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giovedì 4 marzo 2021

I FUMETTI DELLA FOGNA - 5a PARTE (1979/1980)

 di Francesco Manetti


ATTENZIONE!
Questa quinta parte è l'ultima della mia personale cronologia dei "fumetti della fogna" che verrà pubblicata su "Ultimo istante". La parte conclusiva - quella che si doveva occupare degli ultimi sei numeri della "Voce della Fogna" - potrà essere unicamente letta sul libro "Fumetti e acciaio" (in corso di pubblicazione per i tipi di Amazon), dove la suddetta cronologia apparirà nella sua veste corretta, integrata, completa e definitiva. (f.m.)


Manifesto anti-americano del GUD francese, con il Rat Noir di Jack Marchal


"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 21/25 - 1979/1980


Per nove anni, fra il dicembre del 1974 e il novembre del 1983, venne pubblicata a Firenze da Marco Tarchi e da un gruppo di suoi giovani collaboratori una fanzine politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che recitava - cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao - Fascisti, carogne, tornate nelle fogne. In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con foliazione e periodicità varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica (che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale italiana, a saggistica varia, a tanta satira di costume e politica. E c'era anche tanto fumetto alternativo "di destra", di produzione italiana oppure in traduzione, soprattutto da riviste francesi e belghe. Il Ratto Nero che appare sulla cover del n. 1, intento a uscire dalle fogne, ideato dal fumettista e cantautore transalpino Jack Marchal, diventa la mascotte della rivista - tanto era importante il fumetto per i suoi curatori.
Sul giornale “La Voce della Fogna” si è detto e scritto tanto, nei decenni, in programmi e pubblicazione di ogni riferimento politico; la "destra ufficiale" del MSI di Almirante ha guardato spesso con sospetto alla rivista guidata dal Tarchi; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (Emma Moriconi, 2014), che racconta la strage di Acca Larentia (gennaio 1978) vista da destra.


Jack Marchal, uno dei massimi fumettisti della "Voce della Fogna"



Lo stesso ideatore/direttore/capo è ritornato più volte sull'argomento, in interviste scritte (come quella rilasciata a Nicola Rao nel 2008, per il libro "Il sangue e la celtica" della Sperling & Kupfer) e filmate (come nel documentario "Nero è bello", curato da Giampiero Mughini e trasmesso da RAIDUE nel 1980) e soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa, esauritissima e introvabile) e la seconda datata 2019 (copertina nera, delle Edizioni La Vela di Viareggio), dove Tarchi rivela anche molti dei veri volti che all'epoca si celavano dietro pittoreschi pseudonimi.
L'omnibus del 2019 è proprio quello su cui ci siamo basati per stilare la nostra "cronologia ragionata" in sei puntate (questa è la quinta) e per trarre parte delle illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole). 
La nostra “cronologia ragionata” si occupa quasi esclusivamente dell'aspetto fumettistico del periodico, non tralasciando di menzionare quanto fu scritto sulla "Voce della fogna" a proposito del cinema e della letteratura "di genere" (soprattutto fantascienza e fantasy): è quello infatti che a noi compete, è quello di cui ci siamo sempre occupati fin dal 1988, a partire dalle colonne della fanzine "Collezionare".
Sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”. Del resto, proprio nella già citata intervista televisiva del dicembre 1980, Marco Tarchi, seduto con Giampiero Mughini nello storico Caffé Rivoire di Piazza della Signoria a Firenze, con le copie della VDF (erano usciti fino ad allora 25 numeri) sparpagliate sul tavolino, diceva riguardo all'importanza del “linguaggio fumetto”:

Fin dal primo numero noi cominciammo a pubblicare delle pagine di fumetti, perché riteniamo che abbiano una portata immediata nella comprensione di certi messaggi nei confronti del mondo giovanile.


n. 21 - novembre 1979 ("Gramsci mi è stato utilissimo")

Ultimo numero degli anni '70. Copertina di Jack Marchal, davvero strepitosa, anche come costruzione artistica, quasi "futurista": sullo sfondo di una pagina di giornale che parla di Alain de Benoist e del suo progetto "gramsciano" di egemonia culturale per la Nuova Destra appare un dubbioso Enrico Berlinguer, segretario del PCI. Il fatto che il vecchio sardo Gramsci sia stato utilissimo a De Benoist e alla Nuova Destra conferma al sardo più giovane che di "quel tipo non ci si doveva fidare", proprio come gli aveva detto Togliatti, del quale fu pupillo.


Copertina del n. 21, novembre 1979. Disegno di Marchal



Da notare che il n. 21 esce quasi un anno dopo il n. 20 e che questa è l'unica comparsata della "Voce della Fogna" in tutto il 1979. Il mistero di questa "sparizione" della rivista per 11 mesi di fila viene rivelato nell'interno, e non ha a che fare con attentati o altro: il "kapo" (ovvero Tarchi) era impegnato nel servizio militare! E infatti, firmandosi Miles Gloriosus, stila un divertentissimo pezzo intitolato Avanti... marsch! sulla naja vista da destra.
Dissacrante e spassosissima la striscia intitolata Gli alleati firmata Marchal! Papa Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla salito al soglio pontificio nel 1978 dopo la morte di Luciani, chiede a una bambina che cosa vuol fare da grande; quando la ragazzina gli dice "la prostituta", il papa si scandalizza; ma era un fraintendimento perché il Vescovo di Roma aveva capito "protestante"! Vista l'origine d'Oltralpe della striscia notiamo che la battuta regge benissimo in italiano come in francese.
La tavola autoconclusiva Sogni d'Oriente non è firmata ma, a vedere dallo stile, sembra doversi ricondurre al francese Rémi; siamo nell'Iran della rivoluzione socialista e islamica e la città è tappezzata di manifesti con il faccione di Khomeini; un gruppo di "compagni europei" va in visita nel Paese; tra questi c'è una donna che nel vedere come sono trattate le sue omologhe si mette a piangere.


Cover di un disco di Michele di Fiò, con foto dell'artista

Con un tratto molto simile a quello di Andrea Pazienza - all'epoca colonna di "Cannibale" e del "Male", nato nel 1956 a San Benedetto del Tronto nelle Marche - ecco una divertente auto-pubblicità del cantante e disegnatore Michele Di Fiò, pure lui marchigiano classe 1956; era appena uscito il suo secondo LP, Cervello. Di Fiò, il cui vero cognome era Logiurato, scomparve prematuramente nel settembre 2013. "Il Secolo" ne fece un'ottimo ritratto, che qui riportiamo integralmente:

Adesso Michele saprà cosa c’è ad un passo dal cielo, come cantava nelle sue canzoni. Michele Di Fiò, cantautore che ha accompagnato la generazione ribelle della destra negli anni Settanta, ci ha lasciati sabato. Era nato il 7 aprile (e proprio “Aprile” si chiama una delle sue più belle canzoni) del 1956. Era di San Costanzo in provincia di Pesaro. Il suo cognome era Logiurato, ma aveva scelto il nome d’arte di Di Fiò in omaggio alla moglie che si chiama Fiorenza. Professionalmente aveva iniziato la sua attività verso il 1973, suonando nei piano-bar e nei locali. Fu uno dei primi cantautori alternativi solisti di destra. Iniziò a farsi conoscere, fece provini alla Rca, ma pur essendo bravo e dotato di talento, Michele aveva un grosso handicap: quello di non appartenere alla parte politica “giusta” per fare carriera. Sì, perché come molti altri suoi colleghi dell’epoca, da Fabrizio Marzi alla Compagnia dell’Anello, dagli Amici del Vento agli Zpm, Michele Di Fiò era uno di quelli che, se non fossero stati “fascisti”, sarebbero diventati famosi. Insomma, penalizzati dalla fede. Ma lui non ne voleva sapere, e come dichiarò in un’intervista, era contento che le sue canzoni avessero fatto da colonna sonora a una generazione di “cuori neri” suoi coetanei. Non si mise d’accordo con la Rca per non dover modificare le sue canzoni e sottoporsi alle leggi omologanti del consumismo. Tentò di fare da solo, fondando una casa discografica ed editrice, La Mosca bianca, che ebbe per alcuni anni un certo successo nell’ambiente dei giovani missini. Ma prima, nel 1977, dopo essere andato al Campo Hobbit I, esce la sua prima raccolta autoprodotta, “Seveso e no”, dove oltre ai temi politici si affrontano anche quelli ambientali o semplicemente esistenziali. Nel 1978 esce il suo Lp “Ad un passo dal cielo c’è…”, e nel 1979 “Cervello”, per molti il suo Lp più convincente, con il quale arriva ai primi posti nella speciale classifica della manifestazione “Centocittà”, organizzata da moltissime radio libere italiane. E questo era un successo di cui Michele andava molto fiero, poiché si confrontava con cantautori “normali” e commerciali. Con il suo 45 giri “Rock” inaugura “La Mosca bianca”, del 1980. Il retro era la stupenda “Italia”, il brano che Michele volle dedicare ad Alberto Giaquinto e alla sua storia: “… le auto bruciate e le mani, una piazza sepolta da mille bandiere… oggi è morto un fratello, domani saremo più forti”. Nel 1981 l’ultimo Lp, “Cavalcare la tigre”, che ebbe ugualmente un grande successo, sia pure “underground”, ossia limitato all’ambiente dei giovani del Fronte della Gioventù. Il suo stile era melodico ma nello stesso tempo arrabbiato, era molto bravo con la chitarra, affrontava non solo temi strettamente politici ma nelle sue ballate parlava di amore, di aborto, di società, di femminismo, di emigrazione, di decadenza del sistema (“è la tua condanna a morte, cara vecchia società…”) ma soprattutto di speranza. Il suo più grande cruccio, come ci racconta Fabrizio Marzi, che lo conosceva bene, fu sempre quello di essere stato lasciato solo dalle strutture del partito, l’allora Msi, i cui dirigenti non ebbero la lungimiranza per capire di quale utilità sarebbe stata la creazione di un circuito musicale giovanile alternativo, con tanto di casa discografica, riviste e quant’altro. Chi lo capì, ma non fu ugualmente ascoltato, fu Teodoro Buontempo, che con la sua Radio Alternativa causò un epocale cambiamento nel costume giovanile missino e che, se appoggiato convenientemente dal partito, avrebbe cambiato anche l’incidenza dei missini nella società. Ma, come dice Michele, è veramente difficile cavalcare la tigre…

Il disco Cervello di Michele di Fiò

“Era un poeta, un ragazzo pieno di iniziative di idee”, dice ancora Fabrizio Marzi: “Lo conobbi ad Acireale, a uno spettacolo che facemmo al teatro Maugeri, rimasi colpito dalla sua determinazione e dal suo entusiasmo…”. “Ci siamo sempre sentiti – ricorda ancora l’autore di “Zoo” – , ma lo rividi nel 1995, alla festa nazionale del Secolo d’Italia a Rieti, a un interessante convegno sulla musica alternativa. Lui comunque era estremamente deluso da tutto il nostro mondo politico…”. Nel 2007 Michele Di Fiò in un’intervista, fece una lucida e forse profetica analisi su gran parte del mondo post missino: “Politicamente la sinistra ha sempre aiutato, promosso e pagato artisti della loro area; per quanto riguarda la destra è stato solo un problema di soldi o per non esporsi, o per che cosa? La Destra (…) non è abituata alle grandi cose, salta fuori solo al momento opportuno quando c’è qualcosa da prendere. Qualcuno pensa ancora che la maggioranza di questi sta su quel carro per la Fede? No, c’è sempre, sempre un tornaconto, basta cercare e lo si trova. Per questo è importante essere liberi, non essere costretti”. Di questa sua autentica rabbia restano oggi le sue canzoni, i suoi versi, la sua sensibilità che arricchirono la musica alternativa accompagnando nei suoi sogni la generazione degli anni di piombo. Viveva in campagna, con la sua adorata famiglia, la moglie Fiorenza e le sue figlie Valentina e Debora, diceva di non rimpiangere nulla e di aver avuto una vita felice. “Posso dire che nella vita ho fatto esattamente ciò che ho voluto, non ho mai timbrato cartellini e non sono mai stato a busta paga di nessuno. Penso di avere vissuto una esistenza libera e senza condizionamenti”, disse nell’intervista citata. Se a lui è rimasta la rabbia di non aver avuto abbastanza da un certo mondo politico, è vero però che quella comunità umana alla quale lui apparteneva ha avuto moltissimo da lui, e lo ringraziamo con le parole della sua canzone forse più bella, “Italia”: “Il tuo ultimo bacio ed un ciao…”.

Torna "Il rammollito" di Rémi, con i suoi topastri bianchi: uno di loro, per finanziare il movimento, vorrebbe lanciare una "falsa sottoscrizione per innalzare un monumento a... Adolfo e Benito". Il fatto che ci siano dei ratti nel fumetto di Rémi è una sorta di omaggio a "Les Rats Maudits", i Ratti Maledetti e Neri di Jack Marchal; nella versione originale il “rammollito” è “Le Rat Molli”, ovvero “il topo molliccio”, ma suona come “ramolli”, cioè “rammollito”, per l'appunto; "Le Rat Molli", inoltre, si pronuncia in francese quasi come "Les Rats Maudits" ("le ra-molì" e "le ra-modì"); a riprova della vicinanza culturale e artistica dei due vignettisti nel 2009 esce in Francia per i tipi di Auda Isarn il volume (oggi introvabile) Casques à cornes et manches de pioches, con la raccolta completa delle strisce di “Les Rats Maudits” e “L'Histoire de la civilisation” di Jack Marchal, di “La Bande à Balder” di Rémi e di “Auda” di Diocletien.


La raccolta francese dei maggiori fumetti della destra radicale


Una vignetta con il Ratto Nero di Marchal illustra "i misfatti della Nuova Destra": come azione di "biopolitica" il Nostro piscia dentro il Tevere!
Ancora Rémi con la tavola autoconclusiva La storia in controluce: Bumedien, dittatore dell'Algeria dal 1965 è in fin di vita all'ospedale e i dottori stanno discutendo se staccare o no la spina; forti sono in loro le remore religiose; ci penserà una donna delle pulizie, che proprio in quella presa doveva collegare il suo aspirapolvere. La tavola è del 1978: Bumedien morì infatti nel dicembre di quell'anno, dopo oltre un mese di coma.
Tomaselli mette in scena nella sua consueta colonna l'agente infiltrato con gli occhiali da sole, il contestatore di sinistra e il radicale di destra - che, nella battuta finale ("l'ultimo spenga la luce"), riporta un cliché della politica usato dai conservatori britannici negli anni settanta e poi rispolverato nel 1989 alla caduta del Muro di Berlino, e così via.
Di nuovo Rémi con "La banda Balder", versione italiana di "La Bande à Balder": l'accampamento dei "vichinghi" identitari europei è sotto attacco da parte dei "democratici"; si nota, in questa tavola datata aprile 1979, una certe evoluzione nello stile e un tratteggio più sicuro e raffinato rispetto alle pubblicazioni precedenti.
Nella rubrica "In ascolto" appare un'entusiastica recensione del numero doppio 5/6 (settembre 1979) di "Dimensione cosmica", prozine che sfoggiava tantissimi nomi della cultura legati in qualche modo al fantasy, alla fantascienza, alla tradizione e alla letteratura di genere in senso lato: Cardini, Pagetti, De Turris, Fusco, De Anna, Tarchi, Lippi, etc. Se ci consentite una civetteria personale, possiamo dire di averne conosciuti diversi, di questi straordinari nomi, e di uno di essi (Giuseppe Lippi), possiamo vantarci addirittura di essere stati amici (seppur per breve tempo)...

La striscia firmata Bardamu (Manlio Triggiani)



Chiude i fumetti del n. 21 una colonna firmata Bardamu, pseudonimo di Manlio Triggiani, con riferimento al protagonista del romanzo autobiografico Viaggio al termine della notte di Céline; e infatti il barbuto personaggio della striscia dice che Céline, Drieu, Spengler e Nietzsche erano tutti "comunisti a loro insaputa" e che qualcuno "avrebbe potuto almeno avvisarli"; è un'eco dell'egemonia culturale gramsciana, per cui la sinistra tende ad avocare tutto a sé, a maggior ragione quando si parla di cultura "alta"; Triggiani, classe 1955, dottore in giurisprudenza, è un noto giornalista a livello nazionale, esperto in favolistica e in letteratura di genere.


n. 22 - febbraio 1980 ("La sinistra perde l'egemonia intellettuale")

Primo numero degli anni '80, che vedranno purtroppo il diradarsi delle uscite e poi la fine della gloriosa rivista fiorentina; e anche al fumetto verrà purtroppo dato sempre meno spazio...
Copertina beffarda di Jack Marchal: la sinistra (incarnata in una scimmia) perde l'egemonia culturale, ma ritrova... l'autenticità; il quadrumane mancino si spulcia e si gratta allegramento seduto su un tomo, Che fare?; si tratta di un pamphlet politico scritto da Lenin agli inizi del XX secolo; la classe operaia russa, opportunamente guidata da rivoluzionari di professione importati dall'esterno, potrà compiere la rivoluzione tramite la formazione di un partito rivoluzionario.

Cover del n. 22, febbraio 1980. Disegno di Marchal



Nella sezione "Ciak" della rubrica "Quando sento parlare di kultura" appare la recensione del film d'animazione Il signore degli anelli, girato dall'allora quarantenne Ralph Bakshi nel 1978; si trattava del grande regista di Fritz il gatto, vate del cartooning alternativo; per problemi legati alla produzione il sequel del film non fu mai realizzato e infatti quello del 1978 copre solo il primo romanzo e metà del secondo della trilogia tolkieniana; la tecnica usata era quella classica del rotoscopio, usata fin dai tempi di Biancaneve, per cui attori in carne ed ossa venivano filmati e la pellicola veniva ricalcata a mano su acetati posti su lastre di vetro, per dare l'effetto di un cartone animato molto, molto realistico; vediamo adesso cosa ne pensavano i redattori della "Voce della Fogna":

Tolkien in mano a Bakshi, ovvero come farsi dei nemici. (...) Le spade si sono incrociate, fra i sostenitori dell'animazione e i delusi della mancata comprensione: val più un Aragorn ciociaro o un Cavaliere da Guerre Stellari? La goliardica ridda di tipacci di Brea o il disneysmo di Barbalbero? Eppoi che dire del dramma di accenti e pronunce, con Smigol ed Eokin e i sibili svaniti di Gollum? Pure, in un prodotto da business hollywoodiano, non tutto è da buttare. E per un Gandalf che da grigio si fa bianco senza commento alcuno, quanti spiragli di vita offerti a occasionali spettatori? Quanti ammiccamenti del fascino della saga dietro le mille smorfie umane del viso di un Frodo pur più ometto che Hobbit?

Il Signore degli Anelli di Bakshi, nel poster originale dell'epoca

Nella consueta tavola della serie "Il rammollito" di Rémi, i topastri bianchi discutono sul loro capo finito in galera per colpa di "un giudice compagno"; divertenti le allusioni alla Polonia e al Papa polacco.
La quarta parte di "Trama Nera" di Mister Misterius, che arriva dopo ben 14 mesi la pubblicazione della terza puntata (apparsa su n. 22 di fine 1978), viene spostata verso l'interno della rivista; ritornano i personaggi del Gruppo TNT bunkeriano - Alan Ford, Bob Rock e gli altri - usati come maschere per dissimulare i protagonisti della destra radicale ed extra-parlamentare degli anni '70.
Di altissimo livello la prima puntata in tre tavole del fumetto La via più breve verso il paradiso, firmato Prik, autore che si inserisce mirabilmente nella corrente della "linea chiara"; un giornalista di estrema sinistra dell'Europa occidentale, che nella versione italiana Ivan Piperno del quotidiano "Il nuovo mattino" (un'evidente parodia del giornalista e studioso Franco Piperno, uno dei fondatori di Potere Operaio), prende l'aereo per Berlino Est, con lo scopo di illustrare ai suoi lettori le delizie del paradiso socialista; troverà nella DDR una sorta di stato poliziesco, feroce ma grottesco, parodia comunista degli stati totalitari degli anni '30 e '40. Prik è lo pseudonimo di un fumettista belga di nazionalità fiamminga; i suoi lavori "militanti" sono apparsi prima su "Alarm", la rivista del Vlaamse Militanten Orde (VMO), e poi su "Haro".

Una tavola di Prik pubblicata sul periodico "Haro"

La consueta striscia in colonna di Tomaselli parla dei 600 detenuti politici nelle carceri italiane, citando un'affermazione di Cossiga, per cui in Italia non vi sarebbero detenuti "politici". A fianco, divisa in tre vignette, ecco una striscia di "Hagar l'orribile", il vichingo creato nel 1973 dal fumettista americano Dik Browne (1917 - 1989). Due pagine dopo compare un'altra striscia del Tomaselli: l'agente segreto parla del "dissenso fascista" e il contestatore della destra radicale dichiara che i camerati finiscono nei gulag.


n. 23 - giugno 1980 ("Il terzo mondo ha bisogno di voi")

Cadenza bimestrale ormai archiviata ed ultimo numero con l'indicazione in copertina del mese di uscita. La copertina di Jack Marchal raffigura un uomo comune che fa il "gesto dell'ombrello" al Terzo Mondo.
Curiose e divertenti (anche se un po' troppo artigianali, "amatoriali" nella grafica e nel lettering) le strisce di "Nerone il più duro del rione" firmate Gollum; il protagonista è un'attivista di una sezione romana del MSI che partecipa ai Campi Hobbit, suona musica alternativa, e si occupa a modo suo di cultura e di sport.

Cover del n. 23, giugno 1980. Disegno di Marchal



Nella seconda puntata del fumetto La via più breve verso il paradiso dell'artista fiammingo Prik, l'atmosfera di Berlino Est si fa sempre più calda per l'ingenuo e tesdardo giornalista comunista Piperno, che proprio rifiuta di ammettere, di fronte all'evidenza, che la DDR è una dittatura pericolosa per tutti (e in particolar modo per i "compagni" occidentali); alcuni oggetti "non conformi" al regime presenti nella sua valigia (un dopobarba, una copia di "Playboy" e soprattutto il Libretto rosso di Mao) rischiano di farlo finire in gattabuia; per evitare ciò se la dà a gambe, continuando però a registrare sul suo magnetofono portatile commenti entusiastici e assolutori verso la DDR, i suoi sgherri e il suo famoso "muro della pace", paragonabile artisticamente alla Grande Muraglia cinese.
Ottima da un punto di vista grafico una striscia senza titolo, frammentata in quattro vignette diverse poste in diagonale sulla pagina; ci sono due elettori del MSI, di età diversa; quello vecchio si lamenta perché Rauti è troppo estremista mentre al giovane non va giù Almirante, da lui ripudiato un "commediante"; e così i due scontenti si tirano la zappa sui piedi votando... il radicale Pannella! La striscia è firmata AK80: si tratta con ogni probabilità del primo lavoro del disegnatore fiorentino Alfio Krancic per "La Voce della Fogna". Krancic è forse il più noto vignettista dell'area di "destra" in Italia. Leggiamone la biografia sul suo blog personale:

Alfio Krancic nasce a Fiume il 1° marzo 1948. Nel 1949 si trasferisce con la sua famiglia a Firenze. Trascorre la prima parte dell’infanzia in un campo profughi dove vengono raccolti i giuliani-dalmati, italiani esuli dalla Grecia e profughi provenienti da altri paesi europei. Nel ’54 lascia il campo profughi stabilendosi in una casa nei dintorni di Firenze. Krancic negli anni settanta, dopo un inizio satirico su giornaletti studenteschi ciclostilati, comincia a collaborare con periodici giovanili legati alla destra, come “Linea” diretto da Pino Rauti e “La voce della Fogna”, diretta da Marco Tarchi. Negli anni ottanta la passione per la satira diventa una vera e propria professione e inizia una lunga carriera su quotidiani nazionali. Nel 1988 pubblica su “La Gazzetta di Firenze”, nel 1990 su “Il Secolo d’Italia” e nel 1992 Vittorio Feltri lo chiama a “L’Indipendente” e poi nel 1994 a “Il Giornale”, dove tutt’ora pubblica una vignetta quotidiana. Krancic ha inoltre collaborato per la pagina fiorentina de “La Repubblica”, con “L’Italia Settimanale”, “Il Giornale di Bergamo”, “Il Corriere Adriatico” ed altre testate minori. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive sulle reti nazionali della RAI. Ha pubblicato cinque raccolte di vignette e una raccolta di racconti fantasatirici: Matite Furiose (1994), Titanic Italia (1996), Guerre stellari (1999), Scherzi d’Autore (2004), La grande invasione (2014).

Francesco Manetti e Alfio Krancic, a Firenze, nel 2017, a parlare di Disney e Mussolini...



Nel 2017 chi scrive ha condotto insieme a Krancic, presso la sede del Rifugio del Ghibellin Fuggiasco a Firenze, una serata su "Disney e Mussolini".
Il contestatore di Tomaselli prende il posto dell'artista che lo ha creato e disegna nella striscia-colonna le inferriate di una cella del carcere, esempio lampante di democrazia all'italiana.
Riguardo a "Trama Nera", nel n. 18 del giugno 1978 Marco Tarchi aveva sperato "nel sopravvivere in qualche propaggine dell'ambiente di una briciola di senso dell'umorismo"; ciò evidentemente non era avvenuto, e due anni dopo il direttore chiude alla quinta puntata la controversa rubrica di Mister Misterius, dove quelli che lui chiama "camerotti" (camerati-galeotti) avevano usato i personaggi dell'universo di "Alan Ford" per raccontare "le tragicomiche vicende della nazionaleversione"; i virgolettati riportano le parole usate da Tarchi nelle due divertentissime introduzioni alla prima e all'ultima puntata di "Trama nera".


n. 24 - estate 1980 ("Figli dell'Impero")

Si tratta del primo numero della rivista a "cadenza stagionale" (con indicazione "giugno-luglio 1980" nel colophon interno). Appare qui l'ultima copertina realizzata dall'artista francese Jack Marchal per "La voce della fogna", il cui nero "ratto maledetto" aveva fatto per anni da mascotte; un bel Mussolini dichiara che strozzerà chiunque osi anche fischiettare Faccetta nera, visto che ormai l'Italia è popolata da 500.000 africani. Roma era ormai così poco "romana" nel 1980 che le era persino caduta la "R" dalla sigla SPQR (Senatus PopulusQue Romanus)!


Cover del n. 24, estate 1980. Disegno di Marchal

Parlavamo di "rarefazione" del fumetto negli ultimi numeri della "Voce della fogna" e su questo n. 24 ci sono infatti solo tre appuntamenti fumettistici...
Secondo appuntamento con la quartina di strisce della serie "Nerone il più duro del rione" di Gollum; il nostro missino attivista di sezione si traveste per carnevale da "radical-chic", si trasforma in un Mr. Hyde ebreo bevendo succo di pompelmo israeliano Jaffa, corre più veloce della Celere come Superman correva più veloce della luce e trova una singolare pietra filosofale.
Nella sua striscia Tomaselli ci presenta il contestatore della destra radicale che fiuta a naso gli agenti infiltrati a causa dell'odore di... "digossina"; la digossina è un farmaco per il cuore, ma nel caso della striscia di Tomaselli il termine non viene usato in questo senso ma nasce dalla fusione fra DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali della Polizia di Stato) e "diossina", sostanza chimica letale, essendo ancora vivo nel 1980 il disastro di Seveso del 1976.
Nella terza e ultima parte del fumetto in nove tavole La via più breve verso il paradiso di Prik, grande artista fiammingo della destra radicale, viene finalmente rivelato il vero significato del titolo; il giornalista di estrema sinistra che era andato a Berlino Est per magnificare la vita della DDR è costretto a fuggire scavalcando il Muro, saltando in aria sulle mine e schivando i proiettili dei Vopos; annegherà però nella Spree e il giornale italiano per cui lavorava riporterà la notizia in un trafiletto: "Agente della CIA trovato annegato al Muro di Berlino"; aveva dunque raggiunto davvero il paradiso, passando per la via più breve!

Il n. 1 della rivista "L'Altro Regno", novembre 1980



Nella rubrica "In ascolto" si parla della rivista "L'altro regno":

No, non quello dei cieli (e degli inferi) al quale tutti siamo chiamati - che ci volete fare? Questa è nientedimeno che una rivista bimestrale di informazione libraria diretta da Martino & Morganti. Ma come, vi chiederete, una fetida concorrente del nostro "Diorama"? Non sia mai. Completamente dedicata alle attualità bibliografiche nel campo della fantascienza, fantasy, horror, mitologia, esoterismo, tradizione. "L'altro regno" vi propone un viaggio nel fantastico attraverso editoriali, recensioni, fanzines, le immancabili offerte librarie. Marchi di qualità assicurati: direttore responsabile Gianfranco De Turris, altri collaboratori di ottimo ordine. troppi da citare, ma se vi diciamo Avallone, Cersosimo, Croppi, Guidetti, Tarchi, Voglino, Volpe, per fessi che siete ne avete per capire.


n. 25 - autunno 1980 ("Satana fuorilegge")

Sulla copertina viene indicato "autunno 1980" come periodo di uscita, ma nel colophon interno il numero è datato più esattamente "settembre-ottobre 1980". Sulla cover non firmata ecco Satana in persona, colpevole della "strategia della tensione" e degli attentati esplosivi, con particolare riferimento ai fatti di Bologna del 2 agosto 1980, quando fu piazzata una bomba alla Stazione Centrale, la cui paternità, seppur incerta, è stata fin dall'inizio, quasi per dovere costituzionale, attribuita ai "fascisti"; il popolo chiede che questo demonio sia messo fuorilegge, esattamente come la sinistra voleva che fosse dichiarato fuorilegge il MSI negli anni '70.

Cover del n. 25, autunno 1980



Nella sezione "Ciak" della rubrica "Quando sento parlare di kultura" il film L'impero colpisce ancora, seguito di Guerre Stellari, viene impietosamente stroncato dai redattori, facendo un parallelismo positivo fra il primo film e Il signore degli anelli di Ronald Tolkien e un parallelismo negativo fra il secondo film e l'America guerrafondaia di Ronald Reagan:

Già. Di Ronald ne conoscevamo due. E se "Guerre Stellari" aveva preso in prestito dal primo, il vecchio e pacifico mago di Oxford, il profumo delle mille magie della fantastica Terra di Mezzo - per proiettarne gli effetti nel futuro più avanzato -, in questo seguito non riusciamo a trovare granché di più di una rancida muffa cowboy in salsa Reagan. Laddove il Lucas produttore-regista aveva saputo insinuare riferimenti di fantasia, il Lucas nuovo stile e il suo regista-golem piantano mostri meccanici e meri effetti di facciata. Sì, certo, resta un po' di divertimento neppure a buon mercato (dipende dalla visione), ma di saga neanche l'ombra. Dai goffi destrieri alle corse folli e sgraziate fra caccia spaziali e asteroidi, dall'avventuriero sbruffone riciclatosi in play-boy graduato dell'esercito ribelle sino alla principessa trasformata (senza una virgola di regalità) in elettricista - dama di compagnia - bambola a tempo perso spupazzata dal simpatico mascalzone di turno, tutto è trovata casuale, pacchianeria, plagio. Quindi, date retta e non fatevi incastrare: perché, una volta svelato il colpo ad effetto (sì: il nero e malefico eroe negativo è il padre del brufoloso giovane buono!) e mozzata da una spada-laser la mano destra - ma presto sarà trasferita a sinistra: prodigi della tecnologia stars-and-stripes! - un terzo polpettone è assicurato. Grazie, zio Sam: preferiamo l'altro Ronald e le plastiche magie colorate delle sue "Lettere a Babbo Natale"!

Il secondo capitolo della saga di "Guerre Stellari"



Beh, noi siamo sempre stati di diversa opinione e consideriamo il secondo capitolo della trilogia originaria di "Star Wars" un'ottimo film di fantascienza, seppur maggiormente "d'azione" e meno "poetico" rispetto al primo; e ci chiediamo se anche l'anonimo redattore di questa recensione, visto che "La voce della fogna" era una rivista gigliata, era in sala con noi, in quel settembre 1980, al cinema Gambrinus di Firenze...
Nella striscia di Tomaselli gli agenti infiltrati della DIGOS, i celerini e i magistrati si preparano ad affrontare le Brigate Rosse... mostrando il deretano, piegati a 90 gradi!
Ispirandosi a "Il Male" i redattori della "VDF" pubblicano una falsa e spassosa edizione del quotidiano del MSI "Il Secolo d'Italia". "Il Male" fu, fra il 1978 e il 1982, una delle più importanti riviste di satira politica nell'area di sinistra; grande spazio veniva dedicato al vignettismo e al fumetto, con autori del calibro di Vincino, Vauro, Pino Zac, Vincenzo Sparagna, Cinzia Leone, Tanino Liberatore, Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Filippo Scòzzari, etc.; dall'esperienza del "Male" nacquero prestigiose riviste alternative a fumetti come "Cannibale", "Frigidaire", "Frizzer", "Tempi Supplementari" e via dicendo; il falso "Secolo" fa riferimento ai falsi quotidiani, realizzati con stile impeccabile, che "Il Male" talvolta distribuiva in allegato; memorabile quello di "Repubblica", con Ugo Tognazzi (che si prestò allo scherzo per le foto) arrestato in qualità di capo delle BR!

"La storia della civiltà" di Marchal: una tavola dalla prima parte, La Genesi.


Fra i più noti e più alti momenti fumettistici della "Voce della fogna" c'è sicuramente La storia della civiltà di Jack Marchal, della quale appare sul n. 25 la prima parte del primo capitolo, intitolato La genesi. Si tratta della traduzione italiana di un'opera di Marchal apparsa in Francia nel 1975, intitolata Histoire de la civilisation racontée aux enfants: ovviamente il riferimento ai bambini è puramente ironico, visti i numerosi ammiccamenti a un parco lettori adulto (uccisioni brutali, sesso, etc.). Nella satira di Marchal i pitecantropi che si sarebbero poi evoluti in Homo Sapiens erano fautori di un "comunismo primitivo; Adamo, il primo uomo evoluto e intelligente, esiliato dal paradiso comunista degli idioti scimmioni antropomorfi comunisti, usa per la prima volta nella storia un'arma (un osso di antilope) per uccidere uno di questi pelosi "compagni"; lasciato il paradiso comunista, Adamo trova Eva e si accoppia con lei "con impegno anticomunista" sognando di ribaltare tutti i vecchi valori dei pitecantropi (democrazia, idiozia e comunismo).


(fine della 5a parte)

Francesco Manetti

mercoledì 5 agosto 2020

I FUMETTI DELLA FOGNA - 2a PARTE (1975/1976)

di Francesco Manetti

"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 6/10 - 1975/1976


Fra il dicembre del 1974 e il novembre del 1983 venne pubblicata a Firenze da Marco Tarchi una fanzine politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che recitava, cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao, Fascisti, carogne, tornate nelle fogne. In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con foliazione varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica (che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale italiana, a tanta satira di costume e politica.

In una sequenza del film "Sangue sparso" del 2014 appaiono alcune copie della "Voce della Fogna"

Sul giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (Emma Moriconi, 2014) sulla strage di Acca Larentia (gennaio 1978) e lo stesso ideatore è ritornato più volte sull'argomento, in interviste, filmati e soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa) e la seconda datata 2019 (copertina nera); l'omnibus del 2019 è quello su cui ci siamo basati per stilare questa "cronologia ragionata" in sei puntate (questa è la seconda) e per trarre le illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole); una “cronologia ragionata” che si occupa però quasi esclusivamente dell'aspetto fumettistico del mensile, quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”.

La copertina con Fanfani servo di Berlinguer


N. 6 – Ottobre 1975 (senza titolo)

Nella copertina firmata Square vediamo le caricature di Enrico Berlinguer (1922 – 1984; l'ultimo vero segretario generale del PCI, prima della meteora Natta e di Occhetto, che sciolse il partito nel 1991, avendo deciso di farlo già nel novembre del 1989 alla Bolognina, sepolto dai calcinacci del Muro di Berlino) e di Amintore Fanfani (1908 – 1999; uno degli inossidabili politici della DC; deputato o senatore, eletto e poi a vita, in tutte le legislature della Repubblica, dalla I alla XIII, per oltre mezzo secolo; più volte Presidente del Consiglio; più volte Presidente del Senato; più volte segretario della Democrazia Cristiana); all'epoca del n. 6 della “Voce della Fogna” Fanfani era “soltanto” senatore perché si era dimesso alla fine di luglio da segretario della DC, dopo che le elezioni regionali del giugno 1975 era andate male per il partito papista; la copertina fu eseguita il 10 luglio 1975 e dunque appare un po' datata, visto che Fanfani non era più da mesi capo del partito “antagonista” (ah, ah, ah!) del PCI; l'ambiente disegnato da Square è una lussuosa villa, con scintillante salone delle feste; il maggiordomo Fanfani chiede al padrone della magione Don Enrico se può far passare l'idraulico dal portone principale; Berlinguer risponde: “Sei diventato pazzo, mio buon Amintore? Per la classe operaia c'è la porta di servizio!”.



PCI-DC, nemici-amici

La figura di Enrico Berlinguer ritratto come snob (o come nobile o alto-borghese) nei confronti di coloro che più lo votavano fu ripresa con grande successo da Forattini nel 1977, quando lo disegnò seduto in poltrona in salotto, con vestaglia e pantofole, a bere tè mentre fuori gli operai metalmeccanici in sciopero sfilavano in corteo.



Il Berlinguer snob di Forattini


Nella rubrica “Quando sento parlare di kultura…” appare la recensione di “Histoire de la civilisation” (1a parte) di Jack Marchal, volumetto di 16 pagine uscito nel 1975 come supplemento della rivista francese “Alternative”. Il testo è davvero esilarante:

Konrad Lorenz, o Ardrey, a fumetti. Una weltanschauung a strisce. E non stiamo affatto esagerando. Se conoscete qualche parola di francese, non lasciatevela scappare: la prima tiratura è andata esaurita in pochi mesi (…). In ogni modo, diecimila volte meglio del trotzkysta Crepax, un milione di volte più graffiante del berlingueriano Chiappori, ispirato metafisicamente dalla lettura del Gamotta, in questa Storia della Civiltà parte prima, il maledetto e contagioso pop-fascista, dà il meglio di sé. Dall'uomo-scimmia sino alla rovina di Babilonia. In mezzo a un crepitare di trovate geniali, una lettura della storia controcorrente che promette, dato il successo, di spingersi fino ai giorni nostri (…).


Guido Crepax nel suo studio
Alfredo Chiappori

Inutile sottolineare i riferimenti a Guido Crepax (1933 – 2003, il celebre creatore di Valentina e di mille altri personaggi, soprattutto per “Linus”) e ad Alfredo Choappori (classe 1943, una delle più celebri firme umoristiche di “Linus”, con Up il Sovversivo e altro ancora; al suo stile si rifà in parte il Tomaselli della “VDF”).


Una classica striscia di Chiappori, al cui stile si rifà in parte il Tomaselli della "VDF" (notare, per esempio, l'uso della silhouette)

Accanto alla recensione c'è la nuova “striscia in colonna” del già citato Enrico Tomaselli. Interessante la sequenza temporale “retrograda”: il lacrimogeno sparato dal poliziotto nell'ultima vignetta sale in alto (ovvero nel passato), rompendo la gabbia della terza vignetta e piombando nella seconda per sciogliere una “adunata sediziosa” di “contestatori” di destra (con il casco), che in realtà stavano solo parlando di calcio.
Ecco poi la quinta puntata delle avventure di Re Pubica di Gilberto “Gamotta” Oneto: gli eserciti rossi dell'erede del sacro trono di Re Sistenza partono per combattere, lasciando però sguarnita la difesa del Regno “democratico e molto costituzionale”. Lo stesso autore firma anche il paginone satirico centrale, ispirato sicuramente all'arte di Jacovitti, che a sua volta si rifece ai grandi fumettisti dei giornali di trincea della Prima Guerra Mondiale, come Antonio Rubino; intorno al monumento eretto alla memoria di Gemisto (ovvero il partigiano Francesco Moranino, 1920 – 1971, deputato comunista alla Costituente, condannato nel dopoguerra per strage e fuggito in Cecoslovacchia per evitare il carcere), immortalato con mitra e in piedi su una piramide di teschi, si svolge il Festival de L'Unità; ecco dunque il Circo a 3 Piste Pajetta (una pista rossa insabbiata, una pista nera inventata e la pista di Ho Chi Min; Gian Carlo Pajetta, 1911 – 1990, fu partigiano, dirigente del PCI e parlamentare comunista dal 1946 fino alla morte), l'Ufficio Turistico Breznev (successore di Krusciov, Leonid Breznev, 1906 – 1982, fu dopo Stalin colui che guidò più a lungo il PCUS e l'intera URSS), che offre Vacanze Soggiorni in Manicomi Criminali, visite alla Lubianka by Night (il palazzo moscovita della Lubjanka, un tempo sede di una compagnia di assicurazioni, è dal 1918 quartier generale dei servizi segreti russi – dalla Čeka alla GPU, dalla NKVD al KGB, fino all'attuale FSB), Campi di Lavoro Volontario a Cuba; etc.

Moranino "Gemisto" con il "Che" Guevara

Il paginone jacovittesco del Gamotta


Quinto appuntamento anche per la saga del Ratto Nero di Marchal, “Sarà capitato anche a voi!”. Siamo sotto le elezioni e le fogne sono talmente piene di rifiuti (manifesti elettorali) che il topo è costretto a uscire fuori per colpa dei miasmi; per le strade sembrano sfilare elementi della “destra d'ordine” che gridano slogan infuocati contro il terrorismo; si tratta invece di un corto del PCI i cui esponenti si sono del tutto imborghesiti.


La manifestazione del PCI sembra quasi una manifestazione di conservatori



n. 7 – dicembre 1975 (Antifascismo cieco, pronto, assoluto)

Ottima copertina del fumettista fiammingo underground Crunch che si ispira in parte all'americano Crumb: una coppia sta facendo sesso e l'uomo chiede un minuto di raccoglimento mentre la radio urla: “Edizione straordinaria! Il boia Franco fucila 5 patrioti!” Si tratta di un riferimento alle ultime sentenze di pena di morte eseguite in Spagna, il 27 settembre 1975, quando furono fucilati in località diverse due membri dell'organizzazione terroristica separatista basca ETA (Euskadi Ta Askatasuna, Terra Basca e Libertà, sciolta nel 2018) e tre attivisti dell'organizzazione armata di estrema sinistra FRAP (Frente Revolucionario Antifascista y Patriota, sciolta nel 1978); ci furono proteste di tutti i governi “democratici” e la stampa “democratica” italiana si distinse per la condanna del gesto di Franco, che respinse persino l'appello del Papa (“Il Messaggero”: Assassinio a Madrid; “L'Unità”: Fascismo infame).

La prima pagina del "Messaggero" con la notizia della fucilazione dei 5 oppositori


La consueta “striscia in colonna” di Tomaselli vede come protagonista il contestatore “di destra”, riconoscibile perché indossa sempre il casco ed è in silhouette nera; il personaggio dice che il casco non è in linea con il “volto moderno e perbenista del mio partito” (il Movimento Sociale Italiano), ma che la protezione è indispensabile (contro le manganellate della polizia).


L'attivista di Tomaselli indossa il casco (o elmetto che dir si voglia) per un motivo ben preciso...


Nella sesta puntata di “Sarà capitato anche a voi!” Jack Marchal manda il suo Ratto Nero, che vorrebbe ritornare il ragazzo normale di un tempo, da Santa Democrazia - una sorta di divinità vudu sinistrorsa (nella mano destra regge un piccolo Mussolini a testa in giù) che riesce a trasformare i “porci” comunisti in borghesi e viceversa; ma per il nostro nero topo di fogna, per quanti ceri accenda alla santa, non c'è verso: rimane sempre uguale. Tocca alla sua ragazza spiegargli che “fra Democrazia e noi ci deve essere incompatibilità biologica”.


Il ratto Nero e la Santa Democrazia


Chiude il numero Re Pubica del Gamotta, che rimugina sui fallimenti delle sue codarde truppe, inviate contro il nemico (il fascista Regno di Borgosano, patria di Re Azione), ma incapaci di attaccare, riuscendo solo a “cacarsi sotto”, quando invece “sono talmente tanti che basterebbe che pisciassero tutti insieme che riuscirebbero ad annegare tutti i fascisti”.



N.8 – Febbraio 1976 (Angola: i bianchi se ne vanno…)

La copertina, dove in Angola un cimitero di croci bianche grida “finalmente liberi”, fa riferimento alla guerra civile iniziata nel 1975 che portò alla fine del colonialismo portoghese e alla presa del potere da parte di un movimento insurrezionale marxista eterodiretto da Cuba e URSS, il MPLA (ne vediamo sventolare la bandiera), vittorioso sull'UNITA, raggruppamento sostenuto dal Sudafrica bianco e dagli USA e guidato dal maoista Jonas Savimbi, e sul FNLA, il partito delle tribù del nord; il MPLA (Movimento Popular de Libertação de Angola) è ancora oggi in auge e la bandiera dell'Angola è praticamente quella del partito al comando.


Jonas Savimbi



L'Angola finalmente libera!


Nella settima parte delle “Eroiche imprese di Re Pubica, sovrano democratico e molto costituzionale” firmate dal Gamotta, il nostro, aizzato dal consigliere Zio Nista, cerca di far cadere in un trappolone il nemico Re Azione, proponendogli per telefono un'offerta di pace, per poter attirarlo a Casinolercio e massacrarlo a colpi di chiave inglese; il problema sono i dipendenti pubblici della SIP locale; quando Re Pubica cerca di mettersi in contatto con Borgosano si sente rispondere dall'operatore: “Impossibile: c'è in corso uno sciopero articolato a gatto selvaggio dei dipendenti della Società Repubblicana dei Telefoni in congiunzione con quello dei castratori di cammelli per solidarietà con i compagni raddrizzatori di banane che scioperano per sostenere la lotta delle meretrici democratiche che occupano in permanenza il posto di lavoro per appoggiare lo sciopero ad oltranza dei seminatori di rododendri che si agitano sulla piattaforma rivendicativa del porkogiuda a difesa dei salari degli strangolatori di topi che scioperano per solidarietà con la federazione dei…”


La compagnia telefonica di Casinolercio è in sciopero


Il Gamotta è autore anche della divertente storia autoconclusiva in due tavole intitolata “Il problema dell'aborto”, con riferimento al dibattito sul tema nel Paese (e ai continui cortei e lamenti degli abortisti) e alle discussioni in Parlamento per una legge sull'interruzione volontaria della gravidanza che proprio nel 1976 erano entrate nel vivo e che avrebbero portato alla Legge 194 del 1978; dissacranti alcuni affermazioni: “se legalizzano l'aborto Aldo Moro potrà finalmente avere la carta d'identità” oppure “se tutte le larve democratiche hanno deciso di evitare di riprodursi ci farebbero una cortesia, l'unica cosa positiva che possono fare: scomparire!”.

Adele Faccio ed Emma Bonino durante una manifestazione a favore della legalizzazione dell'aborto



Il dibattito sull'aborto secondo il Gamotta

Ecco poi Tomaselli con la sua “colonna a striscia”: il pennello di regime traccia su tutte le vignette la “pista nera” (degli attentati), l'unica che può essere seguita dalla magistratura.
Dopo l'exploit sul n. 5 ecco la seconda puntata di “Scene di caccia” del fumettista fiammingo Crunch: un cacciatore cileno, il signor Pedro, e il suo assistente Ramòn abbattono a fucilate un intellettuale francese che stava migrando dall'Ande carico di “volantini firmati Sezione Cilena della Quarta Internazionale”.


N.9 – Aprile 1976 (Per la città pulita, no all'aborto!)

Continua, fin dalla copertina di Marchal, la polemica contro l'orientamento della maggioranza delle forze politiche verso la legalizzazione dell'aborto; in questo caso l'aborto non è la pratica abortiva, ma un orrido feto nero che viene preso a calci in una discarica dal Ratto Nero; si notano di sfuggita, in quell'immondezzaio, alcuni elementi grafici che potrebbero essere d'ispirazione jacovittesca – il salame (soprattutto) e una lisca di pesce!



Il problema dell'aborto secondo Jack Marchal!


L'ottava puntata delle imprese di Re Pubica del Gamotta vede il sovrano di Casinolercio elaborare un falso piano di pace per incastrare il nemico Re Azione di Borgosano; chiamato per telefono il paese avversario, la testa coronata dal volto impaurito, da cui penzola un naso a forma fallica, chiede di “parlare con una personalità del suo rango”… e gli passano alla cornetta un bel maiale (fascista)!


A Re Pubica che chiede di parlare con una personalità del suo rango i militanti di Borgosano passano al telefono un grasso porcello!


Il contestatore in casco e silhouette nera di Tomaselli ha stavolta a che fare con la “libertà d'espressione”, che nel caso dei camerati coincide con “libertà di persecuzione” nel nome della Legge Scelba (entrata in vigore nel 1952, allo scopo di contrastare qualsiasi tentativo di apologia e di riorganizzazione del disciolto Partito Nazionale Fascista, ai sensi della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana).

Mario Scelba nel 1955


Chiude la parte fumettistica del n. 9 una doppia puntata (7 e 8) della saga del Ratto Nero di Jack Marchal, “Sarà capitato anche a voi”, che va così a pareggiare i “conti editoriali”, visto che questa fortunata serie sul n. 8 della “Voce della fogna” non era apparsa (forse era saltata per un ritardo nella consegna); dopo essersi recati da un prete in cerca di conforto, e aver scoperto che si tratta di un moderno omosessuale, i nostri due topacci fidanzati vanno a un comizio di antifascisti, facendo scappare tutti; il capo della banda, dopo essere rimasto tutto il giorno in cima a un lampione, confessa di essere “un fascista puro e duro” e scende; andrà a finire che i due gli pagheranno una marchetta con una bruttissima prostituta.


I Ratti di Marchal incontrano il prete omosessuale


N.10 – Giugno 1976 (La pubblicità il male della nostra epoca)

Ancora Jack Marchal agli onori della copertina: un attivista della destra radicale distribuisce “La Voce della Fogna”, offrendola anche a un “compagno” e chiedendogli se il giornale a lui piace; ecco la risposta: “Beh… veramente… non male… ma, per me, un giornale dev'essere democratico, laico e antifascista! O no?”


Re Pubica con il naso eretto che parla e straparla mentre dall'altra parte della linea la cornetta è stata messa nel WC


Il Gamotta scrive e disegna la nona puntata delle “eroiche imprese” di Re Pubica, sempre intento a far abboccare il nemico Re Azione al suo falso trattato di pace; per fargli trovare un po' di coraggio il consigliere Zio Nista gli fa bere un po' di Ritz Seng, un demo-ginseng regalato da compagno Ciu Lai Pok, che manda subito in erezione il naso fallico del sovrano; il coraggio ritrovato non serve a nulla perché Re Pubica parla e straparla, ma dall'altra parte della linea, a Borgosano, la cornetta è stata buttata nel cesso. Del Gamotta è anche la storiella successiva, in una tavola autoconclusiva; il ragionier Galbusetti, milanese puro, non vuol far sposare suo figlia con un “terrone”, perché “non ha voglia di lavorare”, perché “è ignorante, non si lava e puzza”, etc.; poi si reca con il figlio contestatore a un sit-in contro il razzismo dove vengono inalberati cartelli del tenore “Via i sudafricani dal Sudafrica”, “W Mobutu”, “W Angela Davis, abbasso Mina”; etc.; Mobutu era il sanguinario dittatore africano dello Zaire (ex Congo belga), fantoccio degli USA, rimasto al potere dal 1960 al 1996; Angela Davis è un'attivista americana di colore, iscritta alla Partito Comunista degli Stati Uniti, protagonista di marce e proteste e di numerose canzoni pop a lei ispirate.


Il milanese del Gamotta, progressista e antirazzista


Nella consueta “colonna a striscia” di Tomaselli si parla invece di infiltrati: un agente in borghese, insinuatosi fra “gli estremisti di destra”, teme che i fascisti “comincino a sospettare qualcosa”; e infatti gli sta per arrivare sulla nuca un sanpietrino, il celeberrimo blocchetto di pietra usato per le pavimentazioni e gettonato come arma da lancio durante le manifestazioni più infuocate.

Il sacro scudo della DC difende l'Italia dal comunismo...


Nuova doppia tavola di Jack Marchal per il suo “Sarà capitato anche a voi!”. E così con 10 numeri della “VDF” abbiamo, per il momento, 10 paginate del Ratto Nero, una saga in vista ormai della conclusione; in questa puntata le fogne sono impestate del più tremendo tanfo del mondo, quello elettorale, perché hanno di nuovo “sciolto” il parlamento; Agnelli della FIAT si fa tagliare le gambe dal mostro comunista ma continua a lanciare teneri messaggi di pace verso i compagni; intanto il Grande Occulto Stregone dei Maestosi e Venerabili Misteri Fanfanisti, con il suo scudo magico della DC, tenta di tramutare in “militanti democristiani” tutti i Ratti Neri; il provocatore viene mandato (letteralmente) all'inferno, ma i camerati cominciano miracolosamente a moltiplicarsi...


Lo scudo magico della DC può trasformare i camerati in militanti democristiani...


Francesco Manetti

(fine della 2a parte)