fogna” non era apparsa (forse
era saltata per un ritardo nella consegna); dopo essersi recati da un
prete in cerca di conforto, e aver scoperto che si tratta di un
moderno omosessuale, i nostri due topacci fidanzati
vanno a un comizio di antifascisti, facendo scappare tutti; il capo
della banda, dopo essere rimasto tutto il giorno in cima a un
lampione, confessa di essere “un fascista puro e duro” e scende;
andrà a finire che i due gli pagheranno una marchetta con una
bruttissima prostituta.
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I Ratti di Marchal incontrano il prete omosessuale |
N.10
– Giugno 1976 (La pubblicità il male della nostra epoca)
Ancora
Jack Marchal agli onori della copertina: un attivista della destra
radicale distribuisce “La Voce della Fogna”, offrendola anche a
un “compagno” e chiedendogli se il giornale a lui piace; ecco
la risposta:
“Beh… veramente… non male… ma, per me, un giornale dev'essere
democratico, laico e antifascista! O no?”
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Re Pubica con il naso eretto che parla e straparla mentre dall'altra parte della linea la cornetta è stata messa nel WC |
Il
Gamotta scrive e disegna la nona puntata delle “eroiche imprese”
di Re Pubica, sempre intento a far abboccare il nemico Re Azione al
suo falso trattato di pace; per fargli trovare un po' di coraggio il
consigliere Zio Nista gli
fa
bere un po' di Ritz Seng, un demo-ginseng regalato da compagno Ciu
Lai Pok, che manda subito in erezione il naso fallico del sovrano; il
coraggio ritrovato non serve a nulla perché Re Pubica parla e
straparla, ma dall'altra parte della linea, a Borgosano, la cornetta
è stata buttata nel cesso. Del Gamotta è anche la
storiella
successiva, in una tavola autoconclusiva; il ragionier Galbusetti,
milanese puro, non vuol far sposare suo figlia con un “terrone”,
perché “non ha voglia di lavorare”, perché “è ignorante, non
si lava e puzza”, etc.; poi si reca con il figlio contestatore a un
sit-in contro il razzismo dove vengono inalberati cartelli del tenore
“Via i sudafricani dal Sudafrica”, “W Mobutu”, “W Angela
Davis, abbasso Mina”; etc.; Mobutu era il sanguinario dittatore
africano dello Zaire (ex Congo belga), fantoccio degli USA, rimasto
al potere dal 1960 al 1996; Angela Davis è
un'attivista
americana di colore, iscritta alla Partito Comunista degli Stati
Uniti, protagonista di marce e proteste e di numerose canzoni pop a
lei ispirate.
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Il milanese del Gamotta, progressista e antirazzista |
Nella
consueta “colonna a striscia” di Tomaselli si parla invece di
infiltrati: un agente in borghese, insinuatosi
fra “gli estremisti di destra”, teme che i fascisti “comincino
a sospettare qualcosa”; e infatti gli sta per arrivare sulla nuca
un sanpietrino, il celeberrimo blocchetto di pietra usato per
le
pavimentazioni e gettonato
come
arma da lancio durante le manifestazioni più infuocate.
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Il sacro scudo della DC difende l'Italia dal comunismo... |
Nuova
doppia tavola di Jack Marchal per il suo “Sarà capitato anche a
voi!”. E così con 10 numeri della “VDF” abbiamo, per il
momento, 10 paginate del Ratto Nero, una
saga in vista ormai della conclusione;
in questa puntata
le fogne sono impestate del più tremendo tanfo del mondo, quello
elettorale, perché hanno di nuovo “sciolto” il parlamento;
Agnelli della FIAT si fa tagliare le gambe dal mostro comunista ma
continua a lanciare teneri messaggi di pace verso i compagni; intanto
il Grande Occulto Stregone dei Maestosi e Venerabili Misteri
Fanfanisti, con il suo scudo magico della DC, tenta di tramutare in
“militanti democristiani” tutti i Ratti Neri; il provocatore viene
mandato (letteralmente) all'inferno, ma i camerati cominciano
miracolosamente a moltiplicarsi...
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Lo scudo magico della DC può trasformare i camerati in militanti democristiani... |
Francesco Manetti
(fine della 2a parte)