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venerdì 22 maggio 2020

L'OVALE NERO - racconto di fantascienza

di Francesco Manetti


Quando la crosta del Pianeta non si era ancora solidificata e lave color arancione ondeggiavano semifluide schizzando dalla fascia equatoriale colossali gocce in orbita, un oggetto nero, lucido e di forma ovale, grande quanto una piccola luna, veniva attirato dalla scarsa, ma pur sempre apprezzabile gravità del mondo nascente. Non aveva la "cosa" né insegne, né colori che potessero dichiararne la provenienza; niente sulla sua inattaccabile superficie poteva far pensare a quanto fosse antico... La totale assenza di portelli, oblò, scanalature, giunzioni, razzi, ali o antenne faceva sembrare quel bolide un sasso di fiume, tanto perfettamente levigato dalla corrente nel corso dei secoli da far dubitare che la sua forma potesse essere data solo dal caso.
A differenza di un ciottolo trovato nel greto di un torrente, l'oggetto scuro era artificiale, l'espressione di una cultura la cui fine era tanto lontana nel tempo quanto nello spazio. Il viaggiatore era la summa delle conoscenze della civiltà che lo aveva costruito; la sua messa a punto aveva richiesto il lavoro e lo studio di migliaia di esseri, attraverso venti delle loro generazioni. Poi, con uno scopo ben preciso, inciso nelle sue memorie quasi-biologiche, l'oggetto si era staccato dall'immenso cantiere spaziale geostazionario in cui era stato assemblato e la sua ricerca era partita.
Adesso l'ovale d'ardesia aveva finalmente trovato il luogo ideale per cominciare il suo lavoro e aveva iniziato a ronzare. Seguendo un flusso magnetico, un'enorme massa di roccia fusa si staccò dalla superficie ribollente del Pianeta e si incolonnò verso la "nave" in orbita. Questa si tuffò nel magma scomparendovi all'interno per diventare il nucleo attorno al quale quel materiale ad altissima temperatura si sarebbe raffreddato e solidificato.
Il titanico agglomerato di pietra ruotava, diventando sempre meno liquido nel gelo dello spazio e assumendo una forma sempre più vicina a quella della sfera. Ruotava e modificava il moto del giovane globo sottostante.




Con il trascorrere delle ère il Pianeta si era indurito e un satellite naturale, sfigurato dagli innumerevoli impatti meteoritici, vi ruotava intorno. Ampie zone di verde ed enormi distese di acqua ricoprivano quel mondo; in perenne lotta contro la Natura si ergevano immense megalopoli, nelle quali viveva circa la metà di tutti gli individui dell'unica specie animale intelligente, variegata nelle razze e nelle culture. Quelle etnie così diverse fra loro, incompatibili addirittura, avevano vissuto tempi terribili, segnati dall'inquinamento ambientale, dalla sovrapproduzione industriale, dal dominio del danaro e da guerre infinite. Ogni tipo di progresso - scientifico, culturale, spirituale - rimase bloccato per interminabili periodi. Gli scontri, alla fine terminarono, e quella terra viveva da qualche secolo una stupenda Età dell'Oro, dove il benessere e l'istruzione erano doni diffusi a un livello capillare fra gli abitanti. Quella specie si era così potuta dedicare all'esplorazione del cosmo, attraverso raffinati strumenti ottici e radiotelescopi montati sulle cime di altissime montagne.
Il direttore del più grande di questi centri di osservazione celeste, una mattina di buon'ora telefonò al più qualificato dei suoi radioastronomi, svegliandolo:
"...mmmh... Pronto, chi è?... Cosa succede...?"
"Sono il direttore. Vieni qui al più presto, perché sembra che ci sia un problema", e riappende.
"Educato e chiaro come sempre!", mormorò lo scienziato. Poi si alzò per prepararsi un buon caffè, fatto con i fondi di quello del mattino precedente, come aveva visto in un vecchio film sulla vita di uno scalcinato detective e per l'ennesima volta si trovò a chiedersi se questa pratica mattutina di "riciclaggio" l'avesse inventata lui o quella pellicola.
Dopo una decina di minuti lo specialista si ritrovava già in auto, lanciato con calma sulla via dell'osservatorio. Non ci avrebbe messo meno di due ore a salire lassù dalla città dove abitava. La strada di montagna, abbastanza impegnativa, gli avrebbe fatto scordare che quella notte aveva dormito solo quattro ore e la notte prima, pur avendo passato dieci ore a letto, non poteva affermare di aver dormito. Sperava solo che il "problema" si sarebbe sgonfiato in fretta o che addirittura non ci fosse un vero problema, ma solo un nuovo attacco di ipocondria allarmistica del direttore.



Arrivato sull'altopiano dove era installato il centro, lo scienziato si precipitò lentamente verso l'ufficio del Gran Capo, per sentire cosa diavolo l'avesse portato a interrompergli il bellissimo - ed eccitante - sogno che stava vivendo.
"Siediti. I dati arrivati ed elaborati stanotte lo hanno confermato, purtroppo", disse cupo il direttore al giovane studioso, senza alzare gli occhi incorniciati da uno spesso paio di lenti dai fogli che straripavano dalla scrivania.
"Confermato cosa? Caso mai se lo fosse scordato, ero in ferie e..." 
"Si sta dirigendo qua e quel bastardo è grande la metà della nostra luna", lo interruppe bruscamente il direttore.
Per un attimo il giovane rimase incredulo, senza riuscire a pronunciare una sola parola. Poi, cercando di mantenere la calma, afferrò la cravatta verde e gialla del direttore e la tirò a sé finché i volti dei due non si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro.
"Stai forse cercando di darmi a bere che, come nel più squallido dei film di fantascienza, un grosso e cattivo meteorite sta per distruggere il nostro bel pianeta?". Per la prima volta da quando lavorava al Centro aveva dato del "tu" al suo direttore.
"Calma, ragazzo! Anche se la mia cravatta non è la più elegante che mia moglie poteva regalarmi per il mio compleanno, è scortese farmelo capire così. Comunque, questo non è cinema, è la realtà."
La parola si sollevò nella stanza e ricadde come un macigno addosso ai due. Il direttore si rimise a sedere, mentre l'altro si alzò e cominciò a coprire la stanza in lungo e in largo con ampi passi.
"Ci deve essere una soluzione, una via d'uscita. Non posso crederci: dover morire perché uno stupido planetoide, in tutta la vastità dell'universo, va a sbattere proprio qua. Quando dovrebbe arrivare, l'intruso, secondo i calcoli?"
"Fra 483 anni, 105 giorni, dieci ore, 24 minuti e 38 secondi, circa", snocciolò il Capo, accomodandosi con l'indice la montatura degli occhiali sul naso.
"COSAA?! Osi svegliarmi alle 6 del mattino per dirmi che il mondo finirà fra CINQUECENTO ANNI?! A quell'epoca non saranno più vivi nemmeno i nipoti dei nipoti dei miei nipoti, e tu vieni a buttar giù dal letto ME, OGGI e, per giunta QUASI IN PIENA NOTTE?! E poi, come cavolo sei riuscito a calcolare con sicurezza un così lontano momento d'impatto, fino al secondo? Non so cosa mi trattenga dal mandare te e tutta questa baracca a farvi..."



"Non sono stato io a fare quei calcoli. Sono apparsi stamane sugli schermi dei nostri computer e ho subito contattato gli altri miei colleghi. Ogni osservatorio del mondo è stato interessato dallo stesso fenomeno. Abbiamo cercato di confermare i dati interrogando i calcolatori del Comando Militare, quelli con maggiore potenza di calcolo, e pare che un piccolo pianeta errante per adesso molto distante, potrebbe entrare nel nostro sistema solare in un periodo variabile fra i 300 e i 600 anni. Più tardi sugli schermi degli elaboratori è arrivato un messaggio in una lingua che si avvicina alla nostra, che, coma sai, è parlata dalla maggior parte degli abitanti del globo. Chiunque lo abbia mandato dice di trovarsi CON la luna da ben cinque miliardi di anni. Il messaggio spiega che dobbiamo iniziare immediatamente a operare per rimediare alla catastrofe che ci colpirà fra quasi mezzo millennio e..."
"L'unica cosa che possiamo fare è scrivere bei libri sull'argomento per i posteri, in modo che costruiscano arche o qualcosa del genere per andarsi a trovare un posticino più tranquillo, magari in un'altra galassia", lo interruppe l'altro, con velenoso sarcasmo.
Proprio in quel momento gli venne a mancare la terra sotto ai piedi e si ritrovò sdraiato sul pavimento con la testa ammaccata. Il direttore era invece rimasto a sedere, aggrappandosi alla scrivania.
"Non mi hai fatto finire di dire che l'autore del messaggio parlava anche di una dimostrazione su scala mondiale della sua potenza, in modo da convincerci a darci da fare subito".
Dopo aver detto questo il direttore dell'osservatorio astronomico accese la televisione. Tutti i programmi mostravano giornalisti affannati e sconvolti. La notizia sulla bocca di tutti era una sola, diffusa da tutte le stazioni.
"Incredibile! Un'onda sismica di media intensità ha fatto il giro del globo in pochi secondi! Limitati i danni alle persone e alle cose, ma non si capisce come...". Il giovane spense l'apparecchio, interrompendo il discorso dello speaker. Era come risvegliarsi in un manicomio. Qualcosa di intelligente e di antichissimo lanciava dalla luna esortazioni, minacce e prove di forza.
Un ronzio elettronico attrasse l'attenzione dei due astronomi verso la stampante del computer. Si era azionata da sola e andò avanti per parecchio tempo, riempiendo di grafici, disegni e cifre fogli su fogli. Per finire, un nuovo messaggio. Il direttore prese l'ultimo pezzo di carta uscito dalla macchina e lesse, a voce alta.
"Questa è solo la prima parte delle istruzioni che dovrete eseguire prima dell'arrivo del planetoide. Vi occorreranno circa dieci anni per riuscire ad attuarle, allo stato della vostra tecnologia. Mettete in campo i vostri maggiori esperti e non lesinate le risorse. Quando avrete terminato questo primo passo mi farò sentire di nuovo".
Il giovane scienziato uscì in silenzio dall'ufficio. Sarebbe tornato a casa e si sarebbe di nuovo messo a letto. Almeno per lui quei dieci anni sarebbero iniziati una paio di giorni dopo.



Da quel momento, esattamente ogni decennio arrivarono le istruzioni dall'entità della luna. Schiere di astrocarpentieri le misero in pratica seguendole alla lettera per secoli.
Quando mancavano pochi anni all'arrivo del planetoide, ormai già visibile a occhio nudo, fu completato quello a cui in tanti avevano lavorato usando ogni risorsa economica e ambientale del Pianeta, per numerose generazioni: uno sconfinato oggetto nero, lucido, di forma ovale, perfetto, pieno fino all'inverosimile di macchinari incomprensibili.
Pochi mesi prima della fine l'oggetto nero parlò, con una voce asessuata, attraverso ogni apparecchio che sul Pianeta fosse in grado di riceverlo e di ritrasmetterlo.
Forse la gente, che per quasi cinque secoli aveva speso ogni sua forza per obbedire a quegli ordini così perentori, avrebbe voluto sentire qualcosa di diverso; forse sognavano che l'oggetto lassù si aprisse per accogliergli tutti nel proprio grembo e portarli lontani dall'imminente distruzione totale. Ma il discorso fu un altro, inaspettato.
"Abitanti di questo pianeta! Per circa 500 rivoluzioni solari la vostra specie si è dedicata quasi esclusivamente alla mia costruzione, e moltitudini intere sono morte senza averne mai saputo il perché. Ormai è giunto il momento di svelare il mio scopo.
"Prigioniero nel cuore della vostra luna, fuso irrimediabilmente in essa, ma ancora attivo, esiste un oggetto in tutto e per tutto uguale a me. Fu terminato di costruire 6 miliardi di anni fa, quando l'universo era più giovane di adesso. L'antica specie che lo aveva creato scomparve poco dopo che l'ovale era partito dal loro pianeta, polverizzato con tutti i suoi abitanti dall'esplosione del loro sole.
"Quella gente, proprio come voi, aveva dedicato i suoi ultimi secoli della loro esistenza alla realizzazione di un progetto imposto loro da un ovale identico a me e al mio predecessore, sepolto da miliardi di anni nella loro luna.
"Come era successo miliardi di anni prima a un altro pianeta in un'altra galassia, copie dei DNA di tutte le razze, di tutte le specie animali e di tutte le specie vegetali di quel mondo furono immagazzinate nelle memorie dell'ovale nero. Quello era il loro lascito. Il testamento di un INTERO pianeta. Una promessa di rinascita. Il mio predecessore, come aveva fatto il suo predecessore, viaggiò per eoni fra le galassie, alla ricerca di un pianeta in formazione che potesse ospitare con efficacia quel nobile retaggio genetico. Inseminò di vita quel mondo, altrimenti sterile. VOI eravate gli ultimi discendenti della specie primordiale, e per milioni di anni vi siete evoluti su questo globo, modellato sulla falsariga del pianeta primordiale. Oggi il destino impone un nuovo inizio alla vostra specie. Le mie banche dati stanno già copiando i vostri DNA e quelli di tutte le forme di vita presenti su questo mondo. Presto mi metterò in viaggio."

Quando l'ovale partì, un mese prima dell'arrivo del planetoide assassino, lasciando l'orbita di un mondo morente devastato da tempeste, terremoti, colassi magnetici e gravitazionali, non ci fu nessun festeggiamento. Non ci fu nessuna commemorazione. Niente di niente.

Non c'era più nessuno su TERRA DECIMA.


Francesco Manetti

domenica 6 dicembre 2015

COSTARELLI & MANETTI - NEL NOME DELLA FANTASCIENZA!

di Francesco Manetti

...purtroppo questo mio disgraziato blog personale Ultimo Istante viene aggiornato ormai soltanto allo scadere di ogni calenda greca! Il lavoro stipendiato (che - fra l'orario reale, le lunghissime pause pranzo, gli spostamenti in auto da Prato a Firenze e viceversa, etc. - mi porta via oltre 60 ore settimanali), la famiglia, la casa e poi l'impegno con Mondadori (cinque collane a partire dal 2011: Alan Ford Story, Alan Ford TNT Edition I e II serie, Kriminal Omnibus e Satanik Omnibus) e i Quaderni Bonelliani di Dime Web (gestisco io tutti i collaboratori esterni, per un totale di circa 200 post all'anno, ai quali devo sommare i miei), mi succhiano via praticamente tutta la vita - quando non sono a letto, in bagno e a tavola!
Negli ultimi tempi si sono poi aggiunti tre progetti a cui tengo partocolarmente, progetti per il momento "segreti", che sto portando lentamente avanti con tre cari amici - uno dei quali è il toscano Massimo Gamberi, fumettista professionista conosciuto alla fine degli anni '80 ai tempi di Collezionare!


Luciano Cosatrelli

Francesco Manetti


Uno di questi progetti, quello in fase più avanzata, mi vede coinvolto con Luciano Costarelli, artista milanese che conobbi, anche lui, all'epoca della fanzine Collezionare, sulla quale pubblicammo, fra la fine degli anni '80 e l'inizio dei Novanta, due nostre storie a fumetti (mie le sceneggiature, suoi i disegni): La sentenza e Albert. Persi ahimé di vista per 25 anni ci siamo ritrovati grazie a Facebook (uno strumento utilissimo, se ben usato) e Luciano ha manifestato l'intenzione di ridisegnare quelle due avventure (a mio avviso già stupende sul versante grafico). I risultati sono stati a dir poco eccellenti e abbiamo pubblicato su Dime Web le sette tavole totali, che più sotto vi propongo. Il progetto non si ferma a queste "riedizioni": io e Luciano continueremo nella produzione di storie di SF, tanto che una terza è già nella fase delle matite! Vi terrò aggiornati!

Eccovi dunque, Albert e subito dopo La sentenza:







(f.m.)

domenica 29 marzo 2015

ERETICAMENTE: ULTIME NOTIZIE

di Francesco Manetti

Dopo qualche mese è venuto il momento di aggiornare qui su Ultimo Istante la bibliografia di ciò che ho pubblicato sulla rivista EreticaMente!






Credo che possa interessare ai lettori del mio piccolo blog Ultimo Istante leggere anche questi miei articoli fumettistici e letterari che - per l'argomento e il pubblico ai quali sono destinati - si differenziano da quelli (da me scritti o curati) che trovate su Dime Web.




Per arrivarci basta entrare nel mio profilo personale di autore: troverete una mia foto recente (agosto 2014), una mia breve biografia e - soprattutto - i link a tutti i miei articoli. Mi firmo Francesco G. Manetti ("G" sta per Giuseppe, il mio nome di battesimo) appunto per differenziare questa mia produzione su EreticaMente da quella "bonelliana" di Dime Web (e anche perché c'è un altro Francesco Manetti, un bravissimo e preparatissimo ragazzo di Pisa, che pubblica articoli, su carta e in rete).




Oppure, se siete interessati a un argomento in particolare, eccovi la lista dei miei articoli (con relativo collegamento) aggiornata all'agosto 2014:

 (l'ultimo libro di Degrelle era una sorta di album della memoria, di storia della sua vita raccontata attraverso i rapporti amicali e professionali tra il fondatore del REX e il fumettista Remì; il libro, apparso in francese nel 2000, fu sequestrato e la tiratura fu distrutta, eccetto le poche copie che già erano state vendute; nel 2014 è uscita la 1a edizione italiana: questa è una sorta di recensione molto approfondita)

 (vediamo come Hergé affronta nelle avventure di Tintin i problemi legati all'emergere delle due superpotenze del XX secolo, USA e URSS, negli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale)

 (la visione degli imperi statunitense e sovietico nel fumetto e nella satira di Jacovitti degli anni '30 e '40)

(genesi e autori del giornale di trincea della 3a Armata "La Tradotta", uscito dal marzo 1918 al luglio 1919; analisi estremamente approfondita - pagina per pagina - e inquadramento storico dei numeri da 1 a 10)

(analisi e inqudramento storico dei numeri da 11 a 25 e dei tre supplementi al n. 18 del settimanale "La Tradotta")





- L’idea “fumetto” nella Storia: l’Arazzo di Bayeux e La Divina Commedia del Botticelli

Tento qui di dimostrare come il linguaggio e i codici di comunicazione propri del fumetto abbiano origini molto più antiche della fine XIX secolo.

- Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney

Ecco la prima parte di una serie di articoli dedicati a Fascismo & Fumetti: qui analizzo i rapporti fra la Walt Disney Production e le alte cariche fasciste
- Il "300" di Frank Miller: Giganti vs. Eraclidi!  

Le fonti nobili e tradizionali di uno dei capolavori del fumetto internazionale


- Uno sguardo incerto sul futuro: Michel Houellebecq

Il filone fantastico della straordinaria narrativa del controverso scrittore francese Michel Houellebecq, aggiornata all'ultimo volume, Sottomissione.





- Demogorgone Liberato

La recensione ragionata del saggio Il mito di Demogorgone e una riflessione sull'accoglimento della figura divina nei media popolari.


- Fascismo & Fumetto: il paradosso avventuroso

Come il divieto di pubblicare fumetti stranieri durante il periodo bellico abbia dato l'input decisivo per la nascita del fumetto avventuroso in Italia: una recensione approfondita e allargata del saggio Eccetto Topolino.


Francesco Manetti

sabato 8 dicembre 2012

LA SENTINELLA DI BROWN, INTERPRETATA DA MAY & MANETTI!

Verso la fine degli anni Novanta tenni a Carmignano un corso di storia e sceneggiatura del fumetto. Parteciparono pochi ragazzi... pochi ma entusiasti! Una delle "alunne", in arte May Himura, disegnò una bellissima tavola autoconclusiva basata su un mio testo, una riduzione di un celebre racconto di Fredric Brown, uno dei massimi autori di fantascienza della golden age, specializzato in storie brevi. Anche se Ultimo Istante non è un blog "fumettistico" credo che questo aggancio alla letteratura di genere non sia del tutto fuori luogo... (f. m.)


Cosmolinea B-2, pubblicato nel 1983 da Mondadori. L'antologia browniana ospita il racconto La sentinella, protagonista anche della copertina di Karel Thole (straordinario illustratore, di cui vi parlerò in un prossimo post).


Fredric Brown

sabato 1 dicembre 2012

UFO DAL PASSATO!

di Francesco Manetti


Premessa

Sul n. 157 di Comic Art, la rivista pubblicata dall'omonima casa editrice romana di Rinaldo Traini, uscito alla fine del 1997, pubblicai una doppia recensione: quella di un interessante libro americano dedicato agli UFO nella letteratura, nel fumetto, nel cinema, etc. pubblicato nel giugno dello stesso anno; e quella di un volume inglese dedicato agli "incontri ravvicinati" nella storia delle cinematografia. Con una scelta attuale di immagini e didascalie, mi piace riproporvela oggi - quindici anni dopo!- con tutte le sue ingenuità (per esempio l'esagerata ammirazione che avevo allora per le stelle-e-strisce) e i suoi arcaismi, soprattutto per quanto riguarda gli accenni e i consigli (!) per il web: proprio nel periodo in cui lo scrissi (autunno 1997) mi collegavo per le prime volte a Internet da casa mia. Si pagava il nodo un tanto al mese e si pagava la telefonata alla Telecom - chiamata ancora SIP, visto che il passaggio era avvenuto soltanto 36 mesi prima. Scaricare testi via modem era esaperante (non parliamo delle immagini, dei programmi o di qualsiasi altra cosa). Ci sembrava però di essere quasi come i protagonisti di Wargames. Era qualcosa di incredibilmente nuovo - e ALIENO! (F. M.)



Comic Art n. 157, dicembre 1997.



Pop culture e fantascienza (dicembre 1997)

Gli Stati Uniti d’America sono una nazione giovane, addirittura “senza storia” secondo i canoni europei. Gli Americani, però, sono un popolo intraprendente e grazie alla “cultura popolare” si sono ricreati non solo un loro personalissimo “passato”, ma anche un’affascinante “mitologia” moderna. Nella pop culture americana il fenomeno dei dischi volanti non è mai stato preso troppo alla leggera. Chi ha l’opportunità di “navigare” per Internet, vero affresco post-moderno di tutte le suggestioni della nostra epoca, potrà facilmente rendersi conto, entrando in “siti” USA, della grandissima mole di informazioni riguardanti la cultura popolare associata alla scienza “ai confini della realtà” e alla science fiction. Connettendosi a un “motore di ricerca” (ottimi Infoseek e Yahoo!) e digitando, per esempio, “Area 51” o “Roswell crash”, si dispiegano davanti agli occhi del video-lettore migliaia di pagine “aliene”, con mappe, fotografie, commenti, indagini e così via. Siamo aldilà del sincero folklore dei nostri gruppi ufologici, dove il fatto scientifico viene spesso associato a un certo misticismo para-religioso, tingendosi sovente di ridicolo, con contattisti sfoggianti sanguinolente stigmate e così via. Il fenomeno UFO (acronimo inglese per Oggetto Volante Non Identificato - e non a caso OVNI è UFO in francese e in spagnolo) se da un lato crea, a partire dalla fine degli Anni Quaranta, vere e proprie maree ricorrenti di isteria collettiva, dall’altro stimola centinaia di autori, di aziende e di esperti di marketing a produrre romanzi, racconti, film, illustrazioni, dischi (musicali!), fumetti e tonnellate di oggettistica e gadget aventi come referenti le astronavi extraterrestri. Cerca di creare un certo ordine in questo marasma spaziale multimediale un illustratissimo saggio di Eric e Leif Nesheim, rispettivamente padre e figlio.



Saucer Attack!, giugno 1997



Si tratta di Saucer Attack! Pop Culture in the Golden Age of Flying Saucers (“I dischi attaccano! La cultura popolare nell’età d’oro dei dischi volanti”), pubblicato dalla Kitchen Sink Press, dove viene soprattutto analizzato il periodo della “prima ondata”, dagli Anni Quaranta agli Anni Sessanta (con frequenti puntate nel “prima” e nel “dopo”). Con “Saucer Attack!” gli autori intendono inoltre festeggiare il cinquantesimo anniversario di due eventi primari per l’ufologia moderna: l’avvistamento di Kenneth Arnold e l’incidente di Roswell nel New Mexico, tornato alla ribalta durante l’estate del 1995 con la diffusione del presunto filmato della presunta autopsia di un presunto alieno (il tutto piuttosto inquietante, a dire il vero).


Kenneth Arnold e il "suo" UFO.


Un impressionante fotogramma della registrazione della pretesa autopsia su uno dei cadaveri alieni rinvenuti nel sito dell'incidente di Roswell. Il filmato fu reso pubblico nell'estate del 1995.


“I dischi”, afferma Eric Nesheim nell’introduzione, “entrarono nella psiche collettiva in un periodo di grandi tensioni e paranoia per l’America. La gente aveva paura della Bomba e delle infiltrazioni comuniste. La guerra di Corea, lo Sputnik e i primi nostri insuccessi nella corsa allo spazio avevano minato la fiducia nazionale. Carl Jung credeva che i dischi volanti fossero proiezioni psicologiche di paure e desideri generali in un mondo di incertezze.” L’isteria da invasione interplanetaria come metafora del terrore di un avvento del comunismo negli USA durante la guerra fredda? Forse, ma scene di panico di massa si erano già viste in America già una ventina di anni prima, quando la falce & martello faceva meno paura: nel 1938 Orson Welles, narrò alla radio una versione talmente credibile del romanzo “The War of the Worlds” del suo quasi omonimo H. G. Wells che molti abitanti della East Coast credettero per davvero di star vivendo in diretta le fasi più drammatiche di un assalto marziano.



Is this tomorrow, celebre fumetto di propaganda anti-comunista pubblicato negli USA nel 1947. L'esplosione di avvistamenti UFO in quegli anni, secondo alcuni commentatori, si spiegherebbe anche con il timore di un'invasione sovietica e con la communism hysteria.



E il successo globale di recenti film di “invasione” con alieni cattivi o “post-spielberghiani” (“Independence Day”, “Mars Attacks!”, “The Fifth Element”, “MIB”, “Space Troopers”) dimostra che queste paure sono ancora vive nel subsconscio e che, se opportunamente stimolate, sono ancora capaci di muovere le masse (per andare al cinema, almeno!). Curiosi personaggi come Ray Palmer (ex-redattore di pulp magazine di fantascienza, venne contagiato dalla mania per gli UFO nel 1948 e fondò numerose riviste specializzate, tra le quali Fate, Flying Saucers, Mystic e Search), Donald Keyhoe (teorico delle cospirazioni statali contro la diffusione di notizie riguardanti gli UFO e fondatore del NICAP, il Comitato Nazionale d’Indagine sui Fenomeni Aerei), Gray Barker (il primo a introdurre il concetto di Uomini in Nero, un misterioso gruppo paragovernativo che si occuperebbe di insabbiare informazioni ufologiche), George Adamski (inventore del concetto di “astronave madre”, fu uno dei primi “contattisti” ed esibiva come prova strane foto di UFO a forma di lampadari da cucina, poi rivelatesi false), Buck Nelson (un agricoltore che sosteneva di essere stato rapito dagli alieni, che solcavano gli spazi interplanetari in compagnia di cani venusiani telepatici); riviste di narrativa e di saggistica dalle copertine coloratissime riproducenti aeronavi come Amazing Stories, Fantastic Universe, Galaxy, Science and Mechanics, Mechanix Illustrated, Space, Other Worlds, Startling Stories, Astounding Science Fiction, Super Science, Imagination, Fantastic, Fantasy and Science Fiction, Worlds of Tomorrow, Orbit; fumetti “di genere” come Flying Saucers, Weird Science, Outer Limits, Space Man, Space Adventures, Adventures into the Unknown, UFO Flying Saucers, UFO Mysteries, UFO Encounters, Atom-Age Combat, Space Western; film cult come “The Body Snatchers”, “Invisible Invaders”, “Village of the Damned”, “The Space Children”, “The Thing from Another World”, “It conquered the World”, “Invasion of the Saucer-Men”, “Earth vs. the Flying Saucers”, “The Mysterians”, “The 27th Day”, “The Cosmic Man”, “The Flying Saucer”, “UFO”, “The Atomic Submarine”, “Forbidden Planet”; tutto questo, insieme a una mole incredibile di giocattoli in plastica e latta raffiguranti dischi, robot e alieni, contribuì alla nascita di una nuova forma di mito moderno.



La copertina "ufologica" di Mechanix Illustrated uscito nel marzo 1957.


Se gli statunitensi Nesheim padre e figlio analizzano la UFO hysteria da un punto di vista sociologico, di costume e multimediale, concentrandosi soprattutto sugli Anni Cinquanta (“quando l’America era al tempo stesso più innocente e più paranoica”) e riferendosi anche alla “realtà” degli atterraggi da altri pianeti, gli inglesi David Miller e Mark Gatiss preferiscono restringere il campo di indagine extraterrestre al solo mondo del fantasia cinematografica allargando però lo “spettro temporale” all’intero ventesimo secolo con il volume They Came from Outer Space! Alien Encounters in the Movies (“Sono venuti dallo spazio profondo! Incontri alieni nei film”), pubblicato da Visual Imagination.


They Come From Outer Space!, 1996



“Forse sono in viaggio. Forse non arriveranno mai. Forse sono già stati qui. Il fatto è che gli alieni sono fra noi. Comunque sia, qui non intendiamo occuparci della vita reale – come potrà verificare ogni vero appassionato di fantascienza – ma esclusivamente degli alieni dei film: quelle creature distruttive dotate di raggi della morte e sonde rettali che hanno infestato la nostra coscienza collettiva fin da quando George Méliès ricreò la Luna nella sua serra. Era nostra intenzione celebrare la nobile tradizione degli alieni cinematografici in un modo gradevole e accessibile; punzecchiando i pochi miti, esaltando i pochi capolavori non riconosciuti ed esercitando una critica crudele sugli sprechi di celluloide. Lo spazio ci ha impedito di occuparci di altri soggetti fantascientifici, salvo alcune vistose eccezioni che hanno influenzato pesantemente il genere dell’essere venuto dallo spazio esterno. La prossima volta, forse…” Nell’introduzione i due autori d’Albione scrivono dunque un vero e proprio manifesto programmatico: i più noti “non umani” immortalati su pellicola in ogni parte del mondo sfilano davanti agli occhi del lettore seguendo un flusso rigorosamente cronologico. Si parte dal francese “Le voyage dans la Lune” di Méliès (1902) e si termina con l’americano “Independence Day” di Emmerich (1996), passando da prodotti “trash” e capolavori del genere come “Metropolis” (Lang, 1926), “The Thing from Another World” (Nyby, 1951), “The Day the Earth Stood Still” (Wise, 1951), “The War of the Worlds” (Haskin, 1953), “Godzilla” (Honda, 1954), “The Quatermass Experiment” (Guest, 1955), “Forbidden Planet” (Wilcox, 1955), “Invasion of the Body Snatchers” (Siegel, 1956), “The Blob” (Yeaworth, 1958), “Village of the Damned” (Rilla, 1960), “The Day of the Triffids” (Sekely, 1962), “Dr. Who and the Daleks”, (Fleming, 1965), “Barbarella” (Vadim, 1967), “2001 - A Space Odissey”, (Kubrick, 1968), “The Andromeda Strain” (Wise, 1970), “Dark Star” (Carpenter, 1974), “The Man Who Fell to Earth” (Roeg, 1976), “Star Wars” e il resto della trilogia (Lucas, dal 1977), “Close Encounters of the Third Kind” (Spielberg, 1977), “Alien” e sequel (Scott, dal 1979), “Star Trek: The Motion Picture” (Wise, 1979), “E.T.” (Spielberg, 1982), “Starman” (Carpenter, 1984), “The Terminator” (Cameron, 1984), “Dune” (Lynch, 1984), “Cocoon” (Howard, 1985), “Predator” (McTiernan, 1987), “They Live” (Carpenter, 1988), “The Abyss” (Cameron, 1992), “Stargate” (Emmerich, 1994) e “Species” (Donaldson, 1995).


Poster americano originale per The Day the Earth Stood Still, il capolavoro girato da Robert Wise nel 1951, noto in Italia come Ultimatum alla Terra.



Come visto nel libro inglese, a partire dal 1977 entrano a far parte a pieno titolo della cultura e della mitologia pop americane i mondi, gli ambienti, i personaggi, i costumi, le armi, i veicoli, le astronavi, i linguaggi, gli strumenti, i suoni, le vicende, gli amori e le battaglie dei film di Star Wars, la celeberrima trilogia di space opera nata da un’idea dello scrittore, sceneggiatore e regista statunitense George Lucas che ha saputo fondere mirabilmente avventura, fantasy, narrativa cavalleresca e fantascienza in unicum indistricabile. E il culto di Guerre Stellari è fatto anche di oggetti minimi, di vere e proprie figure votive. Il “vangelo” di questo particolare aspetto del “credo starwarsiano” è The Official Guide to Star Wars Toys, la neonata rivista della Topps Publishing (la ditta delle card da collezione): nelle sue pagine multicolori, ricche di fotografie e illustrazioni, è possibile trovare tutto ciò che ha a che fare con la modellistica, l’oggettistica, il merchandising e l’aspetto ludico dell’universo di Star Wars. Darth Vader, che troneggia sulla copertina del n° 1, per la prima volta senza il ben noto casco nero “nazistoide”, è il vero sacerdote assoluto (incarna simultaneamente il Bene e il Male) della moderna pop religion a stelle-e-strisce.


La Disney ha appena comprato la Lucas Ltd. Il popolo senza storia per eccellenza, dopo aver divorato la storia altrui, cannibalizza anche la propria, recentissima e tutta fondata sull'immagine senza sostanza.



Francesco Manetti