venerdì 15 maggio 2020

I FUMETTI DELLA FOGNA - 1a PARTE (1974/1975)

di Francesco Manetti

"LA VOCE DELLA FOGNA" E I SUOI FUMETTI - nn. 1/5 - 1974/1975

Fra il dicembre del 1974 e il novembre del 1983 venne pubblicata a Firenze da Marco Tarchi una fanzine politico-goliardica che fu provocatoriamente battezzata “La Voce della Fogna – giornale differente”, con l'ovvio riferimento polemico allo slogan antagonista che andava di moda allora e che recitava, cantilenato nelle piazze e nei cortei o stampato su manifesti, cartelli e tazebao, Fascisti, carogne, tornate nelle fogne. In tutto uscirono 31 numeri in bianco-e-nero, spillati e con foliazione varia, dove gli interventi seri di riflessione ideologica (che facevano riferimento alla corrente europea della Nuova Destra) si alternavano a recensioni librarie, cinematografiche, televisive e musicali, alle rassegne-stampa, a racconti allegorici sulla situazione sociale italiana, a tanta satira di costume e politica.

Copertina del n. 1, dicembre 1974. Disegno di Marchal con il celeberrimo Ratto Nero che esce dalle fogne

Manifesto politico del 1972, con lo slogan antagonista


Sul giornale “La Voce della Fogna” è stato scritto tanto; alcune copie (o la loro riproduzione scenica) appaiono persino in una sequenza del film Sangue sparso (2014) sulla strage di Acca Larentia (gennaio 1978) e lo stesso ideatore è ritornato più volte sull'argomento, in interviste, filmati e soprattutto nelle introduzioni e nelle note alle due ristampe complete della serie – la prima uscita nel 1991 (copertina rossa) e la seconda datata 2019 (copertina nera); l'omnibus del 2019 è quello su cui ci siamo basati per stilare questa "cronologia ragionata" in sei puntate e per trarre le illustrazioni del corredo iconografico (qui usate con l'unico intento di documentare visivamente e far meglio comprendere le nostre parole); una “cronologia ragionata” che si occupa però solo dell'aspetto fumettistico del mensile, quello che a noi compete; sul foglio fiorentino il testo scritto, il “piombo”, lasciava infatti spesso il campo al fumetto e alla vignetta (o alla striscia) umoristica di stampo “classico”.


N. 1 – Dicembre 1974 (“Tempo di golpe”)

In copertina appare per la prima volta il Ratto Nero di Jack Marchal, che diventa fin dall'inizio la mascotte della rivista; esce da una fogna urbana alzando un tombino e dice: 30 anni sotto terra... per ritrovarmeli fra i piedi adesso!!
Il topo viene usato, da questo fascicolo in poi, anche per illustrare la seconda pagina, quella dedicata alle recensioni, che si intitola “Quando sento parlare di kultura” (il riferimento è alla frase Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola, talvolta attribuita a Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda durante il III Reich, talaltra a Baldur Von Schirach, capo della Hitlerjugend): il film Il giustiziere della notte, il disco I can stand a little rain di Joe Cocker, il libro La casa delle streghe di Lovecraft (uno dei miti letterari di sempre della destra antagonista e radicale), la trasmissione Stasera G7, etc.

Anthracite di Macherot

Il Rat Noir di Marchal era ispirato al personaggio di Anthracite, il topaccio nero e cattivo della serie a fumetti “Chlorophylle”, capolavoro della scuola franco-belga realizzato a partire dal 1954 da Raymond Macherot (1924 – 2008); questa versione “fascista” nacque nella striscia “Les Rats Maudits” pubblicata dal 1973 sul magazine giovanile della nuova destra francese “Alternative”, da dove proveniva molto altro materiale per “La Voce della Fogna”. La rivista di Tarchi era infatti filiazione diretta della pubblicazione d'Oltralpe; questo fu spiegato a chiare lettere nel 1975 in un annuncio pubblicitario (Ebbene sì, lo ammettiamo. Inutile che le malelingue si accaniscano. La Voce della Fogna, pur essendo scaturita dalla mente geniale di un cast di topi di fogna made in Florence, è figlia naturale di madre francese). Marchal, classe 1947, giornalista, disegnatore, attivista e politico francese (militante nello studentesco GUD, Groupe Union Défense, di cui fu uno dei fondatori), in campo artistico non si è occupato solo di fumetti, ma anche di musica “di area”, come cantante, compositore, bassista e via dicendo, esibendosi tra l'altro sul palco degli italianissimi “Campi Hobbit” e incidendo dischi nello Stivale, una sorta di sua “seconda patria”, dove spesso partoriva le sue tavole.


Jack Marchal musicista su un manifesto spagnolo del 2016


La “fogna” non fa venire in mente soltanto l'opposizione politica tra “fascisti” e “antifascisti”, ma pure il gusto underground di molti dei fumetti pubblicati da Tarchi sul suo foglio (a partire dal ratto di Marchal), intendendo per underground la corrente di fumetti alternativi e della contestazione che andò per la maggiore negli Stati Uniti fra gli anni Sessanta e gli Ottanta, Robert Crumb in testa, con Fritz the Cat, Mr. Natural e altro ancora. I fumettisti underground americani ricorrevano infatti molto spesso all'animale antropomorfo per raccontare le loro storie “adulte”, in contrapposizione al funny animal “per tutti” di stampo disneyano; l'ultimo grande nome di questa scuola artistica è stato sicuramente Art Spiegelman con il suo Maus, pietra miliare del comic internazionale e parto di un maestro indiscusso nell'uso dei codici del fumetto; come vedremo Marchal anticipa di un decennio abbondante il modo in cui Spiegelman avrebbe sfruttato le potenzialità grafiche del linguaggio-fumetto ai fini narrativi.

Manifestazione di Lotta Continua del 1971 dove viene inalberato un cartello col celebre slogan fognario


Tornando nelle cloache, ecco come veniva spiegato il nome della testata nell'editoriale intitolato Oggi le catacombe si chiamano fogne, non firmato, ma probabilmente dello stesso Tarchi: Non è retorica, dunque. È fiducia nel vero, nel vivo. È speranza che da queste nuove catacombe salga una nuova voce, che parla di verità, che infrange i vecchi dogmi, che dice a chiare lettere che l'egalitarismo, il collettivismo, il materialismo, in natura, non esistono e non potranno mai esistere. Che la viltà, l'intrallazzo, il mercanteggiamento, l'egoismo non sono doti. Che solo il coraggio di essere se stessi, la forza di respingere i falsi miti di quest'epoca, la santa violenza della fede contro il dubbio, sono concetti che vale la pena di vivere, fuori dalle astrazioni di un mondo di carta stampata. La voce, dalle fogne dov'era stata ricacciata, sale. E cresce: e presto sarà tanto forte da spezzarvi le orecchie, servi del regno del denaro o dei formicai rossi. E non vi basteranno le mani per turarvele, e non sentire. La voce della verità farà giustizia di voi, definitivamente.
Nella stessa pagina appare la prima striscia (anzi, la prima colonna, vista l'impaginazione delle vignette, una sull'altra) autoconclusiva della serie “Agenti” di Enrico Tomaselli (quando ancora non era entrato nella fase più attiva del suo impegno politico, con Terza Posizione): le vignette sono tutte vuote e una voce dice: Vi abbiamo illustrato il programma del nuovo governo di centro-sinistra. In realtà la striscia, che nelle prossime puntate rivelerà in parte ispirarsi alla grafica di Alfredo Chiappori (agli antipodi ideologici, matita di punta di “Linus”), non ha titolo e qui viene indicata con la dicitura “Agenti” perché i protagonisti sono spesso infiltrati, celerini, commissari, uomini dei servizi segreti, etc., che agiscono in nome dello Stato per stanare il “pericolo nero”, montando false piste e falsi attentati.

La prima striscia-colonna della serie "Agenti" di Tomaselli. Le tre corone sono la firma di Susanna Tre Re, autrice del lettering.


Qua e là, a indicare la stesura del lettering dei balloon e/o la traduzione dal francese all'italiano, compaiono tre piccole corone disegnate a mano. Si tratta della “firma pittorica” di Susanna Tre Re (che più avanti avrebbe scritto sul foglio che aveva contribuito a fondare vari articoli con lo pseudonimo germanico di Susanne Drei Könige). Susanna era una giovane attivista "di destra" del Liceo Classico Michelangelo di Firenze, la scuola che in città tutti chiamano “il Miche”; nel 2010, diventata da tempo fortunata imprenditrice nel settore delle slot machine, rimase uccisa durante una misteriosissima rapina, a soli 55 anni. Così la descrisse in Rete una sua compagna di classe e avversaria politica: Susanna era una biondissima bella compagna del liceo ma era fascista, tanto fascista, di quelle cattive che picchiavano duro, mi ricordo che a volte portava il pugno di ferro e lo usava. Ogni volta che arrivavo a scuola per fare volantinaggio lei chiamava i suoi e io i compagni di Lotta Continua che avevano la sede proprio li in via Ghibellina. Ci siamo combattute quasi ogni mattina a suon di spinte, grida, offese. Però c’era una sorta di “quasi rispetto” tra noi, in quella scuola in poche facevamo politica, e questo è stato forse l’unico motivo che ci ha impedito di farci veramente male. Quando ho saputo che è stata uccisa così freddamente per dei soldi maledetti sono rimasta sconcertata disorientata e mi è dispiaciuto tanto.
Questo fosco ritratto fu smentito dal nipote della Tre Re, e quella stessa "compagna" in parte ritrattò quanto affermato.

Splash panel di "Le trame nere" di Marchal, con traduzione dal francese all'italiano, e lettering, della Tre Re (vedi le tre corone in basso a destra)


Un altro signore, stavolta della stessa parte politica della Tre Re, ne parlò invece così: Ho conosciuto Susanna, parecchi anni fa, ai tempi del liceo e delle “battaglie” politiche. Io ero “dalla sua parte”, allora, e ho avuto modo di condividere con lei alcuni “scontri con il nemico”, che a dire il vero oggi non amo molto ricordare, perché molte cose sono cambiate profondamente, me compreso. Di lei ho comunque un bel ricordo; non direi che fosse “cattiva”, nemmeno all'epoca, come forse alcuni avversari potevano (e potrebbero, tutt'oggi, pensare); era una “tosta”, quello si; la sua durezza, così insolita, soprattutto in quei tempi, in una donna, era certamente oggetto di ammirazione da parte di molti ragazzi che, come me, schierandosi politicamente cercavano un’identità, e forse anche qualcos'altro. Molti, come è stato detto, non sapevano bene perché erano schierati, alcuni (e io ero tra questi) si preoccupavano invece di capire le ragioni per cui “era giusto contrapporsi al nemico”, e lo facevano con grande fede ed entusiasmo giovanile. Susanna era una specie di “faro”; un punto di riferimento molto motivante per i giovani che condividevano le sue idee. Ripeto, anche ricordandomela ora, con i “filtri” che derivano dall'età, non credo proprio che fosse cattiva. Direi anzi che sotto quella durezza nascondeva una specie di luce.
La Tre Re firma con le sue tre coroncine regali la traduzione dal francese all'italiano e il lettering dei balloon del fumetto Le trame nere…, disegnato da Jack Marchal. Alla sede del S.I.D. cercano nuovi agenti segreti per seguire le piste nere (che devono essere sempre, necessariamente nere); tra le referenze necessarie per essere assunti, particolarmente apprezzate sono quelle che dimostrano una parentela con i capoccioni della D.C.; un altro aspirante spione viene immediatamente accolto nell'organizzazione una volta appurato che ha fatto la resistenza con Don Lucky Luciano.
Nell'ultima pagina una caricatura non firmata (di Saragat?) afferma: E io vi garantisco che con i soldi dei tedeschi, le armi degli americani e la benevolenza dei russi, il nostro paese sarà libero ed indipendente!


Copertina del n. 2, gennaio 1975. Disegno di Marchal



N.2 – Gennaio 1975 (“1975: L'Anno Santo”)

Copertina di Jack Marchal, con le caricature di Gheddafi, dei signori del petrolio e delle banche. Più avanti la prima striscia-colonna autoconclusiva vera e propria della serie “Agenti” di Tomaselli: uno spione, infiltrato dalla Questura fra i “neofascisti” (con l'incarico di tirare anche qualche bomba a mano qua e là), una volta che è diventato un pericolo per i mandanti, perché sa troppe cose, viene ucciso con una pugnalata alla schiena.

La prima, vera colonna della serie "Agenti" di Tomaselli


Da un punto di vista fumettistico il secondo numero della “Voce” è molto importante perché ospita la prima puntata della saga “Le eroiche imprese di Re Pubica, sovrano democratico e molto costituzionale”, in tavola unica. Si tratta di un fumetto inedito e tutto italiano firmato dal Gamotta; dietro questo pseudonimo si celava Gilberto Oneto (1946 – 2015), giornalista, scrittore, disegnatore, architetto, uomo politico; a partire dalla metà degli anni Novanta fu vicino alla Lega, a Gianfranco Miglio e agli ambienti dell'indipendentismo padano; nel 2016 venne fondata, sotto il simbolo del drago rosso, l'Associazione Gilberto Oneto. In calce alla tavola appare la seguente nota: Il Comitato di Redazione della “Voce della Fogna”, visto il carattere reazionario, antidemocratico e chiaramente razzista delle vignette qui pubblicate, ha deciso in segno di protesta di occupare la Redazione (cioè la casa del Direttore, porca!…) e di iniziare uno sciopero della fame quotidiano dalle 8 alle 8:05 del mattino. Siate solidali! Accettiamo vaglia, pacchi-dono e panini. Per i telegrammi rivolgersi a Saragat! Il riferimento è alla "mania" che aveva quel presidente della repubblica per i telegrammi: ne mandava ogni giorno una dozzina a gente dello spettacolo, politici, sportivi, etc., tanto che i napoletani lo soprannominarono “Don Peppino o'telegramma”.

La testata e le prime due strisce della prima puntata di "Re Pubica" del Gamotta

Re Pubica è figlio di Re Sistenza, morto prematuramente dopo che l'Impero (ovvero l'Italia) era stato invaso (1943/1945 e oltre) dalle orde barbariche al comando di Re Dollaro (Roosevelt, per gli USA), Re Loggia (Churchill, per il Regno Unito) e Re Sangue (Stalin, per l'URSS). La capitale del regno di Re Pubica (che ha il naso a forma di fallo e regge un bastone regale con un fondoschiena sulla sommità) è Casinolercio; il suo regno è però insidiato da una piccola comunità di “controrivoluzionari”, guidati dal buon Re Azione, asserragliati nel paese di Borgosano al centro della Foresta Nera. Re Pubica ha come animale da compagnia un corvaccio che ripete continuamente il tormentone Tu l'hai fatta la resistenza?, ed è perennemente afflitto dall'incubo dei Fasci (fasci maledetti… sono dappertutto… con la loro propaganda… dicono che la città sia piena delle loro sordide scritte… turbano la felicità del mio regno democratico…). Una soluzione al problema la offre al sovrano il suo parente Zio Nista (che non a caso è sionista di nome, di fatto e di aspetto!), presentandogli il giudice Tom Burino, di chiara coscienza antifascista. La smaccata allusione è al magistrato Giovanni Tamburino, che nella prima metà degli anni Settanta, giovanissimo, fu chiamato a indagare a Padova sulla cosiddetta Rosa dei Venti, gruppo eversivo nero, e sul SID di Miceli. Fu uno dei fondatori della corrente Movimento per la Giustizia all'interno dell'ANM. Intervistato in Rete nel 2019, alla domanda su quali consigli darebbe ai giovani magistrati, Tamburino così rispose: Essere rigorosi, ma prudenti, seguire la coscienza, applicare le norme senza forzature, andare avanti nella ricerca della verità senza cedere a nessun timore né ad altro, dirsi ogni mattina: posso sbagliare e non devo sbagliare. In una parola: credere alla forza della verità della quale siamo semplice strumento.
In chiusura la fondamentale prima puntata delle avventure del Ratto Nero di Jack Marchal, “Sarà capitato anche a voi!”, che reca la dicitura “Made in Florence”, ovvero “fatta a Firenze”, la città dove veniva confezionata “La Voce della Fogna”. Un giovane diventa “fascista” (o quantomeno “di destra”) e suscita panico, sgomento e rammarico a casa e a scuola. I genitori, di fede democristiana fin dal '48, vorrebbero mandarlo in un collegio gesuita per rieducarlo; il preside lo caccia via perché sta provocando “la coscienza democratica e antifascista dell'istituto”.

Le prime due strisce della prima tavola della serie "Sarà capitato anche a voi!.." di Marchal: il ragazzo diventa "fascista" e dunque "topo nero di fogna".

Interessante vedere come Marchal usasse già nel 1975 tutte le potenzialità del fumetto come avrebbe fatto nel decennio successivo il già citato Art Spiegelman con il suo Maus. In quell'opera, ambientata fra gli anni '30 e '40, gli ebrei polacchi sono rappresentati come topi, i tedeschi come gatti, gli americani come cani, i francesi come rane e i polacchi non ebrei come maiali; in un importante passaggio vediamo che a Varsavia alcuni ebrei polacchi, per sfuggire ai rastrellamenti, fingono di essere polacchi non ebrei indossando maschere da maiali, maschere dotate persino di elastico per essere fissate dietro la testa; in realtà quegli ebrei non indossano niente, ma, fingendo di essere quello che non sono, si calano in un ruolo diverso, si comportano diversamente, facendo finta di essere di un'altra cultura (o etnia), si travestono da qualcun altro come farebbe un attore a teatro; Spiegelman, per farlo capire al lettore, usa il mirabolante artificio grafico-narrativo della maschera, raffigurata come reale, ma in realtà metaforica. Allo stesso modo il ragazzo del fumetto di Marchal non è diventato un ratto nero, è diventato “fascista”, e dunque si è idealmente trasformato in un “topo di fogna”, secondo l'iconografia cara agli esponenti della parte avversa; per comunicare graficamente ed efficacemente questo fatto ai suoi lettori Marchal “traveste” metaforicamente il giovane da ratto nero. Le comunanze fra Spiegelman e Marchal saranno ancora più evidenti nella quarta puntata della serie, di cui parleremo più avanti.


N.3 – Febbraio 1975 (“Obiettività dell'informazione”)

La copertina di Jack Marchal (a fumetti) è dedicata al programma della RAI “Stasera G7”: appare Paolo Frajese (1939 - 2000), volto fisso del settimanale d'informazione, ricattato dalle Brigate Rosse (la trasmissione, alla fine del 1974, si occupò di neofascismo, dipingendo tutto a tinte fosche, ed era già stata negativamente recensita sul n. 1 della rivista).

La copertina del n. 3, febbraio 1975. Disegno di Marchal


All'interno, nella rubrica “Quando sento parlare di kultura”, troviamo un'illustrazione e un trafiletto al vetriolo firmati entrambi da Marchal contro i Peanuts di Schulz, all'epoca ospitati dalla progressista “Linus” e in alcuni celeberrimi “Oscar” della Mondadori: Ne abbiamo le scatole piene di Lucy, di Schröder, di Charlie Brown, di Snoopy Nose! Sbarazzateci di questa sporca banda di stupidi mocciosi! Le strisce di Charles M. Schulz hanno costituito l'oggetto, da un quarto di secolo, di centinaia di tesi universitarie, e non soltanto negli USA. Reputati critici hanno urlato al genio di fronte a una simile mostra di cretinismo contagioso! I babbei! A nostra volta, e una buona volta per tutte, cimentiamoci nella nostra analisi strutturale del contenuto ideologico dei Penauts: apologia dello statu-quo sociale (marmocchi tipici dell'America-media, middle-class, Middle-West), familiare (Lucy il Terrore, incarnazione del matriarcato in una società stravaccata, svirilizzata, simbolizzata da complessato Charlie Brown), morale (Snoopy Nose, questo orrore di bòtolo, l'anti-eroe esemplare – cacasotto, pigro, stupido, mitomane) ed infine statu-quo ideologico (i Peanuts sono il microcosmo democratico al di fuori di ogni tradizione, di ogni ordine superiore, di ogni disciplina. Di genitori non si trova mai traccia!). Chi rifilerà dunque una buone dose di sculaccioni a questi squallidi ragazzini, perché la facciano finita, una buona volta per tutte, colle loro cavolate?

Marchal all'attacco dei Penauts


Una divertente “n.d.r.” posta in calce all'infuocato intervento spiega: La redazione pubblica il nome dell'autore del pezzo per evitare di attirarci l'ira funesta dei “Linus-maniaci”, magari sotto forma di attentati o devastazioni! Rivolgersi a Parigi, prego! Difficile, del resto, scordare la “crocefissione” e la conseguente espulsione di Jacovitti da “Linus”, matita “stonata” del periodico negli anni 1973/74, come abbiamo raccontato nei volumi Maledetti quegli anni (Tarab, 1999) e Fumetto a ferro e fuoco (Amazon Publishing, 2020)
A pag. 3 la consueta colonnina degli “Agenti” di Tomaselli fa riferimento alle cosiddette S.A.M., Squadre d'Azione Mussolini, alle quali furono attribuiti numerosi attentati tra la fine degli anni Sessanta e il 1974. Chi metteva le bombe? Tomaselli non ha dubbi: lo Stato stesso!

Seconda puntata di "Re Pubica", con il giudice Tom Burino che vede solo le trame nere, indossando gli "occhiali Taviani".

Vanno avanti “Le eroiche imprese di Re Pubica” del Gamotta. Con la 2a puntata vediamo il giudice Burino seguire la pista nera – l'unica pista che poteva imboccare, visto che indossa gli “occhiali Taviani”, che ingrandiscono a destra e non fanno vedere a sinistra. Paolo Emilio Taviani (1912 - 2001), esponente della sinistra democristiana, fu Ministro dell'Interno nel 1973/74. Finalmente Re Pubica riesce a catturare un "neonazista" (un ragazzino che aveva scritto su un muro Né Lenin, né Coca Cola), grazie alle forze della M.E.R.D.A. (Milizia Extraparlamentare Repubblicana Difesa Antifascista) e allo Zio Nista; il giovincello sbaraglia tutti con la sua ascia bipenne e Re Pubica, terrorizzato dai “Fasci Hobbit di Lemuria”, si rifugia dietro il trono insieme ai suoi sgherri armati, che gridano: Voglio Don Mazzi! Il ben noto prete, classe 1929, in quel periodo si fece infatti notare per il suo impegno a favore dell'obiezione di coscienza al servizio militare.

Il "compagno" con la Rolls Royce nella serie del Ratto Nero di Marchal


Chiude la dimensione fumettistica del n. 3 la seconda parte della serie “Sarà capitato anche a voi!” di Marchal: l'autore ci avverte che stavolta la “paginata” è stata “fatta in Francia”, sua terra natale. Ancora protagonista il Ratto Nero, ovvero il liceale che è diventato topo, e dunque “fascista” o “di destra”. Con la sua nuova “maschera ideologica” da fuoriuscito dalle fogne viene respinto anche dalla fidanzata; la ragazza gli preferisce il progressista Riki, amante di Brecht e di Pasolini, che veste da hippy ma che gira in Rolls Royce con il “compagno autista”, uno che durante lo sciopero generale, visti arrivare da lontano i fascisti, aveva salvato la vita a molti compagni… scattando ad avvertire l'ospedale!


N.4 – Aprile 1975 (“Quest'anno, niente golpe”)

Consueta copertina di Jack Marchal, con i militari che ridono per il pesce d'aprile golpistico che hanno fatto all'Italia.

Copertina del n. 4, aprile 1975. Disegno di Marchal


A pag. 2, nello spazio delle recensioni, si parla di un fondamentale volume, ancora oggi riferimento letterario e culturale per l'area "di destra": Gratta la grana a papà, rivendi ai robivecchi l'edizione rilegata del “Capitale” del ragazzo di tua sorella, vendi un servizio-bomba sulle trame nere a “Panorama” (senza però incartare i candelotti con “La Voce della Fogna”!), ma trova comunque il modo di procurati il superbo Tolkien. E poi sotto: succhia, divora, buttati. Scoprirai che Gandalf NON ha fatto la resistenza, e chi diavolo sono quegli Hobbit di cui parla il Gamotta. Ma non è tutto qui. Dietro Frodo e Sam, Aragorn e Legolas, ti incontrerai sicuro e silenzioso, sbalordito e vivente in un mondo di sogno, dove la falsità è utopia e il Bene è la lotta, la fedeltà, l'orgoglio di un animo nobile. E se ti perderai nel Bosco Atro, coraggio! Mancini non c'è! (il riferimento è a Giacomo Mancini, socialista).
La striscia di Tomaselli ironizza stavolta sulle Brigate Rosse, quasi fossero un'attrazione turistica milanese: per pochi soldi ci si può fare una foto-ricordo mettendo la testa nel buco di un cartellone che rappresenta il tipico scatto per i giornali del tipico rapito dalle B.R.

Souvenir brigatista da Milano secondo Tomaselli


Le eroiche imprese di Re Pubica” presentano un nuovo personaggio, il SID Campeador, ircocervo orrendo posto a cavallo tra il S.I.D. (il Servizio Informazioni Difesa, nato nel 1966 e sciolto nel 1977) e il Cid Campeador, storico condottiero ed eroe spagnolo, protagonista di poemi, ballate, romanzi e fumetti. Il losco figuro, che indossa un vaso da notte a mo' di elmetto, confeziona atti terroristici truccando carte e testimonianze in modo da far ricadere la colpa sui “fascisti”: Sire… bisogna scatenare una ondata popolare di spontaneo sdegno antifascista… Occorre isolare quei sorci dalle masse popolari… che l'odio di classe li travolga… potremmo organizzare un altro vile attentato fascista ad un treno! L'azione gli si ritorce contro e viene messo alla gogna perché aveva scritto i volantini fascisti su carta intesta della segreteria particolare di Re Pubica! Il sovrano non sa più che pesci prendere… Arriva così la brillante idea dello Zio Nista: Finalmente le sorti della lotta antifascista non sono più affidate ad un nugolo di inetti e di vili… L'assemblea rivoluzionaria permanente ed il partito hanno approntato un nuovo corpo di truppe scelte… il meglio delle energie del popolo lavoratore… Gli Sgherri Socialisti, ovvero: le $$!
Terza puntata del “Sarà capitato anche a voi!” di Marchal, con un vistoso “Made in Italy”. La ragazza del Ratto Nero, stancatasi del falso proletario e falso contestatore Riki, intellettualoide di sinistra che gira in Rolls con tanto di autista, si trasforma in un Ratto Biondo femmina; Riki all'inizio fugge dal pericolo ma poi, con il sogno di diventare “un eroe dell'antifascismo”, cerca di combattere la donna trasformata, ottenendo solo di finire defenestrato; frecciatina finale ai cosiddetti “nazi-maoisti” e a Lotta di Popolo, che si riuniscono nel locale “Da Adolf – specialità cinesi”.

Il Ratto Nero di Marchal incontra i ratti nazi-maoisti

La "lista nera" del Ratto Nero


Divertente la vignetta autoconclusiva sull'ultima pagina del fascicolo: il Ratto Nero di Marchal è davanti a un cartello, una specie di lista di personaggi ai quali lui augura la morte (o così pare); l'unico che viene cassato con la vernice nera è Chang Kai Schek (il capo della Cina nazionalista, filo-occidentale e anticomunista, fondatore di Taiwan, morto appunto nell'aprile 1975, prima dell'uscita del n. 4 del giornale); gli altri, all'epoca ancora viventi, sono Pietro Nenni (leader del PSI, morto nel 1980), Ferruccio Parri (primo presidente del consiglio della repubblica, morto nel 1981), Paolo VI (Papa Montini, morto nel 1978), Josip Broz Tito (il sanguinario maresciallo infoibatore e dittatore iugoslavo, schiattato nel 1980), Leonida Breznev (segretario del PCUS e capo dell'URSS dal 1964 al 1982, anno della sua morte) e Herbert Marcuse (filosofo, il guru ideale del '68, morto nel 1979).


N.5 – Maggio 1975 (“Le squadre speciali non esistono!”)

Per la prima volta una copertina non di Marchal, bensì di Crunch incentrata sugli infiltrati della polizia fra i dimostranti nelle manifestazioni di piazza. Crunch è un ottimo artista che nello stile e nel nome si rifà al mago del fumetto underground americano Robert Crumb: come ci ha rivelato lo stesso Tarchi si tratta di un disegnatore fiammingo che pubblicava i suoi fumetti su "Nouvel Europa Magazine", una rivista mensile che usciva in Belgio regolarmente negli anni '70, sotto la direzione di Emile Lecerf; la rivista di Lecerf che nel sottotitolo si autodefiniva "La voix de la majorité silencieuse", era una pubblicazione dell'estrema destra tradizionalista che si faceva portavoce anche del Front de la Jeunesse belga.

Copertina del n. 5, maggio 1975. Disegno di Crunch

All'interno consueta striscia (in colonna) di Tomaselli: si parla di un fantomatico attentato al giornale del PCI “L'Unità” fallito e in realtà orchestrato dai servizi segreti o comunque dalle forze dell'ordine; per rimediare il commissario chiede all'agente se ha portato la bomba! La battuta finale pronunciata dal contestatore di destra con il casco (“provaci ancora S.A.M.”) fa un chiaro riferimento al celebre film di Woody Allen Play it again, Sam (1972), che a sua volta rende omaggio al capolavoro Casablanca (Curtiz, 1942) nel quale, sul finale, Humphrey Bogart pronuncia la frase play it once, Sam riferendosi alla canzone As time goes by. Ma il Sam di Tomaselli è un acronimo, e rimanda alle già citate Squadre d'Azione Mussolini.

Il gioco di parole fra Sam e S.A.M. nella colonnina di Tomaselli


Nella quarta puntata delle “Eroiche imprese di Re Pubica” del Gamotta sta per scoppiare una guerra fra l'Italia con capitale Casinolercio e la Foresta Nera, dove Re Azione ha il suo trono a Borgosano. Alle armate di Re Pubica si uniscono i “volontari di C.L.”, una sigla che prende in giro Comunione e Liberazione (il movimento fondato da Don Giussani), ma che significa Castrazione e Libagione, il cui capo è una sorta di enorme eunuco ubriaco di vino. Una curiosità: l'armata di Re Pubica presta giuramento davanti al palco delle autorità, identico al Mausoleo di Lenin che sorge a Mosca sulla Piazza Rossa; però sulla versione del Gamotta c'è scritto ΛΕΗͶΗ PͶRΛA (“Lenin pirla”, in cirillico).

Castrazione e Libagione e il "mausoleo" di LENIN PIRLA nella quarta puntata di "Re Pubica"

Scene di caccia è una tavola autoconclusiva firmata Crunch, prima di una serie che tornerà sul n. 8: un terzetto di moderni cannibali subsahariani dà la caccia a scopo alimentare a due bianchi, vecchi e vestiti di stracci; sembrerebbe una sorta di futuro distopico nel quale il Continente Nero ha conquistato l'Europa (uno dei protagonisti dichiara infatti che nel passato il Vecchio Continente aveva avuto verso le pretese dell'Africa un atteggiamento un po' troppo liberale).
Segue un vignettone satirico firmato SBC, dove un'efficace caricatura del presidente USA Gerald Ford (1913 – 2006, il successore di Nixon) dona un'ultima caramella (sulla quale c'è scritto “Sud Vietnam”) a un vietcong. Nella pagina successiva ecco invece un ritratto irriverente del presidente cinese Mao Tse Tung (1893 – 1976) disegnato dal Gamotta con un sedere al posto della faccia e con lo slogan Viva la Grande Rivoluzione Culoturale.

Il distopico Scene di caccia di Crunch

Nella quarta parte della saga “Sarà capitato anche a voi!” di Jack Marchal, indicata come “Made in Italy”, vediamo che il Ratto Nero, nel tentativo di distinguere i veri camerati dal groviglio dei mitomani e dei provocatori, incontra certi finti ratti, scambiandoli per gente “di destra”. Queste persone della destra hanno infatti solo la facciata, indossando una maschera dalle fattezze di ratto (che nel fumetto di Marchal è quello “di destra”, il “fascista”, il "topo di fogna" dell'immaginario sinistrorso), legata dietro la testa; si tratta, come avevamo anticipato, dello stesso, preciso, identico meccanismo narrativo che sarebbe stato usato da Spiegelman in Maus a partire da una decina di anni più tardi, dal 1986 al 1991.


Il Rat Noir nella versione originale francese, mascotte del GUD: l'idea della maschera metaforica indossata dagli infiltrati


La metafora grafico-narrativa della maschera nel Ratto Nero Marchal negli anni '70...

...e la stessa identica metafora nel mirabile Maus di Spiegelman degli anni '80.


Loro si definiscono i veri anticomunisti. Il Ratto Nero chiede loro cosa abbiano fatto sinora contro il comunismo. E il loro capo risponde: Beh, vediamo… Per cominciare, la resistenza... la legge Scelba,… poi il centrosinistra e… le regioni, l'arco costituzionale… Il topo è perplesso: Mah, sarò un po' duro, ma l'efficacia di questi provvedimenti mi sfugge… E il capo dei falsi ratti replica: Vedi… per difenderci dal comunismo non c'è di meglio dell'ordine democratico… e chi sono i nemici della democrazia? Ma i fascisti, no?! ...e dunque, per salvarci dal comunismo, dobbiamo schiacciare il comunismo, capisci? Tale compito è affidato al C.P.D.D.R. (Comitato Permanente per la Difesa del Disordine Repubblicano). Questi loschi e viscidi personaggi sono in realtà emissari dei partiti politici governativi (D.C., P.S.I. e P.R.I.): mettono una bomba alla sede del quotidiano “L'Indietro” (ovvero “L'Avanti”, lo storico organo del Partito Socialista Italiano) facendo in modo che la colpa ricada sull'Ordine Nero. Nel frattempo, al Circolo del Golpe, un generale dell'esercito addestra il nipotino di Amintore Fanfani (ritratto da Marchal come Tintin, il celeberrimo eroe di Hergé, campione dei fumetti della Linea Chiara franco-belga) al colpo di stato facendogli sparare a casaccio con un AKMS, una versione del fucile automatico d'assalto Kalashnikov che aveva al posto del calcio in legno uno ripiegabile in metallo.

Francesco Manetti
(fine 1a parte)

mercoledì 8 aprile 2020

1988 - 2020: TRENTADUE ANNI PER IL FUMETTO (E NON SOLO) - PRIMA PARTE: GLI ANNI DI "COLLEZIONARE"

di Francesco Manetti

Trentadue anni fa, venti anni dopo il maggio del 1968, cominciai la mia lunga avventura nell'editoria del fumetto, amatoriale e professionale, un'avventura che, tra alti e (soprattutto!) bassi, non è mai finita... Qui vi racconto gli anni di "Collezionare", che alla fine della vita editoriale della rivista si erano incrociati con altre esperienze: ne parlerò nei prossimi post (magari fra qualche anno).


1) "Collezionare"

Sono nato nel 1965 a Firenze, e sono stato cultore e raccoglitore di "carte povere" fin dal 1971, ovvero dalla Prima Elementare! Ho ricordi netti delle mie prime collezioni: Topolino, Alan Ford, L'Uomo Ragno... In casa mia, dove tutti gli uomini erano sfegatati tifosi calcistici, si sono sempre chiesti come mai questo ragazzo un po' strano non si interessasse al pallone, ma a quei libriccini colorati. Però non si ricordavano che nella mia famiglia UN ALTRO UOMO se n'era sempre infischiato del calcio: mio nonno materno, quel Roberto Piccini di cui parlo in altri post qui su "Ultimo Istante". Lui è stato il mio principale maestro di vita, più del mio stesso babbo buonamina... Fin da quando andavo alle Medie ho provato a scrivere: poesie, racconti, robaccia immonda che non ho mai fatto leggere a nessuno. Ma questo viziaccio mi è rimasto dentro e mi si è risvegliato quando, negli anni '80 ho cominciato a seguire, pieno di positiva invidia, il mondo delle riviste d'autore - zeppe di articoli sul fumetto - e delle fanzine, tra cui "Funnies" della Glittering Images, quella che ho sempre ammirato di più. "Funnies" veniva redatta a Firenze, come "Exploit Comics", e lo staff delle due prestigiose riviste era in parte intercambiabile. Ammiravo quelle persone - persone che negli anni sarebbero diventate prima conoscenti e poi colleghi e amici carissimi. Cominciai a tempestare di lettere la Comic Art, la Bonelli, etc. E quasi sempre me le pubblicavano, dandomi soddisfazioni difficili oggi da spiegare. Ma per anni non mi riuscì, in gran parte per colpa della mia timidezza nel farmi avanti, di entrare "nel giro".

Io alla Città della Domenica, intorno al 1972

La svolta avvenne alla fine del 1987 quando mi accorsi (in ritardo, come al solito!) che una certa fanzine, dallo smilzo bollettino gratuito che era all'inizio, quando la signora Giuliana del Rifugio del Fumetto di Campi Bisenzio la infilava nel sacchetto degli albi acquistati, si stava trasformando in qualcos'altro... Attirò la mia attenzione soprattutto quello Speciale Alan Ford così ricco di informazioni e spunti, non solo collezionistici, su uno dei miei fumetti preferiti di sempre. Si capiva però che dietro quel volume non c'erano altezzosi professionisti, ma semplici ragazzi, appassionati come me. Vinsi dunque la vergogna, scrissi a mano una lunga lettera (non avendo all'epoca nemmeno una semplice macchina per scrivere), e la indirizzai al Club del Collezionista che editava... "Collezionare"! Facevo un lungo elenco delle mie collezioni, doverosamente commentate, e chiedevo se per caso "Collezionare" non cercasse collaboratori. Mi rispose uno dei maggiori responsabili, Alessandro Monti, e mi diede una risposta affermativa, anche perché il capo della banda, Moreno Burattini, in quel momento stava facendo il servizio militare nei Carabinieri e dunque non poteva per altri mesi occuparsi di tante cose estranee all'Arma.


Alessandro Monti (con due paia di occhiali!), il compianto Enrico Cecchi (scomparso negli anni '90) e (di spalle) Simone Biagiotti, nella prima sede del Club del Collezionista a Campi Bisenzio, 1986. Da notare lo stile e la scelta dell'arredo, che pareva voler ricalcare il Negozio di Fiori del Gruppo TNT! Parte di questo eterogeneo mobilio incredibilmente esiste ancora, nel retrobottega della fumetteria Mondi Paralleli fondata a Prato nel 1995 da Moreno Burattini, Saverio Ceri e Francesco Manetti e oggi gestita da Roberto Mannelli! 

Gli altri "maggiorenti" del gruppo erano tra la fine del 1987 e gli inizi del 1988 Enrico Cecchi e Simone Biagiotti. Il primo era all'epoca, insieme a Monti, il principale collaboratore di Burattini, e con il bravo Moreno aveva redatto lo Speciale Alan Ford, primo grande successo editoriale del Club; purtroppo una crudele malattia lo fece prima sparire per lungo tempo dalla circolazione e poi ce lo portò via, giovanissimo, alla metà degli anni '90. Nulla mi toglierà mai dalla mente che una fatale piena del Bisenzio, la quale allagò molti scantinati e piani interrati campigiani, tra i quali quello dove il povero Cecchi conservava la sua collezione di fumetti in uno stato perfetto, abbia accelerato la sua partenza per le Praterie Celesti... Biagiotti ha sempre scritto poco di fumetto (si occupava soprattutto di francobolli), ma siamo sempre rimasti in contatto, anche quando, negli anni '90, con l'avvento di "Dime Press", il Club cambiò sede e ci fu da aprire i portafogli per pagare un affitto. C'era poi il Biagioli, un po' l'anima critica della ghenga, che si attivava soprattutto durante le mostre del fumetto. E poi ancora Leonardo Borgioli, grandissimo esperto Marvel, che scrisse tutto da solo (e ne disegnò perfino la copertina!) lo Speciale Iron Man. Agli inizi defilato, c'era poi Saverio Ceri, che avrebbe moltiplicato a livello esponenziale - come il sottoscritto - il suo impegno redazionale e giornalistico, fino a diventare uno dei Quattro dell'Ave Maria a Fumetti, quelli che per tutti gli anni Novanta avrebbero messo le mani dappertutto, fondando (e affondando) riviste, aprendo (e chiudendo) negozi, scrivendo migliaia di pagine di critica e di sceneggiatura, dannandosi l'anima per sempre.

Qui apparve il mio primo articolo in assoluto: era il maggio del 1988


I miei primi "pezzi" apparvero dunque su "Collezionare", e precisamente sul n. 12 del maggio 1988; la copertina era un inedito di Luca Boschi, uno degli amici di sempre del Club. Conservo ancora l'originale di questa cover, frutto della spartizione che venne messa in atto sui "tesori" del Club del Collezionista al momento dello scioglimento fra i membri superstiti - intorno al 1995. Su quel n. 12 apparve una mia intervista a Gallieno Ferri (realizzata quello stesso anno alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna) e un mio articolo su "Diva", la rivista erotica della Glittering Images di Firenze: mi recai in redazione e ottenni da Stefano Piselli la fotocopia di un inedito di Saudelli, che pubblicammo in anteprima.
Ma andiamo con ordine.


1.1) Il Club del Collezionista

Tanto tempo fa, in quella che oggi ci sembra quasi una galassia lontana, lontana... prima del boom dei personal computer, prima dei DVD, prima dei CD-ROM, prima dell chiavette, prima dei cellulari, prima degli smartphone, prima di Internet, prima dei social, prima della caduta del Muro, prima dell'Undici Settembre, prima dell'Euro, prima del COVID-19... nell'estate del 1984, in un paese della provincia di Firenze, un gruppetto di ragazzini capitanati da Monti e Biagiotti, raccoglitori di “carte povere”, appassionati di fumetti, di libri, di francobolli, di conchiglie, di figurine, di adesivi et similia, fondò con Burattini il Club del Collezionista, sulle ceneri dell'effimero Club del Francobollo, varato nel giugno del 1983, sempre da Monti e Biagiotti. Come ogni rispettabile “circolo culturale”, anche quel nuovo Club era destinato a pubblicare il suo bravo bollettino. E infatti "Collezionare" apparve nel marzo del 1985, ciclostilato in 80 copie; a sua volta era nato dall'esile pubblicazione del Club del Francobollo, "Il giornale del filatelista" (che pare abbia avuto anche un supplemento, "Il magazzino filatelico"). Distribuito fra i non numerosi soci del Club, alle mostre (il Club ha sempre avuto – anche dopo morto! - un suo banco alle più importanti convention fumettistiche toscane) e in alcuni negozi di fumetti, "Collezionare" veniva stampato nei locali liberi della Parrocchia di San Martino in Campi Bisenzio: quella che poi diventerà una delle più note fanzine italiane nasce dunque all'ombra della croce, in un tessuto sociale che ricordava molto quello degli oratori degli anni '50.


Alle radici del Club del Collezionista, nella Club Story narrata da Alessandro Monti su "Collezionare" n. 8 (gennaio 1987) 



1.2) Primi passi

Le firme che appaiono sul n.1 di "Collezionare" sono soltanto due: Moreno Burattini e Simone Biagiotti. Il primo, che era il più “anziano” della banda, da sempre animato da una ferrea volontà del fare e dell'inventare, divenne da subito il punto di riferimento della pittoresca congrega: fu scelto proprio per questo dai giovani ex-filatelisti! E Burattini prese così tanto sul serio il lavoro nel mondo dei comic che non si allontanò più dall'editoria fumettistica: da quella piccola partenza è arrivato all'importante nomina di curatore della serie "Zagor" per la Sergio Bonelli Editore e fra i maggiori e più prolifici sceneggiatori di Via Buonarroti. Biagiotti, personaggio simpatico e socio volenteroso, era e rimane collezionista e lettore sfegatato di fumetti - oltre che valente artigiano (ambito parquet) e istruttore di numerosi sport (arti marziali).

La copertina "patchwork" di "Collezionare" n. 1, con i balloon di Burattini, 1985 


Due fogli ripiegati, otto smilze paginette: ecco il n. 1, con Mafalda e Garfield in copertina e balloon aggiunti a pennarello dal Burattini in persona. All'interno un redazionale sulla nascita del Club, un articolo sul collezionismo di fumetti e un pezzo dedicato alla filatelia.
Con il n. 2 dell'aprile 1985 le pagine passano a 12 e si comincia a mettere a fuoco l'obiettivo principale della rivista: il fumetto. Prove ne siano due brevi avventure di Battista il Collezionista, scritte e disegnate da Burattini (con lo pseudonimo di Buracchio), e un articolo su Martin Mystère. Alessandro Monti, che per anni è stato una firma onnipresente del fandom italiano e che oggi scrive trattati di storia e insegna nei licei da professore, entra in scena con il n. 3 del maggio/giugno 1985, allorquando la fanzine aumenta notevolmente la foliazione (28 pagine): ed è la prima volta che appare qualcosa di inedito, una caricatura del Monti eseguita da Francesco Bastianoni, autore che ritroveremo nel decennio successivo nello staff di "Nathan Never". I numeri si succedono rapidi (un bel saggio sul Piccolo Ranger con il n. 4 del settembre 1985; un ritratto di Guido Nolitta sul n. 5 dell'ottobre/novembre 1985; la storia dell'Essegesse sul n. 6, datato dicembre 1985) e poi, dopo una pausa di tre mesi, ecco il n. 7 (marzo 1986: piatto forte Gesebel di Magnus & Bunker), dove debutta Enrico Cecchi, il quarto dei soci fondatori... e, come abbiamo detto, il primo anche ad andarsene...


1.3) Morte e rinascita

Il Club del Collezionista e il suo organo di stampa sembrano defunti. Ma il n. 8 (con un approfondito servizio sulla Marvel in Italia) esce, seppur otto mesi dopo il n. 7, nel gennaio del 1987, con molte più pagine e con una veste grafica rinnovata. È in questo periodo che le riviste specializzate (come Fumo di China) cominciano a recensire – con commenti positivi – il lavoro dei ragazzi di "Collezionare" e Sergio Bonelli inizia a scrivere lettere lusinghiere. La consapevolezza di essere, se non al centro, almeno al confine dell'attenzione – insaporita con un pizzico di narcisismo – porta i redattori a stilare la prima Club Story (ne appariranno altre, in futuro, su "Dime Press", per esempio, e sul web, in particolar modo sul blog di Burattini, e infine qui). Il discorso sulla Marvel continua sul n. 9 del maggio 1987, con un occhio di riguardo al collezionismo.


Ai tempi dei primi successi di "Collezionare", 1986 o 1987, prima che il sottoscritto entrasse nel gruppo. In senso orario, a tavola: Francesco Bastianoni, il Biagioli, Simone Biagiotti, Dante Bastianoni, il compianto Enrico Cecchi (che prestò il volto a Battista il Collezionista) e Alessandro Monti. Foto di Moreno Burattini 


1.4) Anni speciali

Il n. 10 di "Collezionare" (settembre 1987) inaugura il nuovo corso della rivista con un logo di testata tutto nuovo realizzato graficamente da Dante Bastianoni (che già stava lavorando per "Martin Mystère") e con la prima delle copertine inedite (firmata da Cavezzali); all'interno un poderoso saggio su Magnus, che ancora oggi viene citato nelle bibliografie “raviolane”. Battista il Collezionista, il personaggio umoristico creato da Moreno Burattini, viene adesso disegnato professionalmente da Francesco Bastianoni. E inoltre, ecco Asimov, uno dei beniamini del gruppo (sul versante letteratura), in un servizio di Monti.
Il n. 10, settembre 1987: copertina inedita di Massimo Cavezzali


Alla fine del 1987 esce il primo speciale di Collezionare, un volume spillato di 100 pagine dedicato ad Alan Ford. Il successo è nazionale. Le richieste arrivano da tutta Italia e la redazione deve ristampare senza sosta. È il primo di una lunga serie di lavori monografici dedicati in Italia al Gruppo TNT: da qui in avanti chiunque voglia cimentarsi con quei personaggi di Max Bunker, deve fare i conti con il numero fuori serie scritto da Burattini, Cecchi e Monti. E la collaborazione fra gli amici del Club e la MBP sarebbe continuata per decenni, con libri, mostre e incontri, fino ai redazionali di Alan Ford Story della Mondadori, curati da Burattini (dal n. 1 al n. 100) e dal sottoscritto (dal n. 101 al n. 150) fra il 2009 e il 2012; inoltre, in ambito mondadorian-bunkeriano, non potrò mai scordare le altre collane a me affidate per i redazionali - Alan Ford TNT Edition (1a e 2a serie), Kriminal Omnibus e Satanik Omnibus, con un lavoro che andò avanti fino al 2016.


Il primo speciale di "Collezionare", dedicato ad Alan Ford (1987). Copertina inedita di Francesco Bastianoni

Con l'arrivo della copertina rigida (n. 11 – gennaio 1988) "Collezionare" migliora nuovamente la sua veste grafica: disegno inedito di Dante Bastianoni con intervista all'autore, articolo su Isaac Asimov e consigli sulla conservazione dei fumetti.

Una delle iniziative collaterali di "Collezionare". Il Catalogo Uno, settembre 1988, supplemento al n. 13 della fanzine. Venivano presentate tutte le uscite della rivista fino a quel momento, con anticipazioni sullo Speciale Carl Barks e addirittura sullo Speciale Zagor, inizialmente previsto per il marzo 1989 e poi slittato di quasi un anno per la vastità del lavoro. C'erano anche le recensioni che "Fumo di China" e "Comic Art" avevano fatto della fanzine. 

Volantino "pubblicitario" del Club del Collezionista e di "Collezionare". Grafica e testi nei balloon di Moreno Burattini. L'indirizzo del Club che vi appare è il primo, operativo dai primi anni '80 fino al trasferimento della sede a Prato, intorno al 1991. Il nuovo locale servì da prima redazione di "Dime Press". Il Club chiuse nel 1995, in concomitanza con l'apertura della fumetteria Mondi Paralleli, tuttora esistente. 

Grandi novità con il n. 12: la fanzine cessa di occuparsi di collezionismo in generale e si concentra esclusivamente sui fumetti e sulla letteratura di genere (fantascienza e horror, soprattutto). E, grazie a incursioni frequenti alle mostre di tutta Italia, cominciano ad arrivare le interviste agli autori: Gallieno Ferri, Luigi Bernardi, Luca Raffaelli, Luca Boschi, Paolo Ferriani...
Se lo Speciale Alan Ford fu il primo, grande successo editoriale del Club del Collezionista, il n. 13 fu il primo, grande successo delle serie regolare di Collezionare. Uscito nel dicembre 1988 con una splendida cover di Fusco, fu fin da subito considerato dai lettori un “minispecial” su Tex, celebrativo dei primi 40 anni del Ranger. E con un servizio di Burattini su Stephen King, un altro vate si aggiunge al pantheon letterario.


La copertina di "Collezionare" n. 13, con un inedito di Fusco, 1988. Il numero è da sempre stato considerato una sorta di "minispecial" su Tex. 

Con l'entusiasmo ancora fresco della monografia alanfordiana, i ragazzi di Campi pensarono ad altri due speciali.



La copertina di Collezionare Speciale Carl Barks, con un inedito di Luca Boschi, ispirato a una classica foto dell'Uomo dei Paperi scattata nel 1974. Club del Collezionista, 1988 (con una seconda tiratura dalla copertina rosa nei primi mesi del 1989). 

Quello su Carl Barks, fu da me scritto (battendolo interamente con la macchina per scrivere) nell'estate del 1988, e impaginato da Burattini e Monti. Non scherzo dicendo che fu un'impresa titanica per le forze organizzative (e per i portafogli: tutto veniva stampato grazie all'autotassazione!) di quel gruppo di baldi giovani. Ne uscì un volume in brossura di oltre 200 pagine, riccamente illustrato, pieno zeppo di curiosità sull'Uomo dei Paperi, con le più belle storie commentate e sviscerate, e con una cronologia completa di corredo, stilata basandosi su quella redatta per l'enciclopedia The Complete Carl Barks. La copertina inedita di Luca Boschi (grande fumettista e studioso del fumetto disneyano), che ancora oggi conservo appesa nel mio studio, contribuì a fare dello Speciale Barks un successo nazionale e internazionale (lo troviamo citato anche nelle bibliografie straniere). Lo Speciale uscì alla fine del 1988 e pochi mesi dopo - agli inizi del 1989 - fu necessaria una seconda tiratura (con copertina rosa) per accontentare le richieste dei soci del Club e degli abbonati a Collezionare. "Dime Web", pubblicando la Cronologia ragionata del fumetto di Barks, cercherà di colmare le lacune di quell'antico saggio, anche se ci vorranno secoli!

La copertina di Collezionare & Marvel Story Speciale X-Men, 1989 


L'altro speciale, del marzo 1989, dedicato agli X-Men, fu una coproduzione "Collezionare" (con le firme di Monti e Borgioli) e "Marvel Story", la fanzine supereroistica del gruppo che faceva capo a Lorenzo Altariva (oggi, e non da oggi, guru della saggistica su Diabolik).


Collezionare Presenta: Trading Post n. 1, ottobre 1989. Si trattava di un bollettino con annunci di compravendita e scambio di fumetti, riservato ai soci del Club del Collezionista. Nei numeri successivi fu curato dal collezionista e commerciante Francesco Cappelletti, oggi scrittore, giornalista e saggista. 



1.5) Quattro amici nel futuro

Il n. 14 della fanzine, uscito nel maggio del 1989, segna il passaggio dalla composizione a mano della pagina (ottenuta ritagliando i testi dattiloscritti, i titoli con i trasferelli e le immagini, incollando poi il tutto su una “matrice” cartacea) e dalla stampa artigianale (fotocopia e ciclostile), alla composizione elettronica (su un Mac con un programma Aldus Pagemaker di prima generazione) e alla stampa tipografica.



Lastra a Signa, 1989. Nella cara mia vecchia casa, dove vissi per quasi venti anni dalla metà dei Settanta al 1993. Un bel gruppo insieme al sottoscritto: Francesco Cappelletti, Dante Bastianoni, Andrea Monti, Massimo Gamberi, Moreno Burattini e Saverio Ceri

Col n. 15 dell'ottobre 1989 Collezionare cura maggiormente l'aspetto grafico e accoglie nella redazione Saverio Ceri, fino a quel momento semplice frequentatore del Club. Debutta una nuova rubrica, "La Biblioteca di Trantor", con le recensioni librarie del fantastico. La letteratura "di genere" era un altro dei pallini dei redattori di "Collezionare"; uno dei punti d'incontro fra il sottoscritto e Moreno era l'interesse per due grandi autori, Isaac Asimov e Stephen King. Sul n. 15 appaiono le prime "firme celebri": Marcello Toninelli e Mauro Boselli. Nello stesso mese esce una nuova iniziativa collaterale, "Trading Post", sorta di mercatino delle pulci del fumetto.


Milano, 1989. Visita alla redazione di "Alan Ford". Eccomi con Max Bunker, Moreno Burattini, Alessandro Monti e Andrea Monti


Anni ruggenti! Un vecchio e grassoccio me regala a Giorgio Cavazzano una copia di "Collezionare" n. 14, il primo con montaggio eseguito al computer. Reggio Emilia, 1989. Foto di Moreno Burattini.



Nel febbraio 1990 un'altra accoppiata di speciali: Zagor e Iron Man. Il primo, realizzato da me con Burattini e Monti, richiese due anni di ricerche e documentazione e, come nel caso delle altre monografie, si pose allora come primo e unico lavoro critico sullo Spirito con la Scure a meritare la patente di completezza. Fu presentato in un'affollata sala conferenze di Prato in occasione del XIII Convegno Internazionale del Fumetto e del Fantastico, storica mostra rinata nel 2012, dopo anni di assenza, nella ex città tessile, sempre con lo zampino di Stefano Bartolomei. Pratilia, il brutto shopping center marrone dove si tenevano le mostre-mercato pratesi fino agli anni '90, fatiscente da decenni, è stato abbattuto nello stesso 2012, per far posto a un centro commerciale dell'Esselunga... Quello stesso anno "Dime Press" rinasceva spiritualmente in "Dime Web".

La copertina di Collezionare Speciale Zagor, 1990. Copia firmata da Ferri. 


La versione Glamour (rivista, corretta, ampliata e con allegato) dello Speciale Collezionare Zagor uscì nel 1992. Il libro è presente nel catalogo della Biblioteca del Congresso a Washington, la più grande del mondo. 


Anche lo Speciale Iron Man, frutto della fatica di Leonardo Borgioli, che lo realizzò in solitario, ha avuto il meritato successo di critica e di pubblico. Questi due numeri fuori serie vennero stampati con copertina a due colori.


La copertina di Collezionare Speciale Iron Man disegnata dall'autore Leonardo Borgioli, 1990 

Il "logo" di testata cambia ancora - per l'ultima volta - con il sedicesimo albo della collana (maggio 1990) che ospita un fumetto inedito di autori già affermati, "Alex il Britanno" di Barison e Toffanetti: per i contenuti e per la confezione, "Collezionare" n. 16 è sicuramente il migliore della serie regolare. La seconda raccolta delle Avventure di Battista esce nell'ottobre 1990, dopo il sodalizio fra "Collezionare" ed "Exploit Comics", avvenuto qualche mese prima. Prova ne sia l'interessante introduzione di Leonardo Gori, esperto del fumetto fin dagli anni '70 e oggi noto giallista.


La copertina di Collezionare n. 16, con un inedito di Barison & Toffanetti, 1990 



Autografo con dedica di Giancarlo Berardi rilasciato a Lucca nel 1990 (oggi parte della mia collezione). "A Collezionare: che duri almeno quanto KEN PARKER!" In realtà durò meno...
Gli anni di "Collezionare": io e Moreno Burattini con Clod, nel 1989 al self service della mostra di Reggio Emilia (anche se sembra la mensa di San Vittore!).
Il quartetto di "Collezionare" a Bologna da Alessandro Pastore (negoziante ed editore), primi anni '90.


L'ultimo numero "normale" della fanzine, il diciottesimo, esce in occasione del primo (e unico) appuntamento autunnale della mostra di Pratilia nel settembre 1991, a quasi un anno di distanza dal fascicolo precedente (da notare, per quanto riguarda il n. 17, il referendum e il nome del nuovo direttore responsabile, Luca Boschi, uno dei più vecchi amici di Collezionare): la redazione comincia a dare segni di stanchezza a causa dei numerosi impegni professionali, di studio e di lavoro.


La copertina di "Collezionare" n. 19/20 ovvero il Tex Index 1-100, con un inedito di Muzzi, 1991

A distanza di due mesi, nel novembre 1991, esce un numero doppio (19/20), il Tex Index 1-100 scritto da Gianluigi Angeletti (che scrisse il seguito per "Il fumetto" dell'ANAF) e curato da Alessandro Monti, l'ultimo successo (ancor oggi richiestissimo, per esempio su eBay, seppur quasi introvabile) di quello smilzo bollettino nato sei anni e mezzo prima fra Prato e Firenze.



Alla fine dell'esperienza di "Collezionare". Impruneta, 1991. Con Saverio Ceri, Marco M. Lupoi e Mauro Bruni. Foto di Moreno Burattini.



Primi anni Novanta: il Club del Collezionista (io impegnato in un beffardo saluto, Monti e, in capo tavola, Marco Baggiossi, mio amico del Liceo, che collaborò al n. 14) a pranzo con Alfredo Castelli. Si nota anche Mauro Bruni di "Exploit Comics", e la sua compagna Enrica. Foto di Moreno Burattini. 


Nel periodo di transizione verso "Dime Press", quando lo staff di "Collezionare", nel consiglio direttivo del GAF, si occupava anche di "Exploit Comics" e di "Fumo di China". Da sinistra: Moreno Burattini, Saverio Ceri, Marcello Toninelli, Paolo Di Pietrantonio e Alessandro Monti. Casa di Toninelli a Livorno, primi anni '90 (foto di Francesco Manetti). 
Fra "Collezionare" e "Dime Press". Io e Moreno Burattini in Versilia, primi anni '90, con il telo-mare di Tex! Le rispettive compagne sono fuori campo... 


Per "Collezionare" sembra giunta la fine della storia, dopo aver licenziato oltre 30 pubblicazioni - speciali e supplementi compresi. Il suo spirito però, affermò uno della vecchia redazione, non è morto: chi vivrà vedrà. E difatti, nel 1992, lo staff redazionale di "Collezionare" varava "Dime Press", la rivista di critica bonelliana edita dalla Glamour di Antonio Vianovi.


La copertina, con un inedito di Pazienza, di Collezionare Presenta: Tratto d'Autore, realizzata nel 2000 senza fini di lucro come giveaway per i clienti di Mondi Paralleli nel quinto anniversario dell'apertura della libreria. Fu curato interamente dal sottoscritto con l'aiuto di Saverio Ceri 


Molti anni dopo ci fu però un curioso epilogo per la fanzine toscana. Nel 2000, in occasione del quinto anniversario della fumetteria Mondi Paralleli di Prato - aperta da Burattini e Ceri con il sottoscritto - venne pubblicato uno speciale Collezionare Presenta: Tratto d'Autore - Disegni Inediti - Mondi Paralleli 1995 - 2000. Si trattava di un'edizione fuori commercio, a tiratura limitatissima, che veniva regalata ai clienti più fedeli del negozio. Tratto d'autore era stato anche il titolo di una mostra di originali curata da me e Burattini per il Comune di Empoli. Il libretto giallo, in formato "Diabolik" e spillato, era una raccolta di ben 72 sketch e disegni inediti di grandi autori scelti nelle collezioni di Ceri, Burattini, Manetti e Mannelli (all'epoca quarto socio del negozio). Fra questi: Baldazzini, Battaglia, Bolton, Breccia, Carpi, Caza, Don Rosa, Eisner, Frezzato, Jacovitti, Jordan, Magnus, Mignola, Moebius, Palumbo, Pratt, Quino, Rambaldi, Scarpa, Scòzzari, Sienkiewicz, Terenghi, Toth e Walker. Oltre, ovviamente a decine di autori bonelliani!


1.6) Conclusioni

"Collezionare" rimarrà sempre nel mio cuore. Non solo perché è stata la prima rivista a ospitare i miei scritti, ma soprattutto perché in quella redazione, fra le mura scalcinate del Club del Collezionista, si respirava un'aria di cameratismo, di comune sentire, che andava oltre la semplice amicizia. I ragazzi di quel periodo - oggi tutti padri di famiglia - avevano messo in piedi non solo una fanzine e una struttura associativa, ma un centro nevralgico di passione. La passione per il fumetto e per le buone letture che dovrebbe coinvolgere tutti, in tutte le epoche. Fra i migliori ricordi della mia vita, fuori dall'ambito famigliare e dagli affetti amorosi, non ci sono i ricordi scolastici, i ricordi lavorativi o altro. Ci sono i ricordi degli splendidi anni di "Collezionare".


Francesco Manetti

(fine 1a parte)

sabato 30 novembre 2019

2014 - 2019: TUTTI I MIEI ERETICAMENTE!

Francesco Manetti

Mi faccio risentire dopo oltre un anno dall'ultimo post, perché è tornato il momento di fare il punto sui miei articoli pubblicati non qui su "Ultimo Istante" e nemmeno su "Dime Web", i "Quaderni bonelliani" da me creati e gestiti con Saverio Ceri dal settembre 2012.

Il 5 maggio 2014 iniziai infatti a collaborare con "EreticaMente", prestigiosa rivista online che potremmo definire "tradizionalista", dedita alla letteratura, alla cultura in genere, all'arte, all'indagine storica e antropologica, alla discussione socio-politica e quant'altro. Nei miei articoli mi sono spesso occupato del fumetto italiano durante l'Era Fascista, e non solo.

Ecco qua una breve cronologia delle mie pubblicazioni "eretiche":




1) Léon Degrelle ultimo atto (5 maggio 2014): recensione e analisi dell'ultimo libro scritto da Degrelle, il fondatore del Rexismo belga, un libro di memorie dedicato a Hergé.

2) Hergé, Tintin, gli USA e l'URSS (27 maggio 2014): come il grande fumettista belga vedeva attraverso gli occhi di Tintin i miti americano e sovietico.

3) Jacovitti, gli USA e l'URSS (26 giugno 2014): come il grande artista italiano vide attraverso i suoi fumetti i miti americano e sovietico.

4) La Tradotta 1-10 (26 luglio 2014): analisi ragionata e storica dei primi 10 numeri del giornale di trincea della III Armata.

5) La Tradotta 11-25 (17 agosto 2014): analisi ragionata e storica degli ultimi 15 numeri del giornale di trincea della III Armata.

6) L'idea "fumetto" nella storia (1° ottobre 2014): si spiega come il linguaggio fumettistico (narrazione per immagini in sequenza) non sia un'invenzione moderna.



7) Mussolini & Disney (16 novembre 2014): i rapporti (veri o presunti) fra il Duce e il creatore di Michey Mouse (si tratta del mio articolo di "EreticaMente" di maggior successo, citatissimo in Rete, pubblicato anche su carta e in richiesto da altri siti).

8) Il 300 di Miller (24 dicembre 2014): un'analisi in chiave tradizionalista di uno dei capolavori a fumetti del grande maestro americano.

9) Houellebecq e il fantastico (28 gennaio 2015): un'analisi del fantastico nell'opera letteraria del grande scrittore (e polemista) francese; si tratta del mio primo articolo non fumettistico.

10) Demogorgone e il fantastico (7 marzo 2015): recensione particolare del saggio di Barsacchi su Demogorgone.

11) Fascismo e fumetto avventuroso (29 marzo 2015): come le restrizioni del Fascismo nei confronti del fumetto straniero contribuirono alla nascita del fumetto avventuroso italiano

12) Il patrimonio artistico italiano durante la RSI (25 aprile 2015): recensione del primo libro di Andrea Carlesi; si tratta del mio primo articolo non fumettistico dedicato al Fascismo.

13) Ulceda (21 giugno 2015): analisi del capolavoro di Moroni Celsi, primo fumetto western italiano.

14) S. K. 1 (3 settembre 2015): analisi di un altro capolavoro di Moroni Celsi, primo fumetto fantascientifico italiano.



15) Saturno contro la Terra - prima parte (24 febbraio 2016): inizia l'analisi del capolavoro di Pedrocchi.

16) Saturno contro la Terra - seconda parte (16 maggio 2016): continua l'analisi del capolavoro di Pedrocchi.

17) Saturno contro la Terra - terza parte (28 maggio 2016): continua l'analisi del capolavoro di Pedrocchi.

18) Saturno contro la Terra - quarta parte (14 settembre 2016): continua l'analisi del capolavoro di Pedrocchi.

19) Saturno contro la Terra - quinta parte (14 gennaio 2017): termina l'analisi del capolavoro di Pedrocchi.

20) Pistoia durante la RSI (27 marzo 1917): recensione del secondo libro di Andrea Carlesi.




21) Le avventure di Romano - prima parte (7 luglio 2017): inizia l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

22) Ali sul Golfo (22 ottobre 2017): intervista a Paolo Camaiora, esperto di architettura e materiali lapidei dell'Era Fascista.

23) Le avventure di Romano - seconda parte (11 febbraio 2018): continua l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

24) Le avventure di Romano - terza parte (8 luglio 2018): continua l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

25) Le avventure di Romano - quarta parte (25 settembre 2018): continua l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

26) Le avventure di Romano - quinta parte (5 aprile 2019): continua l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

27) Le avventure di Romano - sesta parte (17 novembre 2019): continua l'analisi del capolavoro di Kurt Caesar.

28) Epurazione (24 novembre 2019): racconto di un procedimento di epurazione antifascista contro un maestro elementare del senese.



Nel 2020 terminerò l'analisi delle "Avventure di Romano", e poi mi dedicherò ad altri capolavori del fumetto durante il Fascismo.


Francesco Manetti

giovedì 9 agosto 2018

22 GENNAIO 1944

di Francesco Manetti

Fra le carte di mio nonno Emilio "Roberto" Piccini che sono in mio possesso ho ritrovato questa disposizione del 201° Comando Regionale Militare datata 22 gennaio 1944 - XXII. Mio nonno veniva mandato al Magazzino Centrale Militare di Firenze per a prestare servizio come interprete fra italiani e alleati germanici, visto che, essendo nato in Svizzera nel 1909 da genitori signesi, era di madrelingua tedesca come italiana.
In calce il nome del Colonnello Comandante Mario Mazzari del 7° Reggimento Autieri Firenze, nel quale era inquadrato mio nonno come tenente. La caserma degli autieri, Mazzari e suo figlio, furono protagonisti il 22 marzo 1944 di un episodio legato alla resistenza.

Il 22 gennaio 1944 è la data dello sbarco ad Anzio.