martedì 2 febbraio 2021

I FUMETTI DELLA FOGNA - 4a PARTE (1977/1978)

di Francesco Manetti


"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 16/20 - 1977/1978


Per nove anni, fra il dicembre del 1974 e il novembre del 1983, venne pubblicata a Firenze da Marco Tarchi e da un gruppo di suoi giovani collaboratori una fanzine politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che recitava - cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao - Fascisti, carogne, tornate nelle fogne. In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con foliazione e periodicità varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica (che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale italiana, a saggistica varia, a tanta satira di costume e politica. Sul giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (Emma Moriconi, 2014), che racconta la strage di Acca Larentia (gennaio 1978) vista da destra.


Marco Tarchi e Giampiero Mughini seduti al Caffè Rivoire di Firenze con le copie della Voce della Fogna sul tavolino. Intervista trasmessa dalla RAI nel dicembre 1980 


Lo stesso ideatore è ritornato più volte sull'argomento, in interviste scritte (come quella rilasciata a Nicola Rao nel 2008, per il libro "Il sangue e la celtica") e filmate (come nel documentario "Nero è bello", curato da Giampiero Mughini e trasmesso da RAIDUE nel 1980) e soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa, esauritissima e introvabile) e la seconda datata 2019 (copertina nera, delle Edizioni La Vela di Viareggio); l'omnibus del 2019 è quello su cui ci siamo basati per stilare la nostra "cronologia ragionata" in sei puntate (questa è la terza) e per trarre parte delle illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole); una “cronologia ragionata” che si occupa però quasi esclusivamente dell'aspetto fumettistico del mensile, quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”. Del resto, proprio nella già citata intervista televisiva del dicembre 1980, Marco Tarchi, seduto con Giampiero Mughini nello storico Caffé Rivoire di Piazza della Signoria a Firenze, con le copie della VDF (erano usciti fino ad allora 25 numeri) sparpagliate sul tavolino, diceva riguardo all'importanza del “linguaggio fumetto”:

Fin dal primo numero noi cominciammo a pubblicare delle pagine di fumetti, perché riteniamo che abbiano una portata immediata nella comprensione di certi messaggi nei confronti del mondo giovanile.


n. 16 - dicembre 1977 (60 anni fa: la Rivoluzione Russa) 

Anche l'ultimo numero del 1977 sfoggia una caustica copertina di Jack Marchal: per il sessantesimo anniversario del colpo di stato leninista il grande disegnatore francese sceglie di rappresentare beffardamente un gulag sovietico.

Copertina del n. 16, dicembre 1977. Disegno di Marchal



Torna il Gamotta, in libera uscita da “Re Pubica”, con le due esilaranti tavole di “Indagine di un funzionario al di sopra di ogni sospetto” (datate 1971): si tratta del Dottor Duepesi ("sostituto sottoprocuratore aggiunto sottoincaricato in seconda") che indaga sulle piste nere; le città vengono messe al setaccio, passate al pettine fitto per scovare il pericolo fascista; cadono nella rete preti (la loro berrettina viene infatti scambiata per un fez), alpini (a causa del loro patriottismo), scolari delle elementari (per il loro grembiule nero) e persino la personificazione degli USA, Uncle Sam (visto che le SAM erano le Squadre Azione Mussolini); alla fine Duepesi si rivelerà essere il più fascista di tutti!

L'inizio del nuovo fumetto del Gamotta sul n. 20



Terminata la saga del Ratto Nero di Marchal, “La Voce della Fogna” inizia a ospitare un altro celebre fumetto della “destra identitaria” francese: si tratta della “Banda Balder”, tratta dalla rivista “Balder” di Emmanuel Ratier (1957 – 2015); secondo Marco Tarchi il disegnatore del fumetto, con lo pseudonimo di Rémi era proprio Ratier, e così ne parlava su “Il primato nazionale” il giornalista Armando Scianca in occasione della prematura morte:

Nato il 29 settembre 1957 ad Avignone, Ratier aveva praticamente consacrato tutta la sua vita alla militanza e alla controcultura. Studente all’università di Rouen, era presto diventato dirigente del Front de la Jeunesse di Normandia, organizzazione giovanile del Parti des Forces Nouvelles. Qui aveva ideato "Balder", un periodico regionale di ispirazione nazionalrivoluzionaria, prima di una lunga serie di iniziative editoriali. Diplomato al Centre de Formation des Journalistes di Parigi, ha poi lavorato per diverse testate, tra cui "Le Spectacle du Monde", "Le Figaro Magazine", "National Hebdo", "Le Crapouillot", "Valeurs Actuelles" e "Minute". Era succeduto al defunto Yann Moncomble a capo della casa editrice Faits et Documents, stesso titolo di una lettera di informazione bimestrale con cui da tempo Ratier informava i suoi contatti dell’attualità politica, anche nei suoi aspetti meno conosciuti al grande pubblico. Era anche titolare, dal 2008, di una sua trasmissione su Radio Courtoisie. Dal 2005 era diventato anche animatore della libreria Facta, in pieno centro a Parigi. Un vero presidio di cultura anticonformista, tanto da attirarsi le attenzioni dell’antifascismo militante, che solo negli ultimi tempi aveva assaltato il locale ben due volte, nel dicembre 2013 e nel febbraio 2014. Specializzato in inchieste sulle lobby e sui gruppi di potere, aveva dato qualche grattacapo a Manuel Valls, con il suo saggio Le Vrai Visage de Manuel Valls. Si tratta di uno dei rari casi in Europa in cui il presidente del Consiglio viene messo in serio imbarazzo da un’inchiesta proveniente dagli ambienti identitari e non conformi. La sua presenza, in tutti gli avvenimenti politici e metapolitici di rilievo della scena nazionalista francese, era una costante, anche se spesso era discreta, volta unicamente al contributo disinteressato, come si addice a un uomo di milizia.


Sopra e sotto: Emmanuel Ratier e la sua fanzine "Balder" (n. 11, giugno 1978)



I protagonisti della striscia “La Banda Balder” sono un gruppo di facinorosi giovani vichinghi (e non a caso Balder o Baldr è un dio solare della della tradizione norrena), pagani e idealisti, che potrebbero o dovrebbero essere “soldati politici” europei; nella loro prima avventura (datata gennaio 1977) decidono di derubare nientemeno che i re Magi!

Una rappresentazione del dio Baldr



La prima puntata del serie "La banda Balder" di Rémi (E. Ratier), 1977



Particolarmente divertente la tavola singola della serie “Scene di caccia” di Frantz (che si alterna a Crunch): un giovane della sinistra giovanile si incontra su terreno neutrale con un omologo di destra; i comunisti sono passati dalla politica del pugno chiuso a quella della mano tesa; i fascisti hanno invece abbandonato il braccio teso per... il pugno nello stomaco.


n. 17 - aprile 1978 (La democrazia si apre al dialogo?)

Torna il Ratto Nero, con la copertina di Marchal: il Nostro afferma che “la democrazia è una cosa troppo seria per lasciarla ai soli democratici”.

Copertina del n. 17, aprile 1978. Disegno di Marchal



Sempre firmata Marchal (con la scritta “feb. 78 - Firenze”) è la tavola autoconclusiva “La rivoluzione!”, nella quale mentre la radio trasmette la cronaca in diretta di un golpe (rivoluzione fascista?) che sta interessando l'Italia un italiano medio, lettore del “Corriere della Sera”, se ne sbatte i maroni del "colpo di stato" e si indigna per una notizia sportiva: Bettega infortunato. Salterà i mondiali?. Il riferimento è ai Mondiali di calcio del 1978 che si tennero in Argentina (l'Italia arrivò quarta); la radiocronaca cita, fra gli altri, Marco Pannella (che chiede asilo politico in Vaticano), Mario Tedeschi (fra i fondatori di Democrazia Nazionale e direttore del settimanale “Il Borghese”; nel 2020, a quasi 30 anni dalla morte del senatore e a 40 anni dai fatti, Tedeschi è stato coinvolto nella strage di Bologna del 1980), i repubblicani (che evacuano Genova via mare), Hua Kuo Feng (il successore di Mao, il primo a congratularsi con il “governo provvisorio” italiano) e Gianni Agnelli (presidente della FIAT).

Il beffardo finale della tavola La rivoluzione!



Segue la consueta striscia in colonna di Tomaselli, dove il protagonista descrive l'allestimento di una bomba Molotov secondo il libro Curcio: la buona cucina (Mario Curcio è uno dei fondatori delle Brigate Rosse).
Divertente, nonostante lo stile "artigianale", la striscia senza nome (firmata, forse, Pet o Pat) in cui appare quattro volte un primo piano di Adolf Hitler (con canini da vampiro) che racconta come e perché è stato mandato all'inferno da San Pietro (a causa del suicidio nel bunker e non per altri... misfatti).

La striscia con Hitler


Spettacolare il fumetto in tre tavole “Le bombe fasiste” del Gamotta (risalente al 1972). Nell'Italia degli anni Settanta tali cariche esplosive possono essere “istruttorie” (piazzate a bella posta per poi aprire indagini contro gli ambienti neri), “didattiche” (evocate dagli studenti mariuoli per marinare la scuola), “d'arredamento” (fatte esplodere appositamente per far rifare con soldi pubblici le suppellettili obsolete delle sezioni PCI), “antifasciste” (messe sotto ai monumenti resistenziali in modo da far ricadere la colpa sui neri), “consumistiche” (diffuse anche nei negozi), “elettorali” (usate prima che il popolo italiano si rechi alle urne), etc. Lo sdegno per le “bombe fasiste” è unanime su tutta la stampa italiana, sui telegiornali e nell'arco costituzionale. La misura è colma e, secondo il Gamotta

a questo punto però una bomba la si metta sul serio… e grossa!

Le bombe fasiste del Gamotta



La seconda tavola della “Banda Balder” di Rémi proposta dalla “VDF” è in realtà la terza, datata marzo 1977. I nostri vichinghi identitari si scatenano stavolta contro gli “infami”. Uno dei protagonisti pronuncia il termine svedese “skansen”, che potrebbe far riferimento all'omonimo museo delle tradizioni che sorge a Stoccolma oppure a un tipo di fortezza medievale dei paesi nordici.


n. 18 - giugno 1978 (Un successo di Amnesty) 

Copertina non firmata dedicata ai Mondiali di calcio Argentina '78: appare un torturatore agli ordini di Videla (o così pare) che però non tocca gli occhi del torturato: si tratta di un “successo di Amnesty”, ovvero Amnesty International, organizzazione umanitaria globale di origini inglesi. 

Copertina del n. 18



Se nella prima striscia di Pet (?) il protagonista era Hitler, adesso abbiamo Himmler, il capo delle SS, che magnifica le bellezze dei suoi campi di concentramento beffandosi di una nullità come il Campo Hobbit; tra i fondatori di questa manifestazione annuale della destra identitaria (la prima si tenne nel giugno 1977 e la seconda esattamente un anno dopo) c'era proprio il Tarchi della “VDF”.


Poster del primo Campo Hobbit



Molto interessante la tavola autoconclusiva “London Jungle” (potrebbe essere la quinta della serie originale), scritta da Bravo e disegnata da Mixomatose, realizzata con uno stile che si inserisce nella scuola della “linea chiara” franco-belga. Siamo nella Londra contemporanea, una vera e propria "giungla urbana", in un quartiere abitato esclusivamente da neri (giamaicani); sui muri le scritte rimandano a un movimento BLM ante-litteram; sembra davvero di essere in Africa, tanto che un bianco, che attraversa il quartiere per incontrare un altro bianco, lo saluta dicendogli “il dottor Livingstone, presumo!”; il riferimento è allo storico incontro fra Stanley e Livingstone nel 1871, sulle sponde del Lago Tanganica. Il National Front (che gli abitanti della London Jungle equiparano al Nazismo) è un partito di destra radicale britannico.


La divertente "London Jungle" di Bravo e Mixomatose

Il logo del National Front britannico



Torna Crunch (dopo alcuni episodi firmati Frantz) ai disegni della serie “Scene di caccia”: graditissimi ospiti i “topi di fogna” di Jack Marchal! Siamo nell'ambiente dei circoli della destra identitaria giovanile: gli iscritti, le manifestazioni, le campagne di autofinanziamento, etc.; appare anche il figlio di Berlinguer (il segretario del PCI dal 1972 al 1984, anno della morte), che assomiglia in tutto e per tutto a Breznev (segretario del PCUS dal 1964 al 1982, anno della morte).

Il Ratto Nero di Marchal ospite e protagonista nella serie "Scene di caccia"

Berlinguer e Breznev



Segue una tavola autoconclusiva di Tomaselli, disegnata nel gulag di stato e intitolata Mezza tacca series presenta: Incontri ravvicinati di tutti i tipi; il riferimento è al celeberrimo film di Spielberg del 1977, ma gli “alieni” sono in questo caso i politici. Si riconoscono Renato Curcio (uno dei fondatori delle BR, Oreste Scalzone (forse), Francesco Cossiga (Ministro dell'Interno durante gli "anni di piombo"), Enrico Berlinguer, in piedi sulle spalle (o sulla gobba) di Giulio Andreotti, Ugo La Malfa, Pino Rauti, Amintore Fanfani, Massimo D'Alema (all'epoca segretario della FGCI); "i compagni che sbagliano" era una formula parzialmente assolutoria usata dalla sinistra parlamentare dell'epoca nei confronti dei terroristi di sinistra; c'è anche un riferimento a Julius Evola, con il libro Introduzione alla magia. Si tratta di una "Easy-Nazy Production", sorta di etichetta con la quale Tomaselli firmerà altri lavori sulla "Voce della Fogna".

I politici italiani nella tavola di Tomaselli



“La Banda Balder” di Rémi appare anche in questo numero, con una tavola autoconclusiva datata dicembre 1977 (forse la 12a della serie originale): a una manifestazione i Nostri inalberano cartelli con la scritta “Balder sarà vendicato”; si tratta di un riferimento all'inganno di Loki che provoca la morte di Balder (dio norreno che presta il nome alla rivista francese dalla quale proviene questa bd). Nella pagina seguente c'è anche una singola striscia del fumetto di Rémi: i vichinghi hanno respinto sul campo di battaglia l'ennesimo assalto dei loro nemici.
Tomaselli è stavolta presente con ben due strisce/colonna della sua serie su contestatori di ogni provenienza politica, poliziotti e agenti segreti: la prima vede protagonista un agente "infiltrato tra i fascisti"; la seconda mostra lo scontro verbale tra un barricadiero di estrema sinistra (entusiasta di BR e NAP) e uno della destra radicale.
Il n. 18 si chiude con la prima puntata di “Trama Nera”, scritta da tal Mister Misterius, rubrica di (auto)satira politica che usava i personaggi dell'universo di "Alan Ford" (collana della Editoriale Corno mirabilmente creata da Luciano Secchi nel 1969 con lo pseudonimo letterario di Max Bunker): è solo per questo suo (marginale ma non troppo) aspetto fumettistico che ci interessa parlare qui di “Trama nera”. A proposito del “misterioso” autore della rubrica, Marco Tarchi, nelle note dell'introduzione alla raccolta del 2019, affermava:

Non ho mai saputo chi abbia collaborato come Mister Misterius: i suoi pezzi me li consegnava Terracciano e non volle rivelarmene il nome.

Tarchi si riveriva a Carlo Terracciano, fiorentino, deceduto prematuramente nel 2005 a 57 anni; fu una delle massime autorità italiane negli studi di geopolitica. Nel 2008 il giornalista Nicola Rao, nel libro Il sangue e la celtica della Sperling, dedica a “Trama nera” un intero paragrafo del IV capitolo, con varie interviste ai protagonisti dell'epoca, compreso lo stesso Tarchi.

Julius Evola



Difficile dare un volto reale ai tanti pseudonimi che affollano "Trama Nera", fumettistici o no che fossero. Per quanto riguarda quelli che a noi più interessano, Il Number One, ovvero il Numero Uno della saga bunkeriana, il capo della banda di scalcinati 007, descritto come un vecchio in sedia a rotelle, dal nobile portamento e con monocolo, rimanda ovviamente a Julius Evola - il punto di riferimento filosofico più importante per la destra radicale italiana del dopoguerra e per la Nuova Destra - che cerca invano la sua tigre Kaliyughina: tutti gli rispondono Ghé-non, Ghé-non (“non c'è, non c'è”, in dialetto meneghino). Difficile davvero districarsi nel groviglio di calembour e di “inside jokes” (battute riservate agli “addetti” ai lavori: la “tigre” fa riferimento allo scritto evoliano Cavalcare la tigre; il Kali Yuga è il ciclo cosmico attuale in cui viviamo (estremamente negativo), secondo la tradizione indù (alla quale Evola spesso si ricollega); “Ghé-non” è René Guénon, il filosofo e scrittore tradizionalista francese di cui Evola fu allievo spirituale; etc.


René Guénon



Bob Rock (il detective nanerottolo con la mantellina alla Sherlock Holmes che graficamente era la caricatura del suo disegnatore, il bolognese Magnus) viene descritto come noto per il suo aspetto vagamente ciranesco (dove “ciranesco” fa riferimento sia al naso del personaggio, sia al Cirano, il bracco italiano che per tanti anni è la mascotte del Gruppo TNT); inoltre, per quanto riguarda il nome della banda di agenti segreti,

Bob Rock, constatata l'omogeneità del gruppo, cui fu deciso di dare la sigla TNT (Trasporti Non Tutelati), propose di fare azioni dimostrative sui treni…

In quanto ad Alan Ford, il personaggio principale della collana di Max Bunker, che in "Trama Nera" è un editore detto Sopranobile,

era un giovane sopra la media e dall'aspetto nobile (e questo, unito al suo carattere di persona notoriamente molto alla mano ed amante del prossimo, gli era valso il nomignolo). Caratteristica particolare: i suoi capelli bianchi.

Il "mistero" delle "vere" identità dei personaggi fumettistici e della "vera" identità di Mister Misterius rimane: ai posteri l'ardua sentenza!
 

n. 19 – ottobre 1978 (In Iran: i terremoti massacrano più degli imperatori!)

Copertina non firmata dedicata al terremoto in Iran del 16 settembre 1978 che colpì la zona di Tabas causando un numero imprecisato di morti (tra i 15.000 e i 25.000); poche settimane prima era iniziata nel paese la rivoluzione islamica che avrebbe portato all'uscita di scena dello Scià e all'arrivo al potere (nel gennaio 1979) di Khomeini. 

Copertina del n. 19, ottobre 1978



Nella sezione “Roto” della rubrica “Quando sento parlare di kultura…” si cita Nembo Kid (uno dei vecchi nomi italiani di Superman), lo pseudonimo usato da un ignoto giornalista del “Secolo d'Italia”, giornale del MSI. 
Tornano con una tripletta le spassose copertine “rifiutate dal direttore”, definito goliardicamente “lo stronzo”. Nella prima, dedicata al 1978, vediamo Pertini, (che venne eletto Presidente della Repubblica l'8 luglio) dire che quell'anno riserverà ancora sorprese – oltre all'uccisione di Aldo Moro (il 9 maggio, dopo 55 giorni in mano alle BR) e alla morte dei papi Paolo VI (6 agosto) e Giovanni Paolo (28 settembre; diventò Giovanni Paolo I quando, il 16 ottobre, salì al soglio pontificio Wojtyla, col nome di Giovanni Paolo II). Nella seconda il culo di una vacca “angosciata” dice che “il papa è morto”. Nella terza e ultima Satana invita a investire nell'Inferno perché “le azioni di Dio sono in calo costante”.

Le tre nuove cover "rifiutate dal direttore"


“Occidente 78” è una tavola autoconclusiva di provenienza francese, firmata Rat L'Bol; protagonista un borghese di famiglia comunista che trova nella chiesa e nei preti l'ambiente di “cameratismo” più adatto a lui. 
Nella striscia-colonna di Tomaselli torna il compagno rivoluzionario con la sua fedele P-38, ovvero la Walther P38 (la Pistole 1938), diventata arma corta ufficiale dell'esercito tedesco a partire dal 1940 e prodotta fino al 1978 anche in varie versioni civili. 
Pure “Il rammolito” è una tavola autoconclusiva d'Oltralpe, firmata però dall'ottimo Rémi: protagonisti alcuni “ratti” della destra radicale (secondo la lezione di Marchal) di due generazioni diverse; i “vecchi” ricordano i bei tempi dell'azione e degli scontri e si sono imborghesiti e rammolliti; i giovani, invece, piantano querce per farne dei bei manganelli fra vent'anni!

La striscia finale della tavola "Il rammollito" pubblicata sul n. 19



Si parla di fantascienza nella rubrica “In ascolto”:

Sapete cosa è nato? "Dimensione Cosmica". Il primo bimestrale di fantascienza e astronomia che osi calcare le orme della cultura differente. Una fanzine di 52 pagine, giunta di questi tempi al suo numero 3, disposta – con l'aiuto di qualche sapientone fantarivoluzionario – ad incrociare le armi con i vari "Robot", "Robota nervoso" et similia che da un po' di tempo a questa parte tentano di convincere persino gli abitanti del pianeta Venere ad aderire all'arco costituzionale. Opinioni su Guerre Stellari e Incontri ravvicinati del terzo tipo, un saggio siglato De Turris-Fusco su SF e mitologia, un paio di racconti brevi e una costellazione di recensioni si accavallano per i gusti dei nazionalsognatori. E dire che sarebbero tempi più che adatti per tenere i piedi sulla terra… Ma sia: nessun terreno è neutro, e cerchiamo una sortita anche da queste parti. Si annunciano Tolkien e fantasy all'orizzonte. Speriamo solo che di rivelazioni di extraterrestri ad agenti della CIA (vedi n. 2) non ce ne siano altre: non vorremmo che Vostro Onore la prendesse per un ennesimo indizio di ipotesi golpista finanziata da Mondale e Brzezinski e affidata questa volta ad una compagnia d'assalto della associazione arditi a riposo!

Il n. 3 di "Dimensione cosmica" (1978)



Torna “La banda Balder” di Rémi, con i nostri vichinghi intenti a far campagna politica anche con l'affissione di manifesti; anche qui si nota un po' una certa stanchezza nell'eroe…
Tomaselli (disegnando dall'Ucciardone, il carcere di Palermo) sforna "Little Demo in Nazyland”, prima parte delle disavventure oniriche di un democratico comunista che sogna di finire in una sorta di oscuro inferno nazista, risvegliandosi con un gran voglia di defecare per la paura (si tratta di una nuova "Easy-nazy production"). Il riferimento è alla prestigiosa serie fumettistica "Little Nemo in Slumberland" (diventata poi "In the Land of Wonderful Dreams"), pubblicata da Winsor McCay (pioniere del fumetto e del cartone animato) in strabilianti tavole domenicali a colori sui giornali americani dal 1905 al 1913; si tratta di uno dei prototipi del fumetto moderno; il piccolo protagonista, Little Nemo, era un bambino che viveva incredibili sogni e incubi, per risvegliarsi di soprassalto nel proprio letto alla fine di ogni tavola.


Sopra: la prima tavola della serie "Little Demo in Nazyland" del Tomaselli. Sotto: una tavola di "Little Nemo in Slumberland" di McCay



Chiude la “parte fumettistica” del 19esimo numero la seconda puntata di “Trama nera” di Mister Misterius: vengono nuovamente citati i personaggi di punta del Gruppo TNT: Alan Ford, Bob Rock e il Numero Uno.


n. 20 – dicembre 1978 (XXX anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo)

Dopo tre numeri torna in copertina Jack Marchal, con l'opinione di un esponente della “classe intellettuale africana” (laureato ad Harvard) sul documento approvato dalle Nazioni Unite nel dicembre del 1948.

La copertina del n. 20. Disegno di Marchal



Ecco di nuovo “Il rammollito” di Rémi. I “ratti” della destra radicale sono reduci da un volantinaggio dove hanno beccato un “martire della democrazia”, un compagno che aveva tentato invano di opporsi alla diffusione di idee alternative.
L'Amiko ke sai, ovvero Franco Cardini, nella rubrica nostalgica “Come eravamo”, evoca Tolkien in riferimento alla filosofia della rivista “La Voce della fogna”:

La "VDF", oltre ad essere per noi un altro quel che avrebbe potuto essere, è un qualcosa – e un qualcuno – intorno alla quale noi vecchie talpe possiamo raccoglierci: quella che sembra la fogna potrebb'essere in realtà la Contea, mentre fuori, nella terra di Mordor, dove l'ombra cupa scende, i borghesacci bianchi, verdi, rossi o grigio-doppiopetto che siano consumano i loro tristi fasti. Sì: eretici di molte eresie, noi continuiamo a stare con gli eretici. (…) Una sera qualcuno busserà alla nostra porta, arriverà un hobbit e chiederà una torta, poi un altro e chiederà un'altra torta, e quando le torte saranno finite ci metteremo in cammino (da' retta nano, come diceva Legolas, tu ci sarai, vero?)… verso l'ultima barricata o verso Berlino in fiamme e verso Monte Fato o verso non-importa-che-cosa, perché chi nasce hobbit lo resta per tutta la vita, e può anche travestirsi da professore o da finlandese, da topo o da renna, da orbettino o da radicale o da qualunque altro animale; non conta gli restano i segni. Il piede peloso, la voglia di torte e di vino, la paura di partire e la voglia struggente di vedere nuovi orizzonti e di contemplare altri cieli, il nostro onore che si chiama fedeltà. 

Quel "finlandese" evocato da Cardini è Luigi De Anna (barese, classe 1946, professore, esperto in filologia ugrofinnica, tradizioni europee e in storia della Finlandia, dove si è trasferito da anni portando alta la bandiera della cultura italiana in Scandinavia); sul n. 20, con lo pseudonimo il Re di Thule, firma un ficcante saggio, Andiamo per elfi, dove descrive caratteristiche, vite e abitudini di questi particolari rappresentanti del Piccolo Popolo, dividendoli in Elfi della Luce, Sidhe (specie di fate), Elfi dell'Oscurità ed Elfi del Crepuscolo.

I vichinghi si aspettano di vedere un busto di Hitler, mentre in realtà Arno Breker ha scolpito un ritratto di Stalin!


“La banda Balder” di Rémi ospita stavolta la versione vichinga del tedesco Arno Breker (1900 - 1991), lo straordinario scultore neoclassico dell'era nazionalsocialista, che vide distrutte dagli Alleati nel Dopoguerra quasi tutte le sue opere, e le ricreò tutte; Breker deve scoprire un suo nuovo busto e dai commenti dei Nostri sembra che debba apparire una raffigurazione di Adolf Hitler; viene invece svelato un ritratto di Stalin, perché "bisogna pur vivere" (che comunque fu grande ammiratore di Breker). Vediamo dunque che quella del "vichingo" è per Rémi solo una metaforica maschera per rappresentare l'attivista di destra, l'umo di area, etc.


Arno Breker definito "lo scultore ariano" su una rivista del 1971



Nella rubrica “In ascolto” appare la sezione “tolkieniana” nella quale si informano i lettori delle ultime novità su Tolkien, in saggistica e altro.
Nuova puntata del “Rammollito” di Rémi, direttamente dalla rivista “Balder” (con tanto di copyright): i ratti si scontrano con i “compagni” facendone polpette e intanto dissertano sul fatto che il loro capo non vuole che leggano libri.
Seconda puntata del “Little Demo in Nazyland” di Tomaselli; il solito compagno cacasotto sogna di cadere per strada in un agguato dei neofascisti che gli versano ai piedi una tanica di benzina e gli danno fuoco; il riferimento è forse al tragico rogo di Primavalle del 1973, quando alcuni elementi di Potere Operaio incendiarono con la benzina l'appartamento di Mario Mattei, dirigente locale del MSI romano, uccidendo due dei suoi sei figli (Virgilio di 22 anni e Stefano di 8).
Chiude il n. 20 la terza puntata di “Trama nera” di Mister Misterius, dove i personaggi bunkeriani del Gruppo TNT giocano un grande ruolo nel “raccontare” in chiave di satira i presunti progetti golpisti della “destra eversiva”.


Francesco Manetti

venerdì 22 gennaio 2021

I FUMETTI DELLA FOGNA - 3a PARTE (1976/1977)

di Francesco Manetti


"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 11/15 - 1976/1977


Per nove anni, fra il dicembre del 1974 e il novembre del 1983, venne pubblicata a Firenze da Marco Tarchi una fanzine politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che recitava - cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao - Fascisti, carogne, tornate nelle fogne. In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con foliazione varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica (che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale italiana, a tanta satira di costume e politica.



Le due ristampe complete della serie "La Voce della Fogna". Sopra: edizione del 1991. Sotto: edizione del 2019



Sul giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (Emma Moriconi, 2014), che racconta la strage di Acca Larentia (gennaio 1978) vista da destra; lo stesso ideatore è ritornato più volte sull'argomento, in interviste, filmati e soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa) e la seconda datata 2019 (copertina nera); l'omnibus del 2019 è quello su cui ci siamo basati per stilare la nostra "cronologia ragionata" in sei puntate (questa è la terza) e per trarre parte delle illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole); una “cronologia ragionata” che si occupa però quasi esclusivamente dell'aspetto fumettistico del mensile, quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”.


n. 11 – ottobre 1976 (Dal nostro inviato speciale a Seveso: Non è peggio del comunismo!)

Torna in copertina il nume fumettistico tutelare della rivista, il francese Jack Marchal, con il suo Topo Nero che passeggia con tanto di maschera antigas nel panorama devastato di Seveso; il riferimento è alla nube di diossina che il 10 luglio 1976 si sprigionò dall'azienda chimica ICMESA, colpì in special modo il comune brianzolo, non risparmiando i vicini abitati; i letali miasmi, che negli anni avrebbero provocato numerosi lutti nell'area, non furono però, secondo il Ratto, peggiori del comunismo.


Copertina del n. 11, ottobre 1976. Disegno di Marchal


Ecco poi la decima puntata della serie "Le eroiche imprese di Re Pubica, sovrano democratico e molto costituzionale", scritta e disegnata dal Gamotta, ovvero Gilberto Oneto; come ennesima "arma democratica" viene assunto per un'opera di infiltrazione nel Regno reazionario di Borgosano l'ammiraglio Persano Borioselli. Il nome, il fatto che è massone e il motivetto che appare quando entra nella sala del trono ("Lissa - Taranto - Matapan... che paura che ci fan") farebbe pensare per il borioso personaggio a una sorta di misto fra l'ammiraglio Carlo Pellion di Persano, che fu responsabile della disastrosa Battaglia di Lissa del 1866, l'ammiraglio Angelo Iachino responsabile della sconfitta subita con la Battaglia di Capo Matapan del 1941 e - soprattutto - l'ammiraglio Gino Birindelli (1911 - 2008), che fallì un'azione a Gibilterra nel 1940 e fu fatto prigioniero dagli inglesi. Birindelli fu comandante della V Squadriglia MAS; eroe pluridecorato di guerra, quando nel 1943 fu liberato non aderì alla RSI ma alla parte badogliana dell'Italia; nel Dopoguerra continuò la carriera militare e fu per breve tempo deputato e presidente del MSI; nel 1976 fu tra i fondatori di Democrazia Nazionale; aderì alla Loggia P2 (anche se in un'intervista del 2005 sminuì la portata del fatto); nel 1984 scrisse una violentissima lettera ad Almirante che fu pubblicata nel 1999 da "Il Foglio" (ciò gli valse una querela da parte di Donna Assunta). Qui viene dipinto come un massone e un perdente, che infatti viene subito ridotto a più miti consiglio quando si presenta baldanzoso al confine con Borgosano dal caporale Cameratini.


L'ammiraglio Persano Borioselli, secondo il Gamotta



L'ammiraglio Persano

L'Ammiraglio Iachino



L'ammiraglio Birindelli


Dopo "Re Pubica" appaiono sei copertine "alternative" della rivista, che si vuole "rifiutate dal direttore"; non sono firmate, piccolissime come sono, ma la scritta "Made in France (...e si vede!)" rimanda a Jack Marchal. La prima è dedicata a Mao Tse Tung, morto nel settembre 1976, che "fino all'ultimo respiro pensava", ma in realtà emetteva rumorosi peti da una faccia come il c... . Abbiamo poi una cover dedicata ai giochi olimpici del 1976 che si tennero a Montreal in Canada: fu una delle edizioni più boicottate di tutti i tempi; la Cina non partecipava da decenni per questioni politiche e anche Taiwan si astenne, perché non le venne riconosciuto lo status di unica repubblica cinese; quasi tutta l'Africa si astenne dai giochi per protesta contro la Nuova Zelanda perché la sua squadra nazionale di rugby era andata a gareggiare in Sud Africa, paese che da anni non poteva partecipare a manifestazioni sportive internazionali a causa dell'apartheid; in realtà sulla copertina non si parla del Canada, ma degli USA, sede delle "olimpiadi della stupidità"; sul podio al terzo gradino c'è Jimmy Carter (candidato democratico alle presidenziali del 1976, fu Presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981 e nel 2020 è diventato l'ex-presidente più anziano ancora in vita), sul secondo gradino c'è Gerald Ford (presidente degli USA dal 1974 al 1977, diventato tale in seguito alle dimissioni di Nixon del quale era il vice, diventato tale in seguito alle dimissioni del precedente vice di Nixon, Spiro Agnew), e sul primo gradino c'è il CEO della Lockheed, la fabbrica di aerei che "comprò il governo italiano" (come recita il balloon) per piazzare i suoi apparecchi militari; furono coinvolti quasi tutti i capi democristi di allora.


Settembre 1976: la salma di Mao esposta avvolta nella bandiera rossa


Lefebvre e Paolo VI



La terza falsa copertina è dedicata al Partito Socialdemocratico Svedese di Palme che, pur risultando vincente alle elezioni politiche del 1976, andò all'opposizione per la prima volta dopo 44 anni, dovendo lasciare il posto a una coalizione centrista "moderata". Protagonisti della quarta copertina sono Paolo VI e Monsignor Marcel Lefèbvre; il primo, Giovanni Montini, era Papa dal 1963 (e lo sarebbe rimasto fino al 1978, l'anno dei tre papi); il secondo personaggio, arcivescovo francese tradizionalista, si era opposto alle novità del Concilio Vaticano II, e si oppose alle gerarchie ecclesiastiche romane; nel 1976 Paolo VI lo sospese "a divinis", ovvero non poteva più celebrare messa, transustanziare le ostie, etc.; in latino, nella vignetta, Lefebvre apostrofa con pesantissimi epiteti ("cretino, figlio di puttana e imbecille") il papa (che però non capisce il latino); il latino era la lingua delle messe tradizionali, anche di quelle lefebvriane. Sulla quinta copertina appare il Friuli; nel 1976, a maggio e a settembre, due terremoti devastarono la ragione, causando enormi danni alle strutture e circa 1.000 morti; la colpa è però della "bestia nazifascista". Sulla sesta e ultima copertina scartata ci sono due fiaschi con i quali ubriacarsi per i grandi e felici avvenimenti; il primo fiasco è stato scolato per festeggiare la morte di Mao (settembre 1976); il secondo è ancora pieno e aspetta la morte del boia jugoslavo Tito (che sarebbe morto nel 1980).


Le sei copertine "rifiutate" (disegno di Marchal)



Enrico Tomaselli, lasciata da parte la sua striscia su poliziotti, infiltrati e contestatori neofascisti, propone le prime due tavole del suo fumetto fantascientifico Viaggio nel nulla (realizzato nel 1973); siamo nel futuro; l'Apollo 30 parte da Cape Kennedy con un unico astronauta, contento di poter lasciare finalmente quel "mondo schifoso"; in realtà le missioni Apollo, tra fallite e coronate dal successo, furono 17, l'ultima delle quali volò alla fine del 1972; quando Tomaselli scrisse e disegnò la sua storia nel 1973 non poteva sapere che le tre successive missioni (la 18, 19 e 20) erano già state cancellate nel 1970; ottima comunque la realizzazione grafica, stile fumetto underground americano anni '60/'70; l'atmosfera pare rimandare al soggetto della celeberrima canzone Space Oddity registrata da David Bowie nel 1969.

L'evocativa "splash page" di "Viaggio nel nulla" di Tomaselli

Il finale della saga del Ratto Nero di Marchal



Chiude la parte fumettistica del numero la decima e ultima puntata della saga di Marchal "Sarà capitato anche voi", incentrata sulle gesta del Ratto Nero, mascotte della testata; i camerati, tutti visualizzati dal disegnatore come indistinti "topi di fogna". si trasformano in personaggi variati e individualizzati, ma non è ancora giunto il momento di prendere il potere: qualcuno finisce in galera e qualcun altro... sotto le coperte!


n. 12 – gennaio 1977 (Il sogno proibito del demonazionale)

Copertina non firmata molto fumettistica. Quella sorta di "duce" che vi appare è Ernesto de Marzio (1910 - 1995), ritratto con efficace caricatura; alto esponente del MSI, ne fuoriuscì insieme ad altri nel dicembre del 1976 per fondare un nuovo partito politico, Democrazia Nazionale, conservatore e meno legato alle origini fasciste; il partito spaccò il MSI praticamente in due, ma non sopravvisse alle elezioni politiche del 1979, dove raccolse percentuali di voto da prefisso telefonico; si sciolse nel dicembre del 1979, tre anni dopo la sua nascita. Ma, secondo il copertinista, il cuore dei demonazionali rimane sempre nero; la camicia nera sul petto del personaggio reca la sigla ONB (Opera Nazionale Balilla, l'istituto di organizzazione e di assistenza per la gioventù nato nel 1926); il cranio è "lucido e lucente" come quello di Mussolini; la cravatta è griffata con la "M" di Mussolini; su comodino c'è un fiasco di acqua del Piave, in memoria degli Arditi; sotto il letto c'è l'Opera Omnia di Mussolini (in brossura); un cartello indica Bir-El-Gobi, in Libia, teatro di una vittoria italiana contro gli Inglesi alla fine del 1941; un altro cartello rimanda alla AOI, ovvero all'Africa Orientale Italiana.


"La voce della fogna" n. 12, gennaio 1977

Da sx a dx: Ernesto de Marzio, Alfredo Covelli e Giorgio Almirante nel 1972



Dopo le consuete rubriche ecco una gustosissima puntata di "Scene di caccia" ("Scènes de chasse"), la serie realizzata da Frantz per la rivista francese "Alternative"; al centro della narrazione ci sono gli scontri razziali, il problema del multiculturalismo e dell'immigrazione; è la Francia della seconda metà degli anni Settanta, ma potrebbe essere l'Italia di venti, trenta, quaranta, cinquanta anni dopo; una giovane studentessa universitaria radicale di sinistra, dopo aver sostenuto "un'esposizione sulle basi sociologiche ed economiche del razzismo nei regimi capitalistici" viene rapita e violentata da due immigrati africani; nonostante ciò considera il fatto "miseria sessuale organizzata dal capitalismo, modelli di comportamento fallocratico imposti dalla ideologia borghese"; secondo la giovane i violentatori sono vittime; cambia idea quando la violentano una seconda volta e quando minacciano di farla violentare da altri dieci "fratelli"; la ragazza incendia la baracca dei due criminali e fugge, diventando tutto d'un tratto razzista!



La questione immigrati: il 1977 pare il 2021!



Chiude il numero la seconda puntata del "Viaggio nel nulla" di Tomaselli: l'astronauta si allontana volontariamente dalla rotta programmata dalla NASA per la sua missione: "ne ho piene le scatole della vostra società! Basta con la guerra, il razzismo, l'odio! Sono stufo di sentir dire che il pericolo n° 1 è il comunismo, che i Russi sono nostri nemici!... Sono come noi, sono nostri amici!... Il nemico è il Presidente che vuole farceli odiare!... È per questo che do addio al mondo!"


n. 13 – aprile 1977 (Angoscia nella pubblica opinione)

La copertina non è firmata ma è verosimilmente di Jack Marchal. L'italiano-medio si rifugia nell'eroina in vena perché angosciato da vari fatti politici. Innanzitutto il "casino nel PDUP": il Partito Di Unità Proletaria ("per il comunismo") fu partorito nel 1972; nel 1977 era già in profonda crisi a causa della nascita nel 1976 di Democrazia Proletaria. Poi l'abbandono di Armando Plebe (1927 - 2017), che nel 1977 lasciò il MSI per Democrazia Nazionale. C'è poi un riferimento ai difficili rapporti fra l'India e il governo tibetano in esilio. L'accenno all'innocenza di Mariano Rumor (1915 - 1990) è legato al caso Lockheed, ovvero la corruzione di politici italiani da parte della nota azienda aereonautica americana per l'acquisto degli Hercules C-130; Rumor, insieme a Leone, fu il maggior sospettato di essere Antilope Cobbler, ovvero il referente corrotto della Lockheed in Italia; fu scagionato dalle commissioni d'inchiesta nel 1977. Il siciliano Giorgio La Pira fu sindaco di Firenze due volte, negli anni '50 e '60; si distinse per il suo pacifismo e terzomondismo; nato nel 1904, quando uscì il n. 13 della fiorentina "Voce della fogna" era in fin di vita (sarebbe morto nel novembre successivo). Nel fumetto più piccolo si parla della tragedia più grave: 23 anni senza De Gasperi (1881 - 1954).


Mariano Rumor (anni '60)



"La voce della fogna" n. 13, aprile 1977. Disegno di Marchal



Ecco poi la terza e ultima parte di "Viaggio nel nulla", fumetto fantascientifico e fantapolitico di Tomaselli lungo appena 6 tavole: l'Apollo 30, che aveva lasciato la sua rotta originaria con a bordo un astronauta contestatario e pacifista, viene abbattuto da tre missili sovietici K75 (nome di fantasia).
L'ospite d'onore della 11a puntata delle "Eroiche imprese di Re Pubica Sovrano democratico e molto costituzionale" è ancora una volta l'Ammiraglio Borioselli, capo dei Destri Democratici; si tratta, come sappiamo, di Gino Birindelli.
Tomaselli riappare nell'ultima pagina con la sua vecchia striscia sugli agenti segreti: l'ultima volta l'avevamo letta sul n. 10 del giugno 1976.


n. 14 – giugno 1977 (Due uomini su tre muoiono di fame!)

La copertina di Jack Marchal ironizza sulla fame nel mondo: se due terzi dell'umanità muore di fame, il pastasciuttaro raffigurato se ne frega perché appartiene al terzo con la pancia piena!

"La voce della fogna" n. 14, giugno 1977. Disegno di Marchal



Tiene alta la bandiera del fumetto sul n. 14 solo il Gamotta che "fa le pulci alla Storia Patria", con la prima parte del suo spassoso racconto grafico intitolato "A ruota libera su Gary Baldi". L'Eroe dei Due Mondi, uno dei padri dell'Italia moderna, colui che ha praticamente visitato tutte le case dello Stivale, a leggere le tante lapidi che gli sono state dedicate, viene impietosamente sbertucciato dall'artista, a partire dalla data di nascita (il 4 luglio, la stessa dell'indipendenza americana). Viene fuori che Garibaldi non era nient'altro che: un figlio di ragazza madre (ovvero di prostituta), uno scemo con un "beretin de stupid" (che gli aveva dato un ragazzo d'albergo), un onanista impenitente (e il suo poncho serviva a coprire certi atti di auto-soddisfazione sessuale), un razziatore, un comunista ante-litteram, un massone per influenza mazziniana, un collezionista di insuccessi militari, dalla Repubblica Romana, alla Prima Guerra d'Indipendenza, alle lotte in America del Sud... Nell'ultima vignetta della prima parte Gary Baldi si prepara alla sua impresa più celebre e celebrata, la spedizione dei Mille (e c'è anche l'Ammiraglio Birindelli di Pistoia, uno dei bersagli preferiti del Gamotta in questo 1977, personaggio che avevamo già incontrato, sotto le mentite spoglie di Borioselli, in "Re Pubica" sui nn. 11 e 13).


Il crollo di un mito italico: il Gary Baldi del Gamotta!



n. 15 - ottobre 1977 (Finite le vacanze)

Altra copertina di Marchal, con un gruppo di valigie che prendono il volo finita l'estate. Su una di esse c'è scritto "Kappler Reisebüro" ("Agenzia di viaggi Kappler"); il riferimento è all'SS-Obersturmbannführer Herbert Kappler e alla rocambolesca fuga dal Celio, dove era ricoverato da prigioniero per un grave tumore, organizzata dalla moglie il 15 agosto 1977 che infilò il marito (smagrito dalla malattia) in una grossa valigia e lo calò dalla finestra, per poi trascinarlo fino alla sua auto e portarlo in Germania, dove sarebbe morto 6 mesi dopo.


"La voce della fogna" n. 15, ottobre 1977. Disegno di Marchal

Herbert Kappler quando era in salute



Una simpatica vignetta di Marchal appare come corredo iconografico della rubrica "Rockologia" da lui stesso curata: un musicista pop contemporaneo suona la chitarra con la falce e il martello e più che cantare emette suoni, rutti e peti.
Subito dopo arriva la seconda e ultima parte di "A ruota libera su Gary Baldi" del Gamotta. Il Nostro è impegnato nella spedizione dei Mille, che in realtà risulta vittoriosa perché tutti gli eserciti stranieri che occupavano il sud si ritirano inspiegabilmente per far passare l'armata garibaldina. "E fu così che il Meridione venne liberato dal regime feudale che lo opprimeva e iniziato a tutte le delizie della democrazia: le tasse, la sifilide, le elezioni, la leva obbligatoria, Agnelli, l'ateismo, l'urbanizzazione, l'industrializzazione, ecc. ecc." Particolarmente feroce il ritratto di Nino Bixio, "che bombardava i villaggi (meglio se indifesi), impiccava preti, si fotteva la nipote, bestemmiava, aveva guai con la giustizia per peculato e non scannava aviatori solo perché era il Primo Risorgimento e di aviatori non ce ne erano" (il riferimento è al massacro di Kindu, avvenuto nel 1961). L'Italia che onora ancora Garibaldi appare nell'ultimo, gigantesco vignettone: prostitute, abortisti, immigrati, rapitori, rapinatori, terroristi, sindacalisti, magistrati democratici, banchieri, usurai, drogati, giornalisti democratici, etc. etc.


L'Italia del 1977 figlia delle eroiche imprese di Gary Baldi... secondo il Gamotta!



"Scene di caccia" di Frantz, fumetto di derivazione francese, occupa ben tre pagine del n. 15 (che ha una foliazione leggermente aumentata). Nel fumetto due intellettuali tedeschi di sinistra si lamentano che la classe operaia non è più rivoluzionaria e vanno in cerca di emarginati, maniaci sessuali, drogati, vagabondi e veri proletari. E chi incontrano? Horst Wessel (martire della causa nazionalsocialista e autore della canzone "Die Fahne Hoch" che divenne l'inno ufficiale del NSDAP e poi del Terzo Reich), Reinhardt Heydrich (al comando del Protettorato di Boemia e Moravia), Hermann Göring (capo della Luftwaffe e uno dei massimi esponenti del Terzo Reich), Benito Mussolini (quando faceva il muratore in Svizzera) e Adolf Hitler (durante gli anni austriaci da bohemien). 


M;ussolini e Hitler giovani proletari in "Scene di caccia"


Mussolini e Hitler non più proletari a Firenze nel 1938



Francesco Manetti